Il grillino diventato
moralista da salotto

Oddio, mi pento e mi dolgo per tutte le volte che ho pensato che, essendo grillino, fosse anche un giustizialista. Mi batto pure il petto per tutte le volte che ho ipotizzato che fosse un manettaro o un forcaiolo. E mi cospargo il capo di cenere per averlo qualche volta inserito tra gli intrepidi moralizzatori della politica o tra i pochi che ancora praticano il mestiere dell’opposizione. Mi sbagliavo. Perché l’onorevole Nuccio Di Paola, vice presidente dell’Ars ed esponente di punta del Movimento Cinque Stelle, è semplicemente un moralista da salotto. Lo dimostra il fatto che, da autorevole membro del Consiglio di Presidenza, ha dato via libera a quasi tutte le manovre da basso impero messe a segno da Gaetano Galvagno e dalla sua ape regina Sabrina De Capitani. Mai..

Ma l’ape regina
non molla l’Ars

Per carità, la presunzione d’innocenza è un principio sacramentale ma anche la decenza dovrebbe trovare un posticino nella faccia e nella mente di un’indagata per corruzione. Sabrina De Capitani, l’ape regina che ha trascinato il presidente dell’Ars in un vortice di intrighi e di azzardi poco commendevoli, ieri mattina era ancora che si agitava e piritolleggiava tra le stanze e i corridoi di Palazzo dei Normanni. Come se l’inchiesta della procura di Palermo non l’avesse mai sfiorata. Si dirà: ma non si era già dimessa da portavoce di Gaetano Galvagno, indagato pure lui per corruzione? Certo che sì. Però è rimasta in sella come direttrice occulta della Fondazione Federico II. Incarico che le consente di percepire una retribuzione, fino a dicembre di quest’anno, di settantadue mila euro; e di amministrare..

Le banalità farfugliate
dal commissario FdI

Gentile onorevole Luca Sbardella. A giudicare dalle banalità che ha farfugliato a Livesicilia, delle due l’una: o lei non ha idea del motivo per cui Giorgia Meloni l’ha nominata commissario di Fratelli d’Italia oppure pretende, con le sue dichiarazioni, di prendere per i fondelli i siciliani. Lei sostiene – con una buona dose di faccia tosta o di finzione – che la corrente turistica dentro FdI non esiste. Non le dico di chiedere notizie al ministro Lollobrigida che forse ne sa qualcosa. Le consiglio semplicemente di gettare uno sguardo su ciò che ha combinato il suo illustre camerata Manlio Messina con Cannes e con SeeSicily. La Meloni l’ha inviata in Sicilia per sradicare il marciume che sta venendo a galla con l’inchiesta della procura di Palermo. Se non l’ha capito,..

La politica politicante
di un tagliatore di teste

Non c’è un politico più politicante di lui. Finge che si occupa di siccità e altre piaghe della Sicilia anche se non cava un ragno dal buco: la sete di questa estate sarà più feroce dell’anno scorso. Ogni tanto, ma distrattamente, si occupa pure di sanità e altre emergenze, ma l’inarrivabile specialità di Renato Schifani è quella di piazzare uomini della sua corte nei posti di sottogoverno. Anche tagliando la testa di chiunque possa intralciare la sua cavalcata di conquista e di potere. Praticamente non conosce ostacoli. Sull’aeroporto di Palermo – del quale la Regione non possiede una sola azione – ha superato se stesso: prima ha segato Vito Riggio, un amministratore oculato, competente ma poco maneggevole. E subito dopo, verificata l’assoluta sudditanza del sindaco Lagalla, titolare del pacchetto di..

Come porre fine allo sputtanamento

Che pena questi deputati regionali. Ufficialmente difendono lo stato di diritto e la presunzione di innocenza. In realtà difendono un sistema politico, marcio e irredimibile, che consente a maggioranza e opposizione di spartirsi mance e privilegi; che offre la possibilità a tutti i partiti di foraggiare col denaro pubblico le proprie clientele e di mantenere intatto il proprio consenso. L’inchiesta della procura di Palermo su Gaetano Galvagno e la sua ingorda portavoce apre la botola di una cloaca dove si è perso il confine tra politica e affari, tra pagnottismo e corruzione. Basta con le dichiarazioni al borotalco, con l’indecente silenzio di Giorgia Meloni e dei vertici di FdI, col balbettio impacciato e vergognoso di moralisti e moralizzatori. Il presidente dell’Ars ha un solo gesto da compiere per arginare lo..

Ma l’Italia dei patrioti
non vede gli scandali

Bastava leggere ieri le due pagine de La Sicilia per capire quale volume di fango si sia abbattuto, con l’inchiesta della procura, su Gaetano Galvagno, sul suo cerchio magico e sulla corrente turistica di Fratelli d’Italia, quella confraternita sotterranea di gerarchi e balilla che ha divorato milioni di euro con SeeSicily, con la truffa di Cannes, con spettacoli, festival e altre diavolerie. Eppure non si muove nulla. Gaetano Galvagno ha semplicemente comunicato di avvertire un magone che gli ribolle nello stomaco; dell’ex assessore al Turismo, lo spocchioso Manlio Messina, si sono perse le tracce; Sabrina De Capitani, la femme fatal al centro di una fitta rete di affari e di azzardi, se ne sta rintanata nel suo ufficio di Palazzo dei Normanni. Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, da Roma,..

Il Massimo e i pentiti
del pagnottismo

Quando hanno insediato Marcella Cannariato nel Consiglio di indirizzo del Teatro Massimo, il Presidente della Regione e il Sindaco di Palermo, sapevano perfettamente quale fosse la caratura politica e culturale della signora Dragotto. Sapevano che non aveva mai varcato la soglia di un conservatorio, che non aveva specifici titoli accademici, che non vantava pubblicazioni all’altezza dell’incarico. Era semplicemente una signora che ostentava la propria ricchezza, che organizzava cene e feste per politici e uomini di mondo, e che all’un tempo grattava contributi a destra e a manca in base al principio che la beneficenza è bella soprattutto se fatta con i soldi degli altri. Ora che la Procura ha smascherato le magagne, Schifani e Lagalla invitano la Cannariato al passo indietro. Ma sono stati loro a trasformare il Teatro Massimo..

Guadagni per tutti
con la beneficenza

Ora che ci siamo lasciati avvolgere e coinvolgere da Fiorella Mannoia e Noemi; ora che, per due sere, abbiamo reso incandescente lo stadio Barbera, ora vogliamo tirare un bilancio di questa vampata di beneficenza pensata a Palermo e finita in prime time su Canale Cinque? Il grande affarone lo ha fatto di sicuro Pier Silvio Berlusconi. La Regione di Schifani gli aveva già regalato due prime serate: il Volo ad Agrigento e il Capodanno di Catania; martedì gli è arrivata la terza. L’altro grande affare lo ha fatto Gigi D’Alessio: un pieno di popolarità, ricco cachet e contrattone di testimonial per Sicily by Car. Ma su tutti ha stravinto quel volpone di Tommaso Dragotto. Ha scucito un milione e mezzo per il poliambulatorio pediatrico e ha incassato un guadagno –..

Politica e miti di Sicilia
Ribaltamenti in corso

Fino all’altro ieri la presidenza di Palazzo dei Normanni sembrava il luogo geometrico della dignità e dell’austerità parlamentare. Ma scatta l’inchiesta per corruzione su Gaetano Galvagno e l’immagine si rovescia: il dossier della procura dipinge quelle stanze maestose come una centrale limacciosa di affari, come un crocevia d’azzardi e spregiudicatezze. La stessa infausta sorte tocca a Taobuk. Per anni quella rassegna è stata considerata una prestigiosa enclave culturale, riconosciuta in Italia e nel mondo; ma una caduta di stile della sua Madre Badessa l’ha fatta precipitare all’improvviso nelle spire di un pagnottismo avido e maleodorante. Si è sbriciolata in un amichettismo scroccone anche l’aureola di benefattori con la quale i coniugi Tommaso Dragotto e Marcella Cannariato rastrellavano contributi e incarichi di sottogoverno. Non ci resta che piangere.

Ma Galvagno ha fatto
un minimo di pulizia?

A giudicare dalle notizie fornite da Salvo Palazzolo – che sembra l’unico cronista di giudiziaria sopravvissuto in Sicilia – il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha saputo dell’inchiesta a suo carico già a inizio d’anno. E’ stato interrogato e ha legittimamente fornito tutti gli elementi a sua discolpa. Durante il confronto in Procura avrà preso certamente visione dell’accuse nei confronti del suo cerchio magico e avrà pure considerato il ruolo della straripante portavoce, Sabrina De Capitani. Il dossier sullo “spendi & spandi” di Fratelli d’Italia non è un polverone, come le letture più compiacenti vorrebbero far credere; è una polveriera che coinvolge in pieno uomini politici, affaristi e superburocrati. Domanda: in questi sei mesi il presidente Galvagno ha allontanato da sé e dall’Ars i collaboratori più spregiudicati? O sono tutti lì,..

Gerenza

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