Giuseppe Sottile

Campi di detenzione?
Già tremano i polsi…

Giorgia Meloni o Matteo Salvini, chi è il più truce del reame? Mentre il leader della Lega insegue le teorie fascisteggianti del generale Vannacci e invita a Pontida la nera Marine Le Pen, la presidente del Consiglio getta alle ortiche l’abitino della destra dialogante, calza gli scarponi chiodati della repressione e va alla guerra contro l’esercito, sempre più invasivo, dei poveriscristi spinti in Italia da un'Africa martoriata dalle sciagure e dalla fame. Non è facile prevedere gli sviluppi di una decisione così improvvisa, disperata e belluina. Giorgia – la Giorgia di Dio, patria e famiglia – annuncia misure durissime e sconcertanti: il ministero della Difesa, con i suoi soldati, costruirà e presidierà aree recintate in cui chiudere i profughi fino a 18 mesi. Li chiameranno campi di detenzione. E il..

Voleremo a Roma
sulle ali di Schifani

Pensate: alla sua età è salito in macchina ed è andato a Catania. Sommando andata e ritorno ha percorso quasi quattrocento chilometri. Va bene che la fatica della guida tocca all’autista, ma il viaggio è pur sempre una sfacchinata. Direte voi: lo fa per la Sicilia. Ne siete sicuri? Renato Schifani ieri si è spostato sulle falde dell’Etna non per annunciare una riforma, tra le tante che quest’Isola si aspetta; o per dare una nuova governance all’aeroporto di Fontanarossa dopo le sciagurate vicende di questa estate. No. E’ andato a Catania per cantare le virtù della piccola Aeroitalia che – pur costretta a operare tra colossi, come il lupo cattivo Ryanair – garantisce alla Sicilia qualche collegamento in più con Roma. La compagnia di Forlì ha trovato in Schifani il..

L’invincibile patto
fra Totò e Renatino

Li abbiamo canzonati con ironia, mai con cattiveria. Gli abbiamo appiccicato addosso il titolo di un vecchio film: “Il bello, il brutto, il cattivo”. E sul Foglio, dopo avere richiamato i loro impicci con la giustizia, li abbiamo bollati come “i tre mascariati di Sicilia”. Ma la politica – che brucia in fretta intese e alleanze – ha già rovesciato il tavolo. Raffaele Lombardo pare che si sia tirato fuori. Resta in piedi, alla Regione, l’asse tra il presidente, Renato Schifani, e il leader della nuova Dc, Totò Cuffaro. E’ un asse di ferro. I due sono affratellati da un‘affinità elettiva. Il loro patto è suggellato da una solidarietà antica. Fino a quando garantiranno il loro appoggio a questa diarchia i duri di Fratelli d’Italia, quelli di legge e ordine,..

L’ostinato silenzio
di Caterina Chinnici

Arriverà il momento in cui Caterina Chinnici, con la sua tempra e la sua storia, salirà sul palcoscenico della politica siciliana e troverà il coraggio di esprimere un giudizio sulle scelte di Forza Italia, il partito al quale ha aderito con convinzione? Arriverà il giorno in cui la signora dell’antimafia varcherà la soglia di Palazzo d’Orleans per chiedere al presidente della Regione in base a quale logica ha delegato a un avvocato d’affari, che ha non pochi problemi con la magistratura e con l’agenzia delle entrate, le chiavi dei fondi europei (una pioggia di miliardi) e le decisioni più delicate sul futuro industriale di quest’Isola? Caterina Chinnici ha partecipato nel weekend scorso al raduno dei berluscones a Gaeta. E’ stata applaudita e indicata come esempio di rettitudine e intransigenza. Le..

L’essere e non essere
dell’assessore Carta

Avete visto la fascia di asfalto bordeaux che da via Villafranca si snoda fino a via Praga? La pista ciclabile di Palermo sembra una pittura rubata agli urbanisti di Parigi. E’ scorrevole, soffice, vellutata. Sono i miracoli della giunta Lagalla e, in particolare, dell’assessore Maurizio Carta, il docente universitario incaricato di rigenerare il centro storico e di raddrizzare il legno storto del traffico. In tanto fulgore c’è tuttavia un però. Palermo ha la più bella pista ciclabile del mondo ma mancano i ciclisti. Il tappeto bordeaux serve solo a dannare i tanti automobilisti costretti a farsi largo in un budello avvelenato dai gas di scarico e dalle soste in doppia o tripla fila. E’ il destino di Maurizio Carta: essere e non essere. Avere la pista e non avere i..

