Giuseppe Sottile

Si ispirano a Paolo
con questa “gentuzza”

Proviamo a metterli in fila. L’allegra compagnia si apre – noblesse oblige – con Gaetano Galvagno, il presidente dell’Ars trascinato nella polvere da una pesantissima inchiesta per corruzione. Lo segue a breve distanza Elvira Amata, assessore regionale e sacerdotessa indiscussa della famigerata corrente turistica fondata dal balilla Manlio Messina e sostenuta da altri innominabili gerarchi di Fratelli d’Italia. Poi c’è la pattuglia sanitaria con in testa Ferdinando Croce, il manager dell’Asp di Trapani costretto alle dimissioni dopo lo scempio dei referti istologici, affiancato, manco a dirlo, da Walter Messina, manager dell’ospedale Civico di Palermo e collezionista inarrivabile di gaffe e disastri amministrativi. Per carità, quattro nomi non formano un partito. Ma come può un partito che si ispira a Paolo Borsellino affidare i propri destini a questa gentuzza?

All’Ars c’è un comodo
rifugio per indagati

Qualcuno salvi la Federico II. Doveva essere un punto di riferimento culturale per tutta la Sicilia, un fascio di luce in grado di illuminare non solo le meraviglie di Palazzo dei Normanni ma anche il grigiore di un’Assemblea regionale trasformata nella dimora di una casta sempre più aggrappata ai propri privilegi. Era una Fondazione prestigiosa ed è diventata il refugium peccatorum, la pattumiera dove il presidente Gaetano Galvagno ricovera gli impresentabili del suo cerchio magico, indagati come lui per corruzione. Non bastava avere consegnato chiavi e budget a Sabrina De Capitani, l’ex portavoce calata dal Nord per intrecciare affari, intrighi e mazzette. E’ transitato dall’Ars alla Fondazione anche Salvatore Pintaudi, l’addetto stampa che ha sgraffignato ottomila euro all’impresario Nuccio La Ferlita, altro membro della benemerita compagnia degli scandali.

Sanità, tutto risolto
Penserà a noi il Ruas

Pazienti di tutta la Sicilia, unitevi. Abbandonate code e liste d’attesa e partecipate al pellegrinaggio di ringraziamento per l’istituzione del Ruas, il Responsabile Unico per l’Assistenza Sanitaria. Si tratta di un centro nato da pochi mesi il cui compito sarà quello di vigilare su ogni prestazione e su ogni dato relativo alla nostra salute. Nessuno sfuggirà al suo controllo. Nemmeno quelle satrapie chiamate Asp. Lo annuncia il dottore Giacomo Scalzo, direttore del Dasoe, meglio noto come Osservatorio epidemiologico. Il quale comincia l’intervista con una lode al presidente della Regione, Renato Schifani, e la chiude con un encomio all’assessore, Daniela Faraoni. L’intervista è stata concessa, va da sé, al sito di Maurizio Scaglione, il pagnottista dell’informazione che in un anno ha ricevuto dalla Regione affidamenti diretti per cinquecentomila euro. Alleluja.

Come la spocchia
degrada nel ridicolo

Ammettiamolo: la politica ha meccanismi che noi umani non comprenderemo mai. Gaetano Galvagno, il presidente dell’Ars ricoperto dai liquami di una pesante inchiesta per corruzione, sfida le leggi del pudore e nel giorno in cui la Sicilia commemora Paolo Borsellino, il giudice assassinato in via D’Amelio, si fa fotografare – ridanciano e con un cappellino alla Jovanotti – tra le gaiezze di una festa colossal apparecchiata da Totò Cuffaro per le nozze del figlio. Altro che rispetto e dignità delle istituzioni. Allo sputtanamento che gli arriva dalle intercettazioni della Guardia di Finanza consegnate alla procura di Palermo e pubblicate dai giornali, il golden boy di Fratelli d’Italia ci aggiunge il carico di queste stramberie da scavezzacollo di borgata. Qualcuno lo aiuti. Accecato dal potere, non si accorge che la sua..

Lagalla e il mistero
di una sua sudditanza

E’ stata un’intervista di ampio respiro – o di grande momento: decidete voi – quella rilasciata da Roberto Lagalla al direttore di Livesicilia. Il sindaco di Palermo ha risposto ai fischi, che la folla gli ha tributato la notte del Festino, con una panoramica sull’opera di ricostruzione che la sua giunta ha intrapreso dopo cinque anni di devastazione orlandiana. Ha rivendicato il merito di avere sanato i conti pubblici e di avere eliminato la spettrale immagine delle bare accatastate in un capannone del cimitero dei Rotoli. Verissimo. Nella sua narrazione c’era solo un’omissione: sull’aeroporto di Punta Raisi, il Comune, che detiene la maggioranza, ha ceduto ai capricci e ai giochi di potere del presidente della Regione, Renato Schifani, che della Gesap invece non possiede una sola azione. Quale patto nasconde..

