La lite sul canone Rai
manda in tilt la Meloni

“Non giova a nessuno”. È furiosa Giorgia Meloni, quando si rende conto che quello che Palazzo Chigi ha provato a evitare fino all’ultimo momento utile, alla fine è successo. E così, pochi minuti dopo la bocciatura della riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro - con Forza Italia che ha votato, con l’opposizione, contro l’emendamento leghista e mandato sotto la maggioranza - arriva il commento stizzito, filtrato da fonti di Palazzo Chigi: "Il Governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L'inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno". L’inciampo, però, è stato doppio, così come doppia è la spaccatura in questa giornata in cui Lega e Forza Italia si fanno..

Crosetto bombarda Giuli per la nomina del museo Egizio

“Chi è stato a parlare?”. Quando ormai la frittata è fatta – e la lite fra i ministri Alessandro Giuli e Guido Crosetto è di dominio pubblico – a Palazzo Chigi provano a inseguire i fantasmi. Si cerca come sempre la talpa, che per antonomasia meloniana è “un infame”. Il rinnovo di Evelina Christillin alla guida della Fondazione Museo Egizio di Torino apre l’ennesima faglia dentro Fratelli d’Italia. Nei rapporti di forza interni in Piemonte e ovviamente sulle nomine, la ciccia. La storia – raccontata dal Foglio.it – non è finita perché il ministro della Difesa non si arrende. Crosetto nega i toni violenti (via chat e al telefono) con i quali si è rivolto a Giuli – che questo giornale al contrario conferma – ma soprattutto fa filtrare che..

L’infaticabile lavorìo di Mattarella,
imparziale ma non neutrale

L’ultima toppa riguarda il “ritocco”, apportato in Commissione Affari costituzionali, alla norma che affida alle Corti d’appello i ricorsi dei richiedenti asilo. Insomma, alla fine il governo, rispetto alla prima versione del decreto flussi, ha concesso più tempo ai giudici per organizzarsi. In mezzo, tra la prima e la seconda versione, il grido di dolore indirizzato dalle Corti d’appello al Quirinale. Con successivi approfondimenti e consigli proprio dei suoi uffici giuridici, per sminare le criticità. Il penultimo e terzultima tentativo di “toppa”, in ordine di tempo, riguardano invece il decreto sicurezza, già approvato alla Camera. Una è sulle madri detenute: per colpire le borseggiatrici era stata prevista la possibilità che le donne incinta e le madri con figli di un anno potessero andare in carcere; l’altra il divieto di acquistare..

Conte, attento. Grillo è già entrato nella fase vietcong

“Penso che Beppe Grillo si stia divertendo molto. Ormai è entrato nella fase Vietcong, spara un colpo per vedere quello che succede, con Conte sarà per lui una guerra di logoramento”. Lorenzo Borrè, avvocato storico dei dissidenti grillini, massimo esperto di statuti e codici etici del M5s, ormai professore emerito di “grillismo”, commenta così con il Foglio la scelta del fondatore Beppe Grillo di chiedere la ripetizione del voto sui quesiti, 14 su un totale di 63, che servono a modificare lo statuto del Movimento. Al centro ovviamente c’è quello che ha cancellato il ruolo del garante, ovvero ha fatto fuori lui, Beppe Grillo, da quella che fu la sua creatura politica, oggi nelle mani di Giuseppe Conte. E ora, avvocato, che succede? “Adesso – spiega Borrè – si dovrà..

Dalla giustizia al canone Rai
Il governo rimane nel pantano

Giustizia e canone Rai. La maggioranza si incarta. E rinvia. Dopo il vertice domenicale a casa di Giorgia Meloni, che non ha portato consiglio su alcuni temi chiave, ecco che le crepe si riaprono in questo freddo lunedì di novembre. Mentre sui palazzi romani cade a tratti una pioggerellina che rende l'aria cupa, nella maggioranza il clima si fa tetro. E sui fronti caldi si fa fatica come non mai a trovare l'intesa. Sul fronte giustizia, fino a poche ore prima del Consiglio dei ministri era prevista - al primo punto all'ordine del giorno - l'approvazione dell'ennesimo decreto legge. Avrebbe esteso le sanzioni disciplinari per i magistrati. Sarebbe diventato possibile per il ministero della Giustizia punire coloro che non si astengono dalle cause "per gravi ragioni di convenienza". Con il..

Grillicidio e resuscitati. Nel nuovo M5S rispuntano i vecchi

Adesso che uno non vale più uno, è già guerra a chi si accaparra il terzo mandato. All’assemblea costituente che lancia il nuovo corso dei Cinque Stelle, fa la sua comparsa una specie nuova: i ricandidabili. O forse i resuscitabili, per usare la metafora di Beppe Grillo che ha bollato la metamorfosi dei Cinque Stelle, conquistati dalla leadership di Conte, come il passaggio “da francescani a gesuiti”, da fratelli del poverello di Assisi, a cavalieri del nuovo unto del Signore: Giuseppe Conte. Il presidente pentastellato ha indicato a tutti la strada del terzo mandato, ricordando che in origine c’è stato “un equivoco nell'interpretazione della formula uno vale uno". Dopo il voto dell'Assemblea che abolisce il tetto, Conte dice che "l'indicazione è chiara, ne terremo presente per formulare una proposta che..

Non solo Open Arms, su Salvini
anche le critiche dei colonnelli

Il cronista registra una ariaccia vera nella Lega. Succede sempre così: le botte elettorali scoperchiano malumori trattenuti e contraddizioni irrisolte. Ma su questo torneremo tra un po’. Prima, focus stretto su Matteo Salvini. La sua vera preoccupazione è il processo Open Arms, che arriva a sentenza il 20 dicembre. C’è chi racconta la favoletta che, se lo condannano, in fondo gli fanno un favore, perché può giocarsela sul martirio per aver difeso i confini. Mica tanto: facile fare i condannati coi processi degli altri. La condanna è sempre un bel problema, soprattutto per un leader abbastanza consumato. L’elemento positivo è il contesto, e infatti Salvini punta tutto su quello. In questo clima – Donald Trump, Elon Musk, l’Albania, il cattivismo delle parole e delle politiche – il dibattito sul “se..

Elly in corsia. Tour degli ospedali sognando Palazzo Chigi

Riparte da una corsia di ospedale sperando poi di correre veloce su quella di sorpasso nel rettilineo che la dovrebbe portare a Palazzo Chigi. Ecco Elly Schlein capace come Forlani (ma con l’eskimo) di parlare per un’ora abbondante sotto una pioggia di domande senza dare grandi titoli o emozioni. Magari questa è la sua forza. Al termine della conferenza stampa post regionali, i cronisti se ne vanno rassegnati, con una serie di parole chiave segnate alla rinfusa ma non inedite: unità, umiltà, anima, connessione con il popolo, Tina Anselmi, lavoro di semina... Comunque la prima notizia è che il Pd lancerà una grande mobilitazione per medici e infermieri contro i tagli alla sanità. La seconda è una conferma: Schlein si vede a Palazzo Chigi. “Tempo al tempo”. Nel frattempo la..

Highlander Udc. Vive e lotta solo sulle schede elettorali

“La Dc ha vent’anni”, recitava uno storico manifesto del 1963, ricordato sui manuali di marketing come l’avvento della politica spettacolo. In primo piano l’immagine di una ragazza in abito da sposa, con un mazzo di fiori in mano. Gli elettori, bigotti, non la presero bene e alle successive elezioni, lo scudo crociato perse voti. L’Udc - Unione di centro, o meglio Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro - di anni ne ha ventidue. Il suo segretario, Lorenzo Cesa sta per compiere vent’anni alla guida del partito. Per la precisione Cesa si è insediato il 27 ottobre del 2005: il Movimento Cinque Stelle non era ancora nato, Giorgia Meloni scriveva sul Secolo d’Italia, Elly Schlein studiava giurisprudenza. Da allora non ha mai mollato la guida del partito. Un vero..

La Meloni: “Perdere ci fa bene”
Si apre il processo a Donzelli

Se lo dice lei è Vangelo: “Non vincere sempre può aiutare a mantenere i piedi per terra”. A Rio de Janeiro ci sono il Cristo redentore ma anche Giorgia Meloni. La premier – reduce dal G20 e prima di partire per l’Argentina per incontrare il presidente Milei – entra ed esce dalle cose italiane. Difende il ministro Giuseppe Valditara e il sottosegretario Andrea Delmastro e poi plana sulle regionali. Tiene banco la sconfitta in Umbria, visto che per l’Emilia-Romagna sarebbe servito un miracolo. Il richiamo alle scoppole formative rimbalza a Roma, tra il Parlamento e Via della Scrofa, e apre un piccolo processo interno. Alla maniera, certo, di Fratelli d’Italia. Va fatta una premessa: trattandosi di un partito “leninista” dove non esistono voci fuori dal coro, soprattutto dopo che ha..

Gerenza

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