Alfonso Raimo per Huffington Post

Meloni e Macron capiscono
che la rivalità non regge più

Tre ore di bilaterale tra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron per siglare un disgelo segnato dalla reciproca convenienza. La nota di fine vertice segna quello che potrebbe essere un cambio di passo nei reciproci rapporti: l’Italia e la Francia si impegnano a "coordinare gli sforzi di mobilitazione e azione europea di fronte alle sfide comuni che si moltiplicano e si aggravano" e "intendono rafforzare il loro impegno comune per un’Europa più sovrana, più forte e più prospera". Sovranismo europeo: Macron usa un lessico caro a Meloni. Entrambi promettono "di coordinare le proprie posizioni in tema di relazioni transatlantiche, nonché sulla sicurezza economica e commerciale dell’Unione Europea". Sui rapporti con gli Usa - che si tratti della guerra russo-ucraina, o dei dazi imposti dall'America - Francia e Italia si coordineranno. È..

Terzo mandato, cade
l’ultimo pilastro grillino

La casta è morta, viva la casta. Mentre il governo sbarra la strada al terzo mandato dei presidenti di regione, i Cinque Stelle fanno cadere i paletti che sin dalla nascita del Movimento lo caratterizzavano come movimento anti-casta. Addio al principio "uno vale uno". Ora uno vale uno, due… tre e anche quattro o cinque. Le nuove regole del M5s sul terzo mandato assomigliano molto a quelle del Pd. Sono incentrate cioè su ampi poteri di deroga al consiglio nazionale e al presidente Giuseppe Conte. Questo significa che potranno ricandidarsi tutti i big in bilico: Roberto Fico e Virginia Raggi in primis, che potranno presentarsi nuovamente alle elezioni, anche se hanno già all’attivo rispettivamente due mandati parlamentari e tre in consiglio comunale. Di più: con queste norme può candidarsi anche..

Il difficile viaggio a Washington
Meloni stretta fra Trump e Ursula

Giorgia Meloni studia in vista del doppio round americano: giovedì l’incontro con Donald Trump, preparato in contatto costante coi vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. E venerdì il faccia a faccia col vicepresidente J.D. Vance che riceverà prima da sola e poi in un formato allargato ai suoi vice. A 48 ore dalla prima missione alla Casa Bianca, in raccordo con Ursula von der Leyen, la premier fa il punto sulle “carte” da giocarsi nel colloquio allo studio Ovale. Dal nodo dazi, alle spese militari, ai rapporti con la Cina, fino all’ipotesi di una tassa sui giganti del web, luci e ombre su un colloquio ad alto rischio. Continua su Huffington Post

Riarmo. Salvini e Meloni studiano come salvare la faccia

In maggioranza la tregua non è ancora arrivata. Dopo la discussione tra Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, a margine del consiglio dei ministri, le distanze tra il Carroccio e gli alleati restano, al punto che non si riesce a scrivere un documento unitario in vista del passaggio parlamentare di martedì e mercoledì. Decisivo sarà un vertice tra i leader lunedì a Palazzo Chigi. Poi ci saranno le riunioni dei gruppi parlamentari. Ma mettere insieme un testo condiviso è come un cubo di Rubik. Per nascondere le differenze di posizione, si ragiona di limitarsi al minimo e indispensabile. Una premessa general-generica e un dispositivo alla Catalano: “Udite le comunicazioni della presidente del consiglio, le si approva”. Una sola cosa è sicura: il nome, Rearm Europe, non piace a nessuno. Un passo..

