L’ultima – l’ennesima – l’ha detta a Torino: durante un convegno di Fratelli d’Italia, scovato dalla Stampa, Andrea Delmastro – sottosegretario di Carlo Nordio, ministro della Giustizia nel governo di Giorgia Meloni – ha apostrofato così le toghe: “Il magistrato che dovrebbe sentire pulsioni di giustizia dice che Meloni è pericolosa perché non ha inchieste; questo lo dicono i mafiosi, non i magistrati”. Il riferimento era al caso, che a suo tempo aveva già suscitato dibattito, di un’email che un magistrato di Bologna, Marco Patarnello, aveva inviato a un gruppo di colleghi. A far saltare dalla sedia l’Associazione nazionale magistrati e tutta l’opposizione è stato quell’accostamento tra alcuni magistrati e i mafiosi. Un paragone azzardato e giudicato offensivo dai destinatari. Fatto, probabilmente, anche per rivendicare l’attivismo del centrodestra contro la criminalità organizzata. O meglio, a favore di un 41 bis – il carcere duro, dove i mafiosi e i terroristi sono quasi isolati dal mondo – che lasci sempre meno spiragli di rieducazione. E di Costituzione.

Il 41 bis torna tante volte nella carriera recente di Delmastro. Sul podio del centrodestra per polemiche, scivoloni, parole giusto un pochino sopra le righe contro i giudici, i detenuti e i piccoli delinquenti, il sottosegretario alla Giustizia davanti al giudice ci si è trovato davvero. Vedi i casi della vita, proprio a causa del 41 bis. Contestualizziamo. Ricordate il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico che era ristretto al regime carcerario più duro e aveva iniziato lo sciopero della fame? Ricorderete che alcuni parlamentari del Partito democratico erano andati a fargli visita. E fino a qui, in un Paese diverso, nulla quaestio: tra le prerogative dei parlamentari c’è il poter entrare in carcere, anche senza preavviso, per verificare le condizioni dei detenuti. Il problema è che questa cosa al centrodestra proprio non piace. E non gli piace, soprattutto, se a essere visitato è un ristretto al 41 bis. Continua su Huffington Post