Rispetto e fiducia. Con questi strumenti Arianna Di Romano, fotografa e tecnico dei servizi sociali, nata in Sardegna, di padre siciliano, dal 2014 racconta le etnie del Sud Est asiatico e della popolazione dei Rom. Un viaggio fotografico, in bianco e nero, che dalla Sardegna giunge fino in Serbia e in Bosnia, in Francia, Thailandia, in Austria poi in Cambogia, in Corea del Sud e in Giappone. Un viaggio alla scoperta dell’altro che nasce con lei. La sua è infatti una predisposizione naturale che viene fuori da bambina quando inizia a conoscere i “Signori Rom”, come li definisce, nella città di Domusnovas, nel sud della Sardegna dove il padre gestisce una concessionaria di automobili.

La conoscenza di questa popolazione che vive a Carbonia, a pochi chilometri da Domusnovas, abbatte qualsiasi pregiudizio scoperchiando valori come gentilezza, delicatezza e onestà, caratteristici di qualsiasi etnia e popolazione del mondo. “Quello che mi ha condotta in questo viaggio, è la fame di conoscenza. Sono riuscita a viaggiare perfino in solitaria, in Serbia e Bosnia, esplorando le abitazioni e le condizioni di vita spesso difficili, dei Rom nelle città di Sarajevo e Belgrado. Sono tornata sana e salva, non mi è successo nulla. Il contatto con l’altro lo stabilisci con la fiducia”. Il viaggio di Arianna nel 2016 è durato quattro mesi a stretto contatto con il parentado dei Rom sardi.

A maggio dello stesso anno si reca a Saintes Maries de la Mer, nel meridione della Francia, per raccontare fotograficamente la tradizionale festa di Santa Sara, dove ogni anno tra il 23 e il 25 maggio si festeggia Santa Sara, la patrona di tutti i gitani. Una grande festa con abiti dai colori sgargianti, musiche e commistione di tradizioni provenzali e spagnole, cavalli bianchi, corride e altri spettacoli in puro stile “zingaro”. Dalla Sardegna alla Bosnia fino alla Francia, il viaggio continua. “Sono disposta a partire di nuovo. A seconda degli eventi o di qualche curiosità da raccontare con la fotografia. Un mondo in bianco e nero ed uno stile cupo e drammatico che esprime al meglio il disagio e la povertà che vedo in queste persone”. La fame per il racconto, il fascino per le etnie e l’amore per gli altri sono racchiusi in 5000 scatti che formano oggi una galleria nella sua casa a Gangi, nel cuore delle Madonie, in una dimora storica dove periodicamente vengono esposti per tema o categoria e sono visitabili quando non si trova ad esporre in giro per l’Europa.

Un altro dei viaggi di Arianna è nel Sud Est asiatico a contatto con la religione degli animisti. Gli animisti credono che uno scatto ti rubi l’anima. “Se vuoi entrare nel loro mondo devi mettere via la fotocamera”. Queste popolazioni vivono in luoghi difficili da raggiungere e le condizioni igieniche spesso non sono delle migliori. Non ci sono servizi e ci si lava nei fiumi. Arianna ha vissuto sei mesi della sua vita in questi luoghi. Le difficoltà? “Le ho superate attraverso il rispetto e la fiducia. Per me penso sia stato così facile superare i limiti perché non ne ho mai avuti”.

“Quando ti racconti e lasci raccontare crei fiducia. Il rispetto è fondamentale. Rispetto per i problemi e i disagi, a volte anche le rivalità tra le famiglie nel caso dei Rom”. L’obiettivo di Arianna è trasmettere la sua stessa visione del mondo agli altri. Il colore? “Distrae. Distrae l’osservatore. Il bianco e nero ritengo sia il linguaggio più adatto a descrivere la condizione di sofferenza di queste persone”. Da adolescente poteva essere più facile avere contatto con questi “Signori”. Arianna viveva in famiglia ed era protetta. Da adulta, prima e durante questi viaggi, avvertita dei possibili rischi e pericoli non ha mia avuto paura né percepito il rischio. “Tutto dipende dal modo in cui percepisci la realtà e vivi il contatto con gli altri”.