Federica Olivo per HuffPost

Lega. Piantedosi kaput: Salvini litiga con il suo alter ego

L’ombra di Matteo Salvini oppure il suo alter ego. Veniva definito così Matteo Piantedosi nell’autunno 2022, quando il suo nome era stato ufficializzato come futuro ministro dell’Interno. E la Lega ammiccava: "È uno dei nostri". Salvini, in attesa della sentenza del processo Open Arms - nel quale poi è stato assolto “perché il fatto (il sequestro di persona di migranti che non aveva fatto sbarcare) non sussiste” - aveva dovuto rinunciare al suo grande sogno. Quello, per l'appunto, di tornare nel Palazzo nel quale il suo staff (Piantedosi principalmente, che era il suo capo di gabinetto) aveva vergato i due decreti Sicurezza, ai tempi del primo governo Conte. Era contento, l'attuale vicepremier: un suo uomo al Viminale era garanzia della continuazione del suo lavoro. Che le cose non sarebbero andate..

Tajani contro Salvini:
“Basta sfasciacarrozze”

È un botta e risposta che sembra non avere fine quello tra Matteo Salvini e Antonio Tajani. E se ieri la Lega ha attaccato, di fatto, il ministro degli Esteri per la legge che pone un argine alla cittadinanza dei discendenti di italiani nati all'estero, oggi, 30 marzo, è Tajani ad attaccare la Lega. Un attacco indiretto, ma senza esclusione di colpi. Il fulcro della questione è la difesa europea. Sul punto la dialettica è aspra anche perché, come ricordano i forzisti, Lega e Forza Italia fanno parte di due famiglie europee diverse. "Noi siamo, come Fratelli d'Italia, nella commissione europea. La Lega no. Ci importa poco di quello che dicono gli altri. Le visioni politiche sono differenti, anche se nella pratica non lo sono così tanto rispetto a come..

Santanchè alla Camera: daje de tacco, daje de borsetta

"Non mi farete diventare come voi! Avrò sempre il mio tacco a spillo!”. Il brusio più forte nell’Aula di Montecitorio, dai banchi dell’opposizione, arriva in questo momento. Quando, nel corso della replica alla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle e sottoscritta dal Pd, la ministra del Turismo, Daniela Santanché si lancia in una difesa del suo stile. E anche del suo status sociale. La difesa del suo operato arriverà dopo. Quella della presunzione di innocenza c’era già stata: la ministra aveva, infatti, citato la Costituzione, fatto riferimenti al garantismo, ricordato alle opposizioni tutti gli amministratori di centrosinistra costretti alle dimissioni salvo poi scoprirsi innocenti garantista. Nel bel mezzo della discussione, ecco che però si lancia, tra le risate delle opposizioni, in una sorta di agiografia di se stessa:..

Modello Albania, andata e ritorno
Dai giudici altro stop al governo

Fermato per la terza volta il progetto albanese del governo. Nonostante le norme cambiate due volte. Nonostante la convinzione - fornita da un’interpretazione di solo una parte di una decisione della Cassazione - di essere nel giusto. Saranno portati in Italia i migranti della terza missione nel Paese guidato da Edi Rama. C’è già una nave pronta a far compiere loro questo ennesimo viaggio. Verso la Puglia, in questo caso. Nel giro di poche ore saranno tutti a Bari. Ma cosa è successo? I giudici romani non hanno convalidato i trattenimenti dei 43 migranti - 35 del Bangladesh, 8 dell’Egitto - portati in Albania, nei centri frutto del protocollo tra Giorgia Meloni ed Edi Rama. È la prima volta che a occuparsi della materia è la corte d’Appello in composizione..

Cecilia Sala intrappolata
Nordio non scarcera Abedini

Nessuna forzatura all'orizzonte. Nessun gesto che potrebbe far irritare gli Stati Uniti, tanto più in un momento in cui sono in corso contatti febbrili, a più livelli, tra Roma e Washington sul caso di Cecilia Sala, giornalista arrestata pretestuosamente a Teheran il 19 dicembre, tre giorni dopo il fermo - in Italia, su mandato diretto Usa - dell'ingegnere informatico esperto di droni Mohammad Abedini. La detenzione di Abedini, ormai l'Iran lo dice apertamente, è legata a quella di Sala. Ma su un'eventuale scarcerazione del presunto terrorista, il Guardasigilli Carlo Nordio, pur avendo titolo di intervenire, aspetta i giudici. Continua su Huffington Post