Il rumore del silenzio. Santanché lasciata sola dai suoi

Il grande freddo di FdI verso Daniela Santanchè si materializza a Montecitorio con la ministra lasciata sola di fronte al fuoco di fila delle opposizioni. Nessuno dei gruppi di FdI, Lega e Forza Italia è iscritto a parlare nella discussione generale sulla mozione di sfiducia contro la ministra. L’interessata dovrebbe arrivare in aula, ma senza intervenire. In teoria il governo avrebbe 20 minuti di tempo per intervenire ma non si sa se lo farà. Parleranno dunque solo esponenti delle minoranze: da Vittoria Baldino, dei Cinque Stelle, il partito che ha depositato la mozione di sfiducia, che sarà affiancata da altri tre esponenti del partito di Conte. Seguiranno gli interventi di Federico Gianassi e Toni Ricciardi del Pd, di Filiberto Zaratti per Avs. Non prenderanno la parola contro la ministra Italia..

Zuffa tra poteri dello Stato
Esposto dei servizi su Lo Voi

Tu denunci me e io denuncio te. Tra poteri dello Stato. Il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) della Presidenza del Consiglio - il cui compito è il coordinamento dei Servizi di intelligence Aisi (per gli affari interni) e Aise (per le relazioni estere) - ha presentato un esposto alla procura di Perugia contro la procura di Roma, perché quest'ultima non ha garantito la riservatezza delle informative ricevute sul caso di Gaetano Caputi, il capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni spiato dai Servizi stessi. La denuncia arriva a una settimana esatta dall’iscrizione nelle notizie di reato della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dei ministri Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e del sottosegretario Alfredo Mantovano, in relazione al caso di Osama Almasri, il generale libico arrestato in Italia su mandato..

Almasri: quello che non torna
della ricostruzione di Nordio

C’è un buco nella ricostruzione del ministro di giustizia Carlo Nordio in Parlamento sul caso Almasri e riguarda il 21 gennaio 2025, il giorno in cui la liberazione e il rimpatrio del cittadino libico avvengono precipitosamente. E c’è un certo attrito tra la sua ricostruzione e quella del collega Matteo Piantedosi: per Nordio il mandato di cattura dell’Aja era tale da rendere impossibile la convalida del fermo. Per il ministro dell’Interno attestava la pericolosità di Almasri e ne motivava il rimpatrio, visto che il 21 gennaio si trovava in stato di libertà in Italia. Uno ragiona da magistrato, l’altro da poliziotto. Due logiche che trovano una composizione solo ammettendo una regia più larga, che Nordio chiama in causa, quando parla di “contatti con altre figure istituzionali”. Continua su Huffington Post

Meloni indagata, si riapre
la guerra politica-magistratura

Come nel 1994, quando Silvio Berlusconi fu raggiunto dall’avviso di garanzia alla vigilia del G7 di Napoli. A fissare il paragone a cui tanti pensano in Transatlantico a Montecitorio è Barbara Berlusconi. “Non può sfuggire – dice la figlia del fondatore di Forza Italia - la coincidenza dell'avviso di garanzia alla premier Meloni contestualmente alla riforma in discussione sulla separazione delle carriere dei magistrati. Il pensiero va all'avviso di garanzia che ricevette mio padre mentre presiedeva il G7 a Napoli. Non so se si tratti, come la definiva lui, di 'giustizia a orologeria', ma il sospetto è legittimo”, dice. Continua su Huffington Post

Tutto il governo pensa al dopo Santanchè. Tranne Santanchè

“Deve decidere lei”, dice in coro FdI. Sì, ma quando decide? Perché il tema non è più se Daniela Santanchè debba dimettersi. Ma come debba farlo. Con una complicazione non da poco: lei non vuole farlo. Per il partito di via della Scrofa, quindi per Giorgia Meloni, dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio sul caso Visibilia, il dado è tratto: non vale la pena aspettare che arrivi l’altro rinvio, quello per truffa aggravata all’Inps, sull’utilizzo della cassa Covid. Il 29 gennaio c’è l’udienza in Cassazione che deve decidere se accordare lo spostamento del processo da Milano a Roma. La difesa di Santanchè ci conta, significherebbe chiedere che il processo inizi quasi da capo – sicuramente la fase delle indagini – guadagnando almeno 8 mesi di tempo. Ma..

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