Cascio e il funerale della giustizia

Celebriamo, ancora una volta, i funerali della giustizia, vittima di un sinistro avvenuto in via da Palazzo dei Normanni numero 0. Coinvolti nell’incidente (probatorio) il povero Cascio Francesco e i suoi avvocati. Partecipano alle esequie i colpevolisti, i populisti ed i santoni dell’onestà; portano loro in spalle la bara, versando lacrime di coccodrillo, mentre la folla applaude commossa al passaggio del feretro.

Garantisti incalliti, forzisti della prima e dell’ultima ora, ex cicciocasciani d’improvviso non più ex, battono le mani e invocano la sacra scure della responsabilità civile, che finalmente scenda sulle teste di chi, come al solito, procura un dolore del genere. E piangono. Piangono tutti. Un pianto disperato, che si mescola e quasi si confonde con lo scampanio litanioso dei sensazionalisti pentiti, che avevano scritto e detto e raccontato ed affondato e…

Piangono tutti, mentre la defunta Dea sbendata incede lentamente, dentro un’enorme cassa di legno pregiato e chiodi chiantati che è una meraviglia. Piangono tutti, mescolando alle lacrime brusii di circostanza: “Ma era ad orologeria?”. “Fino al terzo grado arrivò”. “Mischina, le prove buone parevano però…”.

Piangono e non si accorgono che più in là c’è un’altra bara, abbandonata dentro il carro funebre, fermo sul ciglio della strada. Quasi nessuno se ne accorge eppure lì dentro, smorta ed esanime, c’è un’altra vittima. È l’ombra di Ciccio Cascio, proprio lui, ghigliottinato in pubblica piazza, senza appello. Ah no, l’appello no. Quello l’aveva vinto, ma ormai era stato dichiarato decaduto dal medico legalitario che allora seguì il caso; avvocato, per l’esattezza, non medico, uno di Messina se non ricordo male. Morto. Morta la sua dignità, la sua passione, i suoi sogni, i suoi sonni, la sua dimensione politica, la sua sfera personale, tutto. Quel maledetto sinistro s’è preso tutto e nessuno più potrà restituirglielo. È lui l’unica vera vittima, perché quell’altra, la Dea, fa presto a resuscitare, il suo è un lungo corso, muore e rinasce quando vuole. Ma Ciccio no. E nessuno lo piange veramente, solo i familiari e qualche amico buono. Oggi si sente rinato, è vero, verissimo, me l’ha pure scritto in un messaggio… ma quel Ciccio Cascio ghigliottinato in pubblica piazza non c’è più, è decaduto per sempre.

E allora eccomi qua, che scrivo della sua vicenda, perché di un umile Marchese del Grillo che sbeffeggia la giustizia c’è sempre bisogno.

Eusebio Dalì :

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