Non c’è pace alla Regione. Prima gli appalti pilotati del Cas, la guardia un po’ tiepida della politica e le ritorsioni su un parlamentare del Pd che aveva denunciato tutto; poi la mazzetta da 15 mila euro del funzionario “prepotente”, che esercitava pressioni su un imprenditore per rivolgersi ai soliti fornitori; infine le vicende dell’Azienda siciliana dei Trasporti, alla prese con una crisi di liquidità mai vista prima. Sono giorni roventi per gli equilibri del sottogoverno, che in parte intaccano la serenità della politica.

Gli appalti truccati al Cas. “Dal fascicolo del GIP del Tribunale di Messina Monica Marino sulle indagini che hanno portato all’arresto di un ex dirigente del CAS e due imprenditori, per fatti già segnalati dalle interrogazioni del PD di cui sono stato primo firmatario e da una mia denuncia presso la Procura peloritana, è emerso che si paventava l’uso di “maniere forti” e/o possibili tentativi di corruzione per disinnescarci”. Lo dice il deputato del Pd Nello Dipasquale, riferendosi ad alcune intercettazioni rivelate (anche) dal Fatto quotidiano. Quando il Pd scende in campo per segnalare alcune anomalie contenute nel bando, utili a restringere il campo dei partecipanti, l’Avviso viene temporaneamente ritirato. L’imprenditore Francesco Duca s’infuria e, parlando col padre, spiega l’intenzione di fare pressioni sul consigliere regionale del Pd di Messina, Franco De Domenico, tramite Gaetano Duca, fratello del cognato di De Domenico: “Gli ho detto io, lo chiami e gli dici di non rompere i coglioni alla razza Duca, perché se no si struppìa (si fa male, ndr)”. Ma Duca, parlando col padre, prospetta in alternativa alle maniere forti anche la strategia della corruzione: “Gaetano, lo chiami e gli dici se cortesemente la finisce di rompere i coglioni! Che poi, se vinciamo noi altri, un pezzo di pane siamo in grado di darglielo pure noialtri, gli dici se questo è il problema…”. L’appalto viene poi riproposto e vinto dalle due società.

Le pressioni alla buvette dell’Ars. Le indagini sono partite dalla denuncia del rappresentante legale della cooperativa che gestisce dal 2019 il bar e la bouvette. Secondo quanto riferisce la vittima, un funzionario dell’Assemblea Regionale, Giuseppe Mirici Cappa, gli avrebbe imposto fornitori di caffè e altri prodotti. “Con fare arrogante mi disse chi vi credete di essere… cominciate col piede sbagliato”. Da quel momento il clima al bar e al ristorante sarebbe diventato impossibile. Tanto che l’imprenditore si presentò dai carabinieri per presentare denuncia. La vicenda arrivò a Ruggero Moretti, responsabile unico del procedimento. Ci fu una riunione, ma non sarebbe cambiato alcunché. Gli altri imprenditori hanno negato invece di aver subito pressioni o di aver fatto regali al funzionario. Anche se nell’ordinanza del gip si fa cenno a traslochi da un appartamento di corso Tukory a una casa di Campofelice di Roccella, manutenzioni in casa del funzionario, assunzioni in una impresa di vigilanza, forniture di tavoli e altri oggetti da parte di un’azienda che si occupa di arredi ufficio. Resta da chiarire, infine, la vicenda dei soldi. Una donna che abita vicino al funzionario trovò a terra una busta con 15.250 euro. Il giorno prima Mirici Cappa aveva subito una perquisizione. Secondo l’accusa la busta era del funzionario che aveva pensato così di disfarsi dei soldi. Come rivela Riccardo Lo Verso su Live Sicilia, inoltre, gli investigatori avrebbero sequestrato il telefono di un assistente dell’ex presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché.

La crisi dell’Azienda dei Trasporti. Continua ad annaspare l’Ast, in perdita per 70 milioni. Dopo aver cancellato le tratte urbane in 14 comuni (tra cui i capoluogi Ragusa e Siracusa), che costerebbero una perdita di 6 milioni l’anno, la Regione ha convocato un tavolo a cui parteciperanno anche i privati. Che potrebbero tentare la scalata pur di evitare il licenziamento dei 200 lavoratori dell’indotto. Il coordinatore delle Autolinee private per la Faisa-Cisal, Ugo Sergio Crisafulli, ci vede un ritorno al passato: “È una riedizione di quello che si è visto negli anni Ottanta con Etna Trasporti e Ista: i privati hanno preso le linee, che fanno guadagnare, scaricando i costi sull’Ast, che infatti ha assorbito il personale”, dice a Repubblica. “Noi – aggiungono Mannino (Cgil) e Grasso (Filt regionale) – riteniamo che la Regione debba ripianare i debiti, ricapitalizzare la società e contemporaneamente dettare le linee guida per una riorganizzazione che renda l’Ast competitiva sul mercato in vista delle scadenze dettate dall’Unione europea, che ha detto basta alle concessioni in proroga e chiede di indire le gare”.