Schifani e Cuffaro
Il comico e la spalla

L’unica certezza è che non governa. Perché non sa governare, perché non gli interessa governare. Del resto, nessuno può mandarlo a casa: è la legge. Allora gioca. Ogni giorno monta un nuovo teatrino. L’altro ieri, incapricciato di narcisismo, ha ripreso in mano il copione della discesa in campo come leader nazionale di Forza Italia, in contrapposizione con Antonio Tajani. Ieri invece si è travestito da Demolition Man ed è tornato ad attaccare il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, per costringerlo a un rimpasto che preveda l’ingresso in giunta di un suo devoto cliente. Manco a dirlo, in questi giochi proibiti Renato Schifani ha come spalla Totò Cuffaro. I due si conoscono da tempo. Li lega un’antica solidarietà. Si sono spartiti i compiti: l’uno recita la parte del reuccio mentre l’altro..

Gli ospiti d’onore
al festival del cibo

Sursum corda, in alto i cuori e anche i calici. L’International Institute of Gatronomy, Culture, Arts and Turisme (qualunque cosa significhi) ha deciso che la Sicilia sarà la Regione europea della gastronomia 2025. L’investitura è avvenuta a Palazzo d’Orleans con un discorso pronunciato da Diane Dodds, presidente di una autorevole giuria, davanti al presidente della Regione, Renato Schifani e all’assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino. Si prevedono manifestazioni di ogni genere e qualità: assaggi e degustazioni, pranzi e cene, antipasti e stuzzichini, tavole rotonde e tavole imbandite. Saranno giorni di estasi per i palati di mezzo mondo. La prima fila, con posti assegnati dal cerimoniale, è riservata ai pagnottisti: a quelli che, chiamati alla corte di Schifani, vivono di fatto a carico della Regione. Loro sanno come si mangia a sbafo. Hanno..

Vincitori e vinti
dopo la morte del Cav.

Dimentichiamoci di Marta Fascina e concentriamoci su Antonio Tajani, il vero vedovo di Silvio Berlusconi. Il ministro degli Esteri ce la sta mettendo tutta per salvaguardare l’eredità politica del Cavaliere. Cerca di fronteggiare lo strapotere di Fratelli d’Italia e cerca pure, dove può, di contrastare la loro arroganza e la loro rozzezza. Ma è un’impresa titanica. Perché i vincitori sono loro, i patrioti. E, nell’italietta della politica, si sa che lo sport preferito è quello di correre in soccorso dei vincitori. Per averne un’idea basta guardare Mediaset e in particolare Rete4. La prima ora di ieri sera è stata dedicata alla difesa, perinde ac cadaver, di Giorgia Meloni e dei suoi decreti sulla sicurezza. Mentre la seconda ora è stata assegnata a Matteo Salvini e al suo delirio forcaiolo. Di..

La bugia di Caruso
ha le gambe corte

E così anche Marcello Caruso ha detto la sua brava bugia. Nel teatrino di Palazzo d’Orleans lui recita la parte del coordinatore regionale di Forza Italia. Una fiction, in quanto pure le pietre sanno che il padrone del partito, in Sicilia, è Renato Schifani. Caruso c’è, ma deve solo ubbidire. E di ubbidienza in ubbidienza, due giorni fa ha dichiarato che sulle nomine ai vertici delle Asp tra i partiti della maggioranza “non c’è alcun contrasto”. Spiegando subito dopo che “gli unici criteri di riferimento sono quelli della competenza e dell’esperienza”. Ma oggi Giorgio Assenza, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha ufficializzato la dichiarazione di guerra: “Ci sono partiti che non possono avere lo stesso peso specifico del nostro gruppo”. Un avvertimento a Schifani – nome in codice: Narciso – il..

Merlino e Berlinguer
Un trionfo di banalità

Ma dov’è finito il guizzo geniale e creativo di Silvio Berlusconi? In quel suo esprit c’era intelligenza, inventiva, mestiere, fantasia. C’era anche una buona dose di scandalo e follia, indubbiamente; ma mai con il Cavaliere in vita avremmo visto su Mediaset una trasmissione malinconica e piagnucolosa come quella di Myrta Merlino o uno show triste, solitario y final come quello messo in scena da Bianca Berlinguer e Mauro Corona. C’è stata una caduta verticale e repentina nel cattivo gusto, nel déjà-vu, nel luogo comune. Myrta e Bianca avrebbero dovuto portare a Cologno, almeno nelle intenzioni di Pier Silvio Berlusconi, un vento nuovo: quello della sinistra; avrebbero dovuto rimpiazzare il trash di Barbara D’Urso con il rigore intellettuale di un giornalismo un poco più ancorato ai fatti e alla verità. Sono..

Gerenza

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