Non c’è la separazione delle carriere, né ci sarà mai
Con un editoriale come di consueto lucido, perché estraneo a contese tribali, Angelo Panebianco analizza ed elogia la separazione delle carriere fra magistrati requirenti e magistrati giudicanti. E prevede buoni effetti soprattutto alla lunga, per ragioni che mi è qui impossibile riassumere, ma il cui punto focale mi pare questo: un Csm (Consiglio superiore della magistratura, non più unico ma sdoppiato) di giudici avrebbe i migliori motivi per rifondare il principio che la verità processuale è scritta dalle sentenze e non dalle indagini preliminari del magistrato requirente, come invece la nostra illiberale cultura, con solido contributo del giornalismo, stabilisce almeno dal caso di Enzo Tortora, con sublimazione negli anni di Mani pulite. Spero tanto abbia ragione Panebianco, e probabilmente l’ha, ma bisognerebbe partire dall’assunto che la separazione delle carriere -..