E’ durato poco più di due ore l’interrogatorio dell’assessore regionale al Turismo, Elvira Amata, indagata dai pm di Palermo per corruzione in concorso. Amata ha risposto alle domande dei magistrati Fusco e De Benedittis. L’indagine, in cui è coinvolta anche Marcella Cannariato, moglie del patron di Sicily By Car Tommaso Dragotto, è un filone della maxi inchiesta sui contributi regionali che ha come protagonista più noto il presidente dell’Ars di Fratelli d’Italia Gaetano Galvagno, anche lui accusato di corruzione. Tra gli episodi contestati alla Amata l’assegnazione di finanziamenti a una fondazione riconducibile alla Cannariato che, in cambio, avrebbe assunto il nipote dell’assessora nella società che dirige, la A&C broker.
Secondo quanto ricostruito da Riccardo Lo Verso su Live Sicilia, l’assessora ha respinto ogni accusa di corruzione. Avrebbe dato per scontato che il nipote pagasse da sé l’alloggio a Palermo, mentre in realtà i costi erano a carico della Cannariato, che lo aveva anche assunto per sei mesi in un’agenzia assicurativa. Queste le due utilità contestate nell’inchiesta, in cambio del finanziamento regionale di 30 mila euro a un evento della Fondazione Marisa Bellisario.
Amata ha spiegato che chiese a Cannariato l’assunzione del nipote solo per aiutarlo dopo un grave lutto, e che inizialmente pensò a un impiego in una sede della Sicily by Car a Firenze. Ha poi chiarito di aver abitato in una casa della stessa imprenditrice con contratto di affitto regolare, pur con alcune mensilità saldate in ritardo e in contanti, “per una questione di tempi” e non come contropartita. Infine, l’assessora ha sostenuto che il finanziamento all’evento della Fondazione Bellisario fu deliberato per la qualità e l’autorevolezza dell’iniziativa, senza alcun legame con presunte utilità personali.