Finzioni e sprechi
in nome della siccità

La cabina di regia? Una finzione. Utile per fare rumore e per dare l’idea che a Palazzo d’Orleans si pensa in grande. Le dichiarazioni alla stampa? Un espediente per sfruttare i disagi della gente e guadagnare un francobollino sul giornaletto on line pilotato dal boss dei pagnottisti; cioè dall'editore che non cerca notizie ma rastrella appalti a trattativa privata, come quelli che gli ha concesso il Cas. Diciamolo fuori dai denti: Renato Schifani, presidente della Regione feudale di Sicilia, aspetta le piogge d’autunno. La siccità gli è servita soltanto per distribuire soldi a destra e a manca, per bruciare migliaia e migliaia di euro in comunicazione, per alimentare vecchie e nuove clientele. La rete è rimasta un colabrodo come è sempre stata. I dissalatori continuano ad arrugginire. L’estate prossima sarà..

Le infamie del Bullo
per colpire i nemici

Professore, avvocato, avvocaticchio, attaccabrighe, delatore. Sono le tante facce del Bullo, di quell’opaco personaggio che vive e traccheggia all’ombra di Palazzo d’Orleans, protetto e stipendiato da Renato Schifani, per nostra sventura capo della Regione feudale di Sicilia. Non gli è bastata la campagna di odio imbastita, con i mezzi più balordi e infamanti, contro il giudice che lo ha condannato a versare 621 mila euro di tasse non pagate all’Agenzia delle Entrate. L’altro ieri s’è saputo che, con una avventata delazione, ha cercato di colpire un altro suo storico nemico: Gianfranco Micciché. Da vecchio azzeccagarbugli, adotta una tecnica particolare. S’inventa accuse campate in aria che impegnano per parecchio tempo le procure ma che non approdano mai a nulla. Tuttavia non desiste. Anzi. Ogni volta parte a testa bassa. Va per..

Schifani come Gassman
ripete: “So’ contento”

Ricordate il pugile suonato, interpretato da Vittorio Gassman nel film di Dino Risi? Di fronte a ogni domanda aveva una sola risposta: “So’ contento”. Ormai risponde così anche Renato Schifani, presidente della Regione Feudale di Sicilia. E’ accerchiato dalle insofferenze e dai mugugni della maggioranza. Non solo. Forza Italia, cioè il partito che lo ha portato a Palazzo d’Orleans, non sopporta più i suoi atteggiamenti padronali e gli rinfaccia il cinismo con il quale regala le poltrone di governo e di sottogoverno a personaggi lontani mille miglia dall’azzurro mondo di Berlusconi; o, peggio, ai riccastri che gli organizzano le feste: Peria, Dragotto, Cannariato, Riolo. Ma lui fa finta di non capire. E, con un disprezzo profondo dell’intelligenza dei siciliani, dichiara che la maggioranza è coesa e che Forza Italia è..

La Zarina comanda
e il picciotto va e fa

Ma a chi appartiene quel giornaletto on line che ogni due per tre ci delizia con una foto di Schifani, azzizzato come uno statista, con gli occhialini da intellettuale, il sorrisetto rassicurante e le bandiere d’ordinanza dietro le spalle? Ma sì, appartiene a lui: all’editore che vende a caro prezzo la sua protezione – chiamatela pure copertura stampa – a consorzi e società imbottite di denaro pubblico; all’editore che offre interviste da bar agli assessori che gli consentono di incamerare appalti a dir poco bizzarri o azzardati. Ma si sa: lui non fa nulla per niente. E di fronte a una così ferrea regola di mercato una domanda sorge spontanea: a cosa si deve questa improvvisa vampata di leccuculismo nei confronti di Schifani? Dicono che le trattative siano state condotte..

Gli undici traditori
traditi da Schifani

Nell’ottobre del ‘23, quando tradirono in massa Gianfranco Micciché e si rifugiarono sotto l’ala di Renato Schifani, credevano di essere diventati i padroni della Regione, di potere finalmente mettere le mani sugli incarichi di sottogoverno e di conquistare le ricchezze e i privilegi da sempre riservati al partito del presidente. Dopo quasi due anni hanno invece scoperto che il presidente Schifani ha trasformato Palazzo d’Orleans in un feudo di sua esclusiva proprietà; che ha distribuito le ricchezze tra i suoi vassalli - la Zarina, il Bullo e l’Infante Robertino - e che continua a regalare le poltrone del sottogoverno ai riccastri che gli organizzano le feste. Agli undici traditori di Forza Italia non ha dato nemmeno i trenta denari. Anzi. Durante l’ultima Cena delle Mance ha preteso da ciascuno una..

Il Bullo e lo stile
dei rotoloni Regina

Sono senza pudore e senza rossore. Sono arroganti. Macinano clientele, abusi, scandali, azzardi. Ma non mostrano mai un segno di imbarazzo. Prendete Renato Schifani, il capo della Regione feudale di Sicilia. Parla su tutto e di tutto. Però sui 300 mila euro regalati al Trapani Calcio, la società assistita dal suo diletto figliuolo, bocca cucita. Oppure prendete il Bullo, l’opaco avvocato d’affari che a Palazzo d’Orleans siede alla destra del Viceré. Per vendicarsi del giudice che lo ha condannato a versare nelle casse del Fisco 621 mila euro di tasse evase, ha costruito un verminaio di accuse. Tutte strumentali, infamanti, meschine. I magistrati del Tribunale di Palermo lo hanno fatto a pezzi. Ma lui, anche se sputtanato, rimane al suo posto. Da dove tenta di organizzare altre incursioni e ritorsioni...

L’ultima disfatta
del Bullo impenitente

I bulli non sopportano la legge, non sopportano le regole, non sopportano i controlli. E se un magistrato li becca con le mani nella marmellata, vanno fuori di testa. Impugnano l’arma più spregevole – la calunnia – e sperano così di piegare o di punire il giudice che ha messo a nudo le loro malefatte. Oggi su Livesicilia si racconta l’ultima disfatta del Bullo più famoso di Sicilia, quello che affianca come consigliere il presidente della Regione. Condannato dalla magistratura tributaria a versare all’Agenzia delle Entrate tasse evase per 621 mila euro, il Bullo impenitente di Palazzo d’Orleans ha imbastito per ritorsione una montagna di accuse, a dir poco infamanti, contro chi ha firmato la sentenza. Ma la procura di Palermo non ci è cascata. E con una limpida sentenza..

Bacchettata a Lombardo
Ha criticato il Viceré

Poteva chiudere il rimpastino con la nomina del vice presidente della Regione, in sostituzione di Luca Sammartino, detronizzato dai magistrati perché coinvolto in un’inchiesta per corruzione. Ma il presidente della Regione non è riuscito a contenere il rancorino verdastro che gli covava dentro da due settimane; da quando il leader del MpA, Raffaele Lombardo, ha osato sollevare una critica alla gestione della sanità da parte del governo regionale. Il permaloso Schifani se l’è legata al dito. E ha servito il piatto freddo. All’Ars, riunita per il giuramento dei nuovi assessori, Savarino e Barbagallo, si dava per certa la promozione di Roberto Di Mauro, assessore del MpA all’Energia. Ma il Viceré di Sicilia si è ricordato all’improvviso che c’è da pensare al programma e non alla nomina del vice presidente. Una..

L’oscena commedia
giocata sulla sanità

Il cartone di Patti è l’ultima vergogna ma lui – il marmoreo Schifani – non mostra segni di rossore. Anzi. Si impanca sul teatrino della politica, fa la faccia feