Per la prima volta all’Ars è scattata la “tagliola”, lo strumento previsto dal regolamento parlamentare che consente di velocizzare i lavori d’Aula quando l’esame delle norme è rallentato da un numero eccessivo di emendamenti, in particolare se ritenuti ripetitivi. La misura blocca di fatto gli interventi dei deputati sugli articoli, consentendo di passare direttamente alle votazioni.

Le decisione è stata assunta in conferenza dei capigruppo (con la maggioranza dei 2/3) e ratificata da Sala d’Ercole, con il voto contrario di Pd, Movimento 5 Stelle e dell’on. La Vardera. L’invito ad accelerare l’iter è pervenuto da Schifani, che nel corso del suo interventio ha lamentato “le sette ore” trascorse per l’approvazione dell’articolo 1. Ma non prima di aver tirato per la giacchetta il segretario Fabrizio Scimè, che si opponeva, e approfittato del silenzio di Galvagno, presidente ormai delegittimato dalle inchieste.

La manovra-ter è composta da 15 articoli, per un valore di circa 400 milioni di euro, su cui incombono un migliaio di emendamenti. L’obiettivo del governo è arrivare al voto finale entro domani pomeriggio. La decisione di applicare la ‘tagliola’ ha scatenato le opposizioni. “Presidente Schifani, la marcia su Palermo non è consentita! La tagliola è uno strumento mai applicato in quest’Aula, che definire fascista è poco”, ha attaccato Antonino De Luca, capogruppo del Movimento 5 Stelle, aprendo la seduta tra le polemiche.

“È stata scritta una delle pagine più brutte della storia di questo Parlamento, la decisione presa dal centrodestra di imporre la ‘tagliola’ per mettere il bavaglio alle opposizione è una vergogna senza precedenti a Sala d’Ercole”. Lo ha detto Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars intervenendo in aula nel corso dell’esame della manovra ter in riferimento alla decisione – presa dalla maggioranza in conferenza di capigruppo – sull’applicazione della “tagliola”, l’appiglio regolamentare per impedire il dibattito d’aula sulle norme, passando direttamente al voto. “Se il presidente Schifani è convinto di essere un monarca, si sbaglia di grosso”, ha aggiunto Catanzaro.

“Abbandonate questo atteggamento di ostruzionismo, quelle del governo non sono proposte divisive – ha completato Schifani – Io sento la responsabilità di dare risposte ai siciliani, non possiamo concederci il lusso di fermarci per le prerogative delle opposizioni. Aumenterò il fondo per i comuni colpiti da calamità naturali da 750 mila euro a 2 milioni. In ogni regolamento assembleare c’è una norma per evitare gli ostruzionismi, da utilizzare in momenti speciali come questo”.

Alla ripresa dei lavori la maggioranza ha rischiato un clamoroso scivolone: un emendamento soppressivo dell’art.2 (che assegna fondi permanenti per l’editoria) è stato bocciato con appena due voti di scarto: 30 favorevoli e 32 contrari. I franchi tiratori erano già appostati. E si sono materializzati qualche minuto dopo, affossando la norma con 37 voti contrari a fronte di 30 favorevoli. L’ennesima figuraccia di fronte alla quale s’è indignata persino la stampa parlamentare.