Giuseppe Sottile

Quella domanda sul bis
che ammorba il dibattito

Tralasciamo la nostalgia per i tempi dell’invincibile Democrazia Cristiana e del glorioso Partito Comunista, quello di Gramsci e Togliatti. Scordiamoci anche gli anni in cui il confronto era “di grande momento” o “di ampio respiro”. Fatta questa premessa, passiamo alla domanda: ma è possibile che oggi l’unico argomento della politica sia il bis di Renato Schifani? Non c’è esponente della maggioranza che non si senta obbligato a dichiarare, in apertura di ogni discorso, la propria adesione al doppio mandato del presidente. E’ la premessa necessaria per rimanere tranquillamente in giunta o per ottenere un favore da Palazzo d’Orleans. Il “vizietto” ha contagiato i giornalisti parlamentari, quelli che si sentono per metà cronisti e per metà deputati. Se incontrano un assessore non gli chiedono quale riforma abbia in testa. Ma se..

Porte aperte del Pd
al super pagnottista

Il Pd siciliano – il più frammentato d’Italia – ha voluto regalarci un ossimoro. Con la pigrizia intellettuale di chi vive sdraiato sulla politica e sulle mance ha pensato di organizzare un festival a Palermo e di chiamarlo Festival dell’Unità. Quale unità, scusate? Quella del gruppo parlamentare dell’Ars che non si parla con il segretario regionale Antony Barbagallo? Ma la chicca più divertente andrà in scena venerdì quando le trombe di Villa Filippina annunceranno la presentazione del libro scritto dal pagnottista Maurizio Scaglione con Elio Sanfilippo, un combattente e reduce del glorioso Partito comunista, quello di Emanuele Macaluso. E’ un libro contro il pizzo e in quanto tale sarebbe il benvenuto in ogni biblioteca. Il dettaglio maleodorante è che Scaglione è l’uomo degli affidamenti diretti, degli inciuci più massicci e..

Galvagno e le parole
sul figlio del boss

Tutte sacrosante le indignazioni per le parole turpi e assolutorie di Salvuccio Riina, figlio di quel “Totò ‘u curtu” che fu boss dei sanguinari corleonesi e mandante delle stragi di mafia. Parole dannate. Che hanno avuto il merito – merito, si fa per dire – di risvegliare le coscienze dell’antimafia militante, molte delle quali in sonno da parecchi anni. Tra i dichiarazionisti scesi in campo per esecrare il giovane Riina spiccava Gaetano Galvagno, il presidente dell’Ars sotto inchiesta per corruzione e peculato. Per carità, libero di dire la sua: la costituzione garantisce agli indagati la presunzione di innocenza. Però. Condannare le nefandezze dei boss è un esercizio facile. La lotta alla mafia pretende, soprattutto dalla politica, comportamenti improntati a una rigorosa legalità. Galvagno rifletta anche su se stesso e sull’allegra..

Dove si trovano
gli Zaia di Sicilia

Pietrangelo Buttafuoco, che è un intellettuale libero e colto, aveva proposto come futuro governatore della Sicilia il bravo Luca Zaia, presidente uscente del Veneto. Ma Ignazio La Russa, col sorrisetto beffardo tipico dei padroni del vapore, aveva risposto “che in Sicilia di possibili governatori in gamba come Zaia ne abbiamo almeno dieci”. E così dicendo aveva tranquillizzato Renato Schifani che, manco a dirlo, vive e regna in funzione di una riconferma a Palazzo d’Orleans. Bene. Da giornalistuzzi poveri ma tenaci abbiamo cercato per mari e monti gli Zaia di Sicilia indicati da La Russa. E li abbiamo scovati. Non possiamo rivelare i nomi per ragioni di privacy. Possiamo dirvi però che vivono tutti e dieci a Paternò. Ma d’estate si trasferiscono a Ragalna, sull’Etna, dove il clima è più fresco...

L’ultimo eroe
di Cartabianca

A questo punto diciamolo apertamente. Il retequattrismo è diventato il luogo dove la lotta politica degenera puntualmente in rissa. I conduttori sanno che la gente non ne può più della chiacchiera e della propaganda; e sanno pure che, per fare lievitare gli ascolti bisogna mostrificare il dibattito. Succede così che Bianca Berlinguer, la cui “Cartabianca” non riesce a sfiorare il cinque per cento, si inventa i personaggi più strani e consente loro di scavalcare ogni confine. Anche quello della decenza. L’ultimo attrezzo di scena – dopo il giullare dolomitico Corona o il temerario professore Orsini – è stato Enzo Iachetti. Più che attore, un energumeno tascabile. Il quale, messo a confronto, sulla tragedia di Gaza, col presidente della Federazione amici di Israele, ha sbroccato a tal punto da urlare “vengo..

Altro Capodanno
di allegri concerti

Concerti e festival. Spocchia e sprechi. Era l’arte – arte, si fa per dire – della corrente turistica di Fratelli d’Italia prima che una pesantissima inchiesta per corruzione trascinasse nel fango il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, l’assessore Elvira Amata e Manlio Messina, il Balilla che si inventò il colpo grosso di Cannes e che, con la complicità di un avventuriero lussemburghese, bruciò oltre tre milioni di euro. Ma nonostante lo sputtanamento venuto fuori dalle intercettazioni della Guardia di Finanza, l’allegra gestione del denaro pubblico continua. Il “vizietto” dei concerti apparecchiati per essere ripresi dalla tv e fare felici i dirigenti di Mediaset lo trovate nascosto, sotto dicitura bugiarda, tra le pieghe della manovra di bilancio consegnata in questi giorni agli uffici dell’Ars. E’ prevista una spesa di altri due milioni..

Ma per Lagalla
solo una carezza

Renato Schifani non si sottrae mai ai doveri di riconoscenza. Ha ripagato la mano tesa di Raffaele Lombardo con la nomina di Luigi Genovese al vertice dell’Ast e ieri – con un gesto di magnanimità – ha pure avuto una carezza per il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Il quale, ricordiamolo, due mesi fa gli ha generosamente consegnato le chiavi della Gesap, la società che detiene la maggioranza assoluta dell’aeroporto di Punta Raisi, pur sapendo che la Regione non possiede neppure un’azione. Ieri il governatore ha voluto sdebitarsi di tanta sudditanza. Ma ha evitato di regalare al sindaco uno degli incarichi di sottogoverno che quotidianamente distribuisce al suo cerchio magico. Gli ha solo dedicato una dichiarazione di apprezzamento – “Ha lavorato bene e con coraggio” – che Lagalla potrà utilizzare..

Chi vince nei talk-show
la rissa sulla violenza

Bella compagnia quella dei retequattristi. Ieri sera Paolo Del Debbio, padre nobile dei conduttori targati Mediaset, ha aperto il suo talk-show con un predicozzo impregnato di sofferenza. Ha detto che destra e sinistra si accusano a vicenda di fomentare odio e violenza mentre dovrebbero concentrarsi sui problemi reali degli italiani. Santa indignazione la sua. Contraddetta dal fatto che subito dopo lo stesso Del Debbio ha spinto gli ospiti a riprodurre in studio, per un’ora intera, il deprecato dibattito che distrae e stordisce il Paese. Ha concesso la parola a una sinistra che gioca la carta della minimizzazione e ha dato spazio a una destra che ormai accosta ogni manifestazione di dissenso agli anni maledetti delle Brigate Rosse. Il retequattrismo è questo: si parte ragionando e, man mano, si fa in..

Tajani stringe accordi
ma Schifani non lo sa

Repubblica racconta che Carlo Calenda era stato invitato alla convention dei giovani di Forza Italia da Antonio Tajani, più che mai intenzionato a coinvolgere il leader di “Azione” nella campagna elettorale per la Lombardia. E racconta pure che il segretario berlusconiano si è molto infastidito per la sceneggiata con la quale Renato Schifani, un habitué dei colpi d’ira, ha abbandonato la scena di San Benedetto del Tronto. E’ vero che Calenda ha espresso giudizi pesanti sul governo siciliano. Ma lo strappo del presidente della Regione ha rischiato di compromettere il dialogo avviato da Tajani per allargare il ventaglio delle alleanze. La verità è che il leader di Forza Italia non comunica a Schifani gli accordi che stringe con Salvini per i porti e con Calenda per la Lombardia. Se lo..

Tardino o Genovese:
chi è piu competente?

No, il sottogoverno non ci scandalizza. E non ci scandalizzano nemmeno i privilegi riservati ai cosiddetti “figli d’arte”: oggi si incorona la figlia di Totò Cardinale, il giorno dopo tocca al figlio di Francantonio Genovese. E’ la politica, bellezza! Paradossalmente l’unico che in piena estate ha gridato allo scandalo per una nomina è stato Renato Schifani. Il quale ha addirittura mobilitato una squadra di avvocatoni per contrastare l’insediamento di Annalisa Tardino, al vertice dell’Autorità Portuale. L’accusa? “L’ex europarlamentare scelta dal ministro Salvini non ha le competenze tecniche per ricoprire quell’incarico”. Ma ieri lo stesso Schifani ha designato alla presidenza dell’Ast il giovane Luigi Genovese, erede di un potentissimo padre. E a noi non resta che aspettare il comunicato stampa dove il governatore elencherà le competenze tecniche del prescelto.

Gerenza

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