Quattro ore e mezza da Trapani a Catania, all’interno di autobus senza aria condizionata, nella settimana più calda dell’anno. E’ successo a molti passeggeri che in questi giorni, di ritorno dalle proprie destinazioni o pronti per le vacanze, sarebbero dovuti atterrare o partire da Fontanarossa e invece, a causa di un incendio tuttora senza matrice, hanno dovuto affrontare una traversata impervia (quando non si sono arresi al bivacco fra un gate e l’altro). Un clima da terzo mondo che tira in ballo numerosi fattori: il caos degli aeroporti e delle autostrade, l’assenza di collegamenti alternativi e l’inefficienza della politica. C’entra una Sicilia dove, in questi giorni, i problemi cronici – solitamente monnezza e incendi – sono stati soppiantati dall’emergenza mobilità. Non fai in tempo ad amarla, quest’Isola, che già la detesti. Per la sua accoglienza scalcagnata.

Quanto successo all’aeroporto Bellini di Catania, ovviamente, non era preventivabile (per i viaggiatori), ma andava messo in conto dagli addetti ai lavori, come ha segnalato Cateno De Luca: “I piani di emergenza – ha detto il sindaco di Taormina – vengono redatti non per dare incarichi agli amici, ma per mettere in atto nel momento del bisogno un piano di reazione di fronte all’imponderabile che consenta di ovviare a possibili disservizi. In questo caso invece non ha funzionato niente”. La politica spesso la butta in caciara. Ma in questo caso è inevitabile, dal momento che Sac è in parte sotto il controllo della Regione, per il tramite della Camera di Commercio del Sud-Est: la quale, di recente, è finita in mezzo a un polverone che ha segnalato, anche all’interno dello stesso governo, importanti diversità di vedute. La politica è immanente e c’entra sempre. Specie quando si assume l’incarico di risolvere i problemi per conto terzi e poi non ci riesce.

Ad esempio, dall’inizio della legislatura, Schifani ha intrapreso una battaglia contro il caro-voli che fin qui non ha portato a nulla. Mentre, di fronte ai disservizi dell’aeroporto catanese, non ha detto una parola. Ha solo rimproverato il direttore generale della Gesap, la “Sac” palermitana, per aver chiuso le porte ai voli dirottati da Fontanarossa. Nel weekend non ne arriverà nessuno, perché l’aeroporto Falcone-Borsellino, altrimenti, “rischia di saltare”. Il rimprovero di Schifani ha avuto altri risvolti politici – la tentazione di dimettersi da parte dell’amministratore delegato Vito Riggio, che per ora rimane in sella per volontà del sindaco Lagalla – ma non ha risolto l’ingorgo dei cieli. Che peraltro rischia di essere aggravato da un altro fattore: nel weekend a Scicli, in provincia di Ragusa, si esibiranno le Frecce Tricolori, pertanto il traffico aereo dovrà essere “rivisto” e gli arrivi a Comiso ridotti. In questi giorni di marasma, che hanno colto di sorpresa la governance dell’aeroporto, mancavano persino le bottigliette d’acqua, e una truppa di turisti in partenza per Creta ha minacciato di invadere la pista se non avessero imbarcato il volo per la Grecia (partito con sette ore di ritardo).

Nelle stesse ore in cui a Comiso era divenuto impossibile accedere alle aree check-in e ai gate, per il troppo afflusso, Schifani sponsorizzava la nascita dell’area Cargo: questioni di priorità. Mentre Trapani, la base siciliana di Ryanair, controllata da una società partecipata della Regione (Airgest), risultava destinazione poco gradita ai passeggeri in rotta su Catania: provate voi a percorrere la Sicilia da una parte all’altra con 45 gradi percepiti e quelle strade. Non è bastato neppure l’intervento dell’Ast, che ha messo a disposizione un’ingente flotta di pullman (vecchi) per organizzare il trasloco.

Ed ecco la seconda questione: l’A19 da Palermo a Catania, attualmente, è un cantiere. Da una punta all’altra, fra mille deviazioni, ci si mette circa tre ore. I buoni propositi – anche di Salvini – per accelerare i lavori di ammodernamento sono rimasti tali. A inizio maggio Fratelli d’Italia annunciava con giubilo che “nel decreto Ponte trova spazio una norma finalizzata all’immediato completamento dell’autostrada Palermo-Catania, prevedendo una apposita struttura commissariale”. L’aggettivo “immediato” stona un po’, dal momento che non se n’è più parlato: il commissario doveva essere Schifani, l’unica certezza è che l’autostrada colabrodo costituisce una vergogna senza precedenti per Anas e per la Sicilia.

Tutt’intorno lo scenario è desolante: il controesodo della domenica, sulla Catania-Messina, è da incubo. Da sette mesi il tratto Taormina-Giardini Naxos è ridotto a una corsia. A Letojanni rimangono le tracce di una frana del 2015 e il Cas, competente in materia, non è riuscito a consegnare neppure l’ultimo lotto (fin qui disponibile) della Siracusa-Gela, da Ispica a Modica. Se ne parla da circa un anno, l’ultima deadline è il prossimo Ferragosto (ma slitterà ancora). Eppure i lavori sono stati fatti; i soldi ci sono (l’Ars ha stanziato 14 milioni per calmierare la sofferenza dei costruttori); mancherebbero i collaudi. Ma occhio: ci sarebbe un altro bel pezzo di arteria da finanziare e realizzare: quando? Inoltre Salvini, che il 22 maggio era venuto a inaugurare i cantieri della Ragusa-Catania, ha dato un’occhiata allo stato d’avanzamento dei lavori? Molte attività presenti lungo il tragitto – su tutti distributori di carburanti e autogrill – attendono di conoscere la data da cui sarà esecutivo l’ordine di esproprio. Già, ma vuoi mettere i proclami sul Ponte?

E se le strade versano in pessime condizioni, non si può dire che i collegamenti marittimi godano di grande salute. I sequestri operati dalla magistratura nei confronti di alcuni traghetti della Caronte&Tourist – non ritenuti adatti al trasporto dei disabili – e l’impossibilità di avere una revoca del provvedimento, hanno “obbligato” la società a interrompere il contratto con la Regione, continuando però a operare in regime di libero mercato. Al centro della contesa ci sono i collegamenti con le isole minori: che non significa soltanto turismo, ma anche sopravvivenza per i residenti. “La società ci ha assicurato che, nel periodo compreso tra il 18 luglio e il 30 settembre, il numero delle corse settimanali verso le Eolie aumenterà del 20 per cento (da 14 a 17) e resterà inalterato il numero di quelle per le Egadi e per Ustica. Un’intesa a tutela di tutti i siciliani”, ha detto Schifani. Restano invariate le corse previste per le isole Pelagie e per Pantelleria, essendo ancora in vigore il contratto di servizio con la Regione.

Il rischio è l’aumento dei prezzi da parte della compagnia di navigazione. Una eventualità, già evidenziata dai Comuni, che ha costretto il governo regionale a correre ai ripari: in occasione dell’ultimo collegato alla Finanziaria, esitato questa settimana, sono stati stanziati 800 mila euro destinati ai contributi agli autotrasportatori di merci pericolose. Lo scopo, come ha sottolineato l’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, “è sterilizzare eventuali impennate dei costi che possono poi ricadere su residenti e turisti”. Di fronte a così tanti e irrisolti dilemmi, però, l’unica soluzione è affidarsi a un ombrello: i guai, in Sicilia, piovono da ovunque. Dal cielo, dalla terra e anche dal mare.