Conte va a casa di Meloni
per litigare con Elly Schlein

Elly Schlein cerca convergenze e Giuseppe Conte si allontana. La segretaria del Pd rifiuta l’invito alla Festa "Atreju" di Fratelli d'Italia, dove invece il presidente del Movimento 5 stelle si precipita. Sale sul palco, si prende qualche fischio - specie all'inizio - ma anche diversi applausi. Intervistato da Mario Sechi, l’Avvocato del popolo - oggi Conte si è ufficialmente riappropriato dell'appellativo - non risparmia le critiche al governo Meloni su vari punti - dal ddl sicurezza all’economia, dalla politica estera alla gestione del Pnrr - ma i toni si alzano e fanno emergere una grande voglia di polemizzare con il Pd. Continua su Huffington Post

La lite sul canone Rai
manda in tilt la Meloni

“Non giova a nessuno”. È furiosa Giorgia Meloni, quando si rende conto che quello che Palazzo Chigi ha provato a evitare fino all’ultimo momento utile, alla fine è successo. E così, pochi minuti dopo la bocciatura della riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro - con Forza Italia che ha votato, con l’opposizione, contro l’emendamento leghista e mandato sotto la maggioranza - arriva il commento stizzito, filtrato da fonti di Palazzo Chigi: "Il Governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L'inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno". L’inciampo, però, è stato doppio, così come doppia è la spaccatura in questa giornata in cui Lega e Forza Italia si fanno..

Dalla giustizia al canone Rai
Il governo rimane nel pantano

Giustizia e canone Rai. La maggioranza si incarta. E rinvia. Dopo il vertice domenicale a casa di Giorgia Meloni, che non ha portato consiglio su alcuni temi chiave, ecco che le crepe si riaprono in questo freddo lunedì di novembre. Mentre sui palazzi romani cade a tratti una pioggerellina che rende l'aria cupa, nella maggioranza il clima si fa tetro. E sui fronti caldi si fa fatica come non mai a trovare l'intesa. Sul fronte giustizia, fino a poche ore prima del Consiglio dei ministri era prevista - al primo punto all'ordine del giorno - l'approvazione dell'ennesimo decreto legge. Avrebbe esteso le sanzioni disciplinari per i magistrati. Sarebbe diventato possibile per il ministero della Giustizia punire coloro che non si astengono dalle cause "per gravi ragioni di convenienza". Con il..

La destra si disfa pure in Umbria
Vince il Pd, crolla invece la Lega

La certezza arriva verso sera, quando diventano chiari i risultati di uno scrutinio che inizialmente restituivano un quadro molto incerto. Stefania Proietti, sindaca di Assisi e candidata per il centrosinistra, è la nuova presidente dell'Umbria. La Regione, storicamente "rossa", torna quindi al centrosinistra dopo un quinquennio di centrodestra. A perdere è Donatella Tesei, presidente uscente, della Lega. Sconta un'insoddisfazione nei confronti della sua amministrazione che serpeggiava anche nel centrodestra locale. La proposta di ricandidarla era arrivata dal suo partito ed era stata accettata, con qualche esitazione, dagli alleati di centrodestra per far quadrare il cerchio delle spartizioni dei candidati presidenti delle varie Regioni al voto. Un calcolo di comodo, più di vera convinzione. Perde Tesei, con qualche punto di distacco nei confronti di Proietti - mentre scriviamo, il centrosinistra si..

Anche per gli altri sette migranti l’Albania finisce qua

Tutti in Italia. Di nuovo. Nell'attesa che sul decreto Paesi sicuri si pronunci la Corte di giustizia europea. Torneranno in Italia nelle prossime ore, probabilmente saranno nel nostro Paese già domani, i sette migranti che erano stati mandati nei Cpr in Albania. Ciò accadrà perché la convalida del loro trattenimento nei Cpr nati grazie a un accordo di Giorgia Meloni con Edi Rama è sospesa, nell'attesa che il giudice europeo si pronunci. E se la convalida manca, queste sette persone - provenienti da Egitto e Bangladesh - non possono restare in Albania. Sarà il giudice europeo, insomma, a dire se il decreto varato per bypassare la prima decisione del giudice, che aveva rimandato in Italia dall'Albania i primi 12 migranti, rispetta o no il diritto europeo. I sette migranti che..

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