Il bronzo non basta più
per certe facce di Sicilia

Si fa presto a dire “faccia di bronzo”. Ma il bronzo non basta più per descrivere la resistenza di una certa casta bramina agli scandali, allo sputtanamento, alla vergogna. Forse bisognerà fare un giro nelle terre rare dell’Africa per trovare un metallo ancora più refrattario a ogni questione morale. Ci servirà per definire la faccia di Sabrina De Capitani, l’ape regina che ha trascinato il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, nel gorgo di una pesantissima inchiesta per corruzione. O per coprire l’indecenza di Nicola Tarantino, il factotum dello scempio di Cannes, orchestrato negli anni dello “spendi & spandi” dal balilla Manlio Messina, capo indiscusso della corrente turistica di Fratelli d’Italia. Tarantino e la De Capitani sono ancora sui ponti di comando. Uno amministra i milioni della Film Commission, l’altra il ricco..

Evviva i giovani
anche i piritolli

Noi vecchi parrucconi spesso dimentichiamo di essere stati giovani e di avere fatto anche noi le nostre rivoluzioni: l’occupazione delle scuole, le contestazioni, i cortei contro la guerra del Vietnam, “Yankee, go home”. Ogni generazione ha vissuto la propria vita, contrapponendo un’idea di modernità al conservatorismo della generazione precedente. Nessuna meraviglia dunque se Pietro Marconcini, 19 anni da Roma, ha chiesto al ministro Valditara di potere rifiutare il suo voto di maturità (83) e uscire dal liceo con il minimo di 60. Crede di combattere così il “sistema” e noi vecchi potremmo addirittura dedicargli un sorriso. Poi ci sono i ragazzi in carriera, come gli azzurrini di Forza Italia, ai quali è toccato un leader, Simone Leoni, che già promette bene come picchiatore nei talk-show. Ma noi, si sa, riusciamo..

Il Festino nella piazza
che odora di scandali

Amministratori e musicanti, attori e figuranti vi diranno che il Festino di quest’anno è stato il più bello degli ultimi anni. Vi diranno pure che non c’erano mai stati tanti turisti e che nelle chiese toccate da Santa Rosalia fede e devozione si toccavano con mano. Credeteci pure. Poi date uno sguardo alla città, alle sue violenze e al suo abbandono, e chiedetevi quale sentimento avrà spinto il popolo della Santuzza a sommergere, sotto un mare di fischi, il sindaco Lagalla. Certo, c’è un’insofferenza diffusa verso una classe politica incapace di garantire ai palermitani un minimo di efficienza. Ma c’è pure una questione morale. Il cuore del Festino era in una piazza che sta davanti all’Assemblea regionale. Un luogo diventato, con l’inchiesta su Galvagno & C. l’epicentro di tutti gli..

Galvagno va alla festa
e la illumina d’allegria

Gaetano Galvagno è un uomo di coraggio. Nonostante l’inchiesta per corruzione e lo sputtanamento che i giornali riversano sulla sua immagine, il giovane presidente dell’Ars ha voluto presenziare all’avvenimento mondano più scintillante di questa legislatura: le nozze d’oro di Renato Schifani, celebrate sabato sera a Villa Igea con oltre 150 invitati e uno sfarzo che nemmeno alla corte di Versailles. Purtroppo è arrivato da solo. Per meglio affermare il principio costituzionale della presunzione d’innocenza avrebbe potuto farsi accompagnare da Sabrina De Capitani, la sua ape regina, o da Marianna Amato, l’ape regina del suo amico Manlio Messina, o da Marcella Cannariato ed Elvira Amata, la coppia più prestigiosa della cultura e della beneficenza in Sicilia. Per l’ombroso Schifani sarebbe stato un momento di inarrivabile allegria. Basta rancori, godiamoci la vita...

E’ Paternò la nuova
capitale della Regione

Solo Daniela Faraoni poteva inventarsi una manovra clientelare così sfacciata. L’assessore regionale alla Sanità ha predisposto una bozza di rete ospedaliera che grida a dir poco vendetta. Il capolavoro riguarda la provincia di Catania. Dove ha falcidiato i posti letto di Bronte, Caltagirone, Giarre e Militello. E ha aumentato quelli dell'ospedale di Paternò da 28 a 63. Un miracolo. Dettato non dai santi, ma dai due santoni che, per nascita, sono legati a quella città: Ignazio La Russa, presidente del Senato, e Gaetano Galvagno, presidente dell’Ars. Pure le pietre sanno che a capo della Regione non ci sarebbe Renato Schifani senza la mano benedicente di La Russa. A Daniela Faraoni, vecchia volpe della politica, non poteva pertanto sfuggire il dettaglio che se Palermo è il capoluogo della Sicilia, Paternò è..

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