Quaranta milioni per gli artigiani, cinque per i fiorai. Non sono ristori dell’ultimo minuto, bensì fondi appena riprogrammati dalla giunta ma risalenti al 14 maggio 2020, giorno della pubblicazione in Gazzetta ufficiale della Finanziaria di guerra. Queste categorie, a un anno dall’approvazione della Legge di Stabilità all’Ars, non hanno visto il becco d’un quattrino. E’ una storia che si ripete, d’altronde. Qualche giorno fa il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha annunciato l’erogazione di 15 milioni per far fronte, dopo un anno, al bonus al personale Seus (emergenza urgenza) del 118 e di medici e infermieri impegnati in prima linea nella battaglia contro il Covid.

Ma partiamo dagli artigiani. Nell’assurda manovra del 2020, dove la Regione cercò di rimediare alla pandemia e alla cronica carenza di liquidità attingendo a fondi strutturali (cioè risorse europee il cui scopo era finanziare investimenti), il Fondo Artigiani, gestito dalla Crias, era stato rimpinguato con 30 milioni di euro, a cui di recente si sono aggiunti i 10 destinati alle “contribuzioni per l’iscrizione al Fondo di Solidarietà bilaterale”, ossia una prestazione integrativa che scatta (come la cassa integrazione in deroga) in caso di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro per difficoltà aziendale. Fanno 40 milioni in tutto: di cui 34 verranno utilizzati come agevolazioni per futuri investimenti (con un tetto massimo di 5 mila euro a fondo perduto); gli altri 6 milioni, invece, sono contributi totalmente a fondo perduto per “rimborsare le spese per interessi e commissioni derivanti da operazioni creditizie”. Le aziende, in questo modo, avranno l’opportunità di rientrare da prestiti già ottenuti.

Misure che – soprattutto per la tempistica – hanno fatto storcere il naso agli addetti ai lavori. E il cui iter, fra l’altro, non è ancora definitivo. Dopo la pubblicazione del bando, che avverrà a breve, sarà la Crias (la Cassa regionale per il credito) a erogare le risorse. “Questi soldi sono destinati a imprese che hanno ancora la capacità di investire”, è l’amara riflessione di Andrea Di Vincenzo, segretario di Confartigianato Sicilia, al Giornale di Sicilia. “Ma mi chiedo quante ne siano rimaste, visto che è passato più di un anno”. L’associazione fa presente che su 70 mila aziende esistenti a marzo 2020, complice la pandemia, circa 5 mila sono state spazzate via. E non saranno le briciole della Regione a riportarle in vita.

I cinque milioni per i fiorai, inoltre, sono stati riprogrammati dal capitolo dei fondi Fsc (Sviluppo e Coesione). Anch’essi sono arrivati tardi al traguardo, stavolta per l’aggiornamento di alcuni codici Ateco, con cui si prevede la possibilità di estendere il beneficio anche alle imprese che si occupano di “produzione e composizione di fiori e piante naturali e artificiali”. La modifica della base giuridica e delle disposizioni attuative, però, non giustifica il clamoroso ritardo di questa misura, sollecitata dall’assessore alle Attività produttive, Mimmo Turano. In occasione della pandemia, il settore florovivaistico ha sofferto in maniera immane lo stop ai matrimoni e la chiusura dei cimiteri, per citare gli esempi più plateali. Cinque milioni, in ogni caso, non basteranno a compensare le perdite: si tratta di contributi a pioggia, sul modello del Bonus Sicilia. Solo che questa volta a ogni singola azienda di fiorai dovrebbe andare un aiutino da 3.500 euro al massimo.

Quest’ultima misura si incrocerà, in parte, con un’altra che l’assessore Tony Scilla ha ufficializzato in conferenza stampa: riguarda tutti gli agricoltori. Grazie a una dotazione di 15 milioni di euro, l’Avviso prevede, per ogni singolo beneficiario, aiuti a fondo perduto da un minimo di mille euro fino a un massimo di 15 mila euro. I fondi sono a disposizione delle imprese agricole con sede in Sicilia che nel periodo del lockdown dal 12 marzo al 4 maggio 2020, hanno subito perdite di fatturato superiori al 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “Con questo Avviso abbiamo voluto dare una risposta veloce e concreta alle aziende agricole, tra cui quelle del settore florovivaistico: una realtà composta, in Sicilia, da duemila aziende che producono un fatturato di 400 milioni di euro” ha dichiarato il dirigente del dipartimento Agricoltura, Dario Cartabellotta.

Il filo conduttore dell’esperienza tragica della Finanziaria 2020 è il ritardo. E questo tentativo di camuffare in maniera goffa – facendo riferimento a risorse extraregionali di ogni tipo (persino i fondi Poc) – la carenza di liquidità delle casse regionali. Promesse in cambio di soldi che – spesso e volentieri – non sono mai arrivati. L’altro esempio di questi giorni è il contributo agli operatori sanitari che hanno combattuto il Covid dall’interno delle ambulanze e degli ospedali. La Regione, fin qui, aveva riconosciuto solo una prima tranche del bonus promesso ai lavoratori della Seus 118 e ai dipendenti di “fascia A” del Servizio sanitario regionale.

I 15 milioni a disposizione, come rimarcato in una nota di palazzo d’Orleans, “consentiranno, in conformità con quanto previsto da varie norme nazionali e regionali di contrasto alla pandemia, di stanziare una premialità regionale di 3 mila euro ciascuno alle 2.870 unità della Seus e fino a 3 mila euro (mille euro al mese per marzo, aprile e maggio 2020) alle 2.200 unità nella fascia “alta intensità”, ossia attive in Pronto soccorso, Terapia intensiva e Semi-intensiva, Malattie infettive, Pneumologia, Reparti Covid di varie specialità, Laboratori di analisi, Microbiologia e Radiologia, Usca e dipartimento di Igiene e Prevenzione. L’intervento – viene specificato – si aggiunge alle risorse già erogate nello scorso dicembre” sotto forma di prima tranche. La seconda tranche dovrebbe arrivare nel prossimo giugno, la terza a luglio. Anche se alcuni sindacati hanno già sollevato qualche perplessità: “Siamo stanchi delle prese in giro”.

Nel calderone dei servizi non resi – è un argomento più recente – rientrano i 250 milioni di ristori che il governo Musumeci ha deliberato lo scorso 31 marzo, a margine della nuova Legge di Stabilità, e a seguito dell’impegno di alcuni partiti (non tutti: Pd e M5s si sono tirati indietro perché contrari al metodo) a sottoscrivere un ordine del giorno all’Ars. Ritenendo che l’unica soluzione possibile fosse intervenire per via amministrativa, lasciando fuori dalla Finanziaria un impegno difficilmente conciliabile coi desiderata dei singoli deputati e con le procedure di legge standard. Anche in questo caso i soldi dovranno essere recuperati da fondi europei non spesi e (soprattutto) liberi da qualsiasi vincolo giuridico. Dopo il via libera informale del ministro per il Sud, Mara Carfagna, è arrivato l’ok anche del Cipe: toccherà alla giunta pubblicare i vari avvisi che comprendono una platea notevolmente vasta, di cui fanno parte almeno cinquanta categorie.  Con una avvertenza: che i soldi saranno erogati dall’Irfis, la banca della Regione; e che solo una parte sarà a fondo perduto e permetterà di sostenere le aziende prive di rating bancario. L’altra fetta, quella più consistente, sarà invece destinata a prestiti a lunghissima scadenza e a tasso agevolato.

Dell’ultima Finanziaria restano tuttora fuori – anche in questo caso gli aiuti sono a valere sui fondi Poc, e vanno rimodulati – due milioni di euro per i contributi a fondo perduto a favore del settore della ristorazione, del wedding, delle cerimonie e della moda. Sempre nell’ambito del settore dell’organizzazione di matrimoni, feste e cerimonie sono previsti 3 milioni che serviranno per compensare i costi per locazioni e utenze sostenuti nel 2020, per un massimo di 30 mila euro a impresa. Infine, sono previsti dei ristori (due milioni) per gli esercenti delle sale cinematografiche e attività fotografiche: saranno privilegiate le imprese che hanno avuto cali di fatturato di almeno il 50 per cento tra l’inizio e la fine dell’attività svolta nel corso del 2020. Gli assessorati alle Attività produttive e all’Economia stabiliranno criteri e modalità per l’accesso ai benefici. La domanda è: quando?