Albania. Il decreto della Meloni
contro la cautela di Mattarella

Oplà. E il decreto interministeriale diventa un decreto legge sui paesi terzi considerati sicuri (che passano da 22 a 19). La reazione del governo, e di Giorgia Meloni, allo stop del tribunale di Roma all’esperimento albanese si consuma in un Consiglio dei ministri veloce. Annunciato all’insegna del “non ci fermeranno”. E’ la reazione ciò che conta: perché ad ascoltare le voci del centrodestra ormai sopra Palazzo Chigi è tutto un sabba di magistrati e opposizioni. Il decreto legge, che forse non risolve il vulnus con l’Europa, è stato accompagnato in maniera silente ma costante dal lavorìo degli uffici legislativi del governo con quelli del Quirinale. Contatti a tutti i livelli fra lo staff di Meloni (in prima linea il sottosegretario Alfredo Mantovano) e il “mondo Mattarella”. Il presidente della Repubblica..

Ma oggi Berlinguer sarebbe una maschera fuori corso

Berlinguer ha sempre perso le sue battaglie etiche e civili, da quella in difesa della vergine santa Maria Goretti a quella per svuotare di ogni radicalità, e se possibile ritardare, l’arrivo del divorzio in Italia, via via fino alla pretesa di imporre la diversità antropologica dei comunisti italiani nella fumosa e confusa questione morale piano piano divenuta il segnacolo in vessillo di un certo parassitismo azionista (Scalfari) che gli era estraneo ma se lo mangiò nell’insalata del mito. Nell’Italia e nella sinistra J-Ax di oggi Berlinguer sarebbe un isolato e uno sconfitto, una vecchia maschera con un sorriso disperato in braccio a Benigni. Ha perso anche in politica: ha perso il suo generoso eurocomunismo, un flatus vocis emesso per cercare di contrastare la “deriva socialdemocratica” e distanziarsi dalla brutta vecchiaia..

Meloni tuona sul caso Albania
“Un’opposizione scandalosa”

La premier Giorgia Meloni non paga di aver commentato a caldo, in serata torna sui social sulla richiesta di procedura di infrazione del Pd all'Ue per la scelta fatta dal governo sull'Albania. Ecco il testo integrale: "Cari italiani, questo è il testo con il quale i parlamentari del PD eletti al Parlamento Europeo chiedono all’Europa di aprire una formale procedura di infrazione contro l’Italia. Vostri rappresentanti che definiscono “illegale” un provvedimento votato dal Parlamento italiano solo perché loro non lo condividono. Vostri rappresentanti che propongono che l’Italia sia punita, perché la maggioranza dei suoi cittadini ha scelto il centrodestra per governare la Nazione e ha chiesto al governo di fermare l’immigrazione illegale di massa. Questi sono i “democratici” che, contro la volontà della maggioranza degli italiani, chiedono il sostegno esterno..

Dal Pap (Partito allargato dei patrioti) schiaffo a Lagalla

Riusciranno a far coesistere sullo stesso palco Schifani e Musumeci, che si lanciano accuse a giorni alterni; ospiteranno il segretario regionale della Lega e quello dell’Udc, il partito fantasma di Cesa; accoglieranno con tutti gli onori persino Marcello Caruso, il maggiordomo di Palazzo d’Orleans che sta provando a tenere insieme i resti di Forza Italia. Ma per il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, no, le porte rimarranno chiuse. Il nome dell’ex rettore non compare nell’iniziativa organizzata da Fratelli d’Italia al Teatro Jolly (di Palermo) per discutere dei primi due anni del governo Meloni. Dalla locandina dell’evento, in programma questa mattina, non risultano neppure esponenti del Mpa, il partito di Raffaele Lombardo, fresco di accordo col sindaco e con Micciché. Evidentemente il PAP -acronimo di Partito Allargato dei Patrioti- non ammette..

Resa dei conti in Campania tra De Luca e la Schlein

No, non è più folclore: è selvaggiume. E’ in Campania che Schlein deve urlare “cessate il fuoco, la lingua. Pace!”. Domenica, a Benevento, Vincenzo De Luca, ha definito Stefano Graziano, capogruppo Pd in Vigilanza Rai, “un imbecille”; “uno che per pietà ho nominato consulente a 3.600 euro al mese. Cazzo, guadagnava più di me”. Sandro Ruotolo è invece “un cafone”, “una nullità politica”. Il Pd, e lo dice il Pd, può perdere in Liguria, e la novità è che pure in Umbria crede di non farcela. La Campania sta macchiando un partito, compromette la sua rimonta, la segretaria. Un partito d’opposizione, il Pd, deve fare opposizione (a Meloni), ma un partito d’opposizione deve spiegare come sia possibile che De Luca, governatore più votato del Pd, salga sul palco, del Foglio,..

Dopo le api i tarli. Salvate Lollo e la sua arca di Noe

La Natura è matrigna, ma Lollo combatte. L’eroe dell’Agricoltura, Konrad Lorenz Lollo, sta superando l’ultima delle prove: la rivolta del tarlo. Un ripasso delle sue fatiche. Aveva l’alveare sopra il tetto del ministero, ma le vespe, cattive e schleiniane, le hanno sterminate. I cinghiali hanno poi scatenato la peste suina (e siamo a due). Il granchio blu si divorava le vongole (e tre) e infine, ecco il coleottero divoratore. La storia la svelano solo ora i dipendenti del Crea che hanno la fortuna di lavorare nella sede incanto di Via della Navicella. Il Crea è l’eccellenza del Masaf, e il ministro, appena arrivato, lo ha commissariato per avere uomini di fiducia. La sede è vincolata dalla sovrintendenza ed è stata acquistata dallo stato dopo anni di affitto altrove. Mai acquisto..

Guerre interne e colpi bassi
la fase stanca di Fratelli d’Italia

Arianna Meloni sbuffa e mastica aria di “depressione politica” in Via della Scrofa, sede di Fratelli d’Italia. La sorella premier, Giorgia Meloni, si dice “stanca” e “delusa” da truppe e colonnelli, in privato, e poi in pubblico, certo, se la prende con un certo clima che produce dossieraggi. Francesco Lollobrigida, potente ministro che fu cognato d’Italia e che ora non lo è più, ammette con gli amici “che non ci sarà alcuna fase due” e che “gestire le emergenze tutti i giorni inizia a essere un esercizio sfiancante per l’intera squadra”. Il ministro Alessandro Giuli, ultimo arrivato nella compagnia, è perplesso sul “fuoco amico” intorno al nuovo capo di gabinetto Francesco Spano, che sostituisce Francesco Gilioli, accusato di passare documenti ai giornalisti, ma difeso dai vertici del Senato, come per..

I treni la sua condanna. Salvini “al chiodo” per gli scioperi

Ministro Salvini, legga questa relazione e la metta al “chiodo”. E’ dell’Art, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti, organo indipendente, ed è ben più dura della richiesta di condanna dei pm di Palermo. Qui non vale la difesa, “mi perseguitano”, e nessun italiano metterà una firma a suo favore. E’ più dura perché boccia due anni di gestione Salvini, al ministero dei Trasporti, due anni che hanno visto aumentare la durata delle interruzioni ferroviarie da 17.913 ore del 2022 a 22.904 ore nel 2023. Oggi e domani ci sarà un nuovo sciopero del personale di Fs e il governatore lombardo della Lega, il galantuomo Attilio Fontana, le telefona perché è spazientito dai ritardi di RfI, la società di Ferrovie che gestisce la rete. L’unico “chiodo” fisso dovrebbe essere il binario, l’unico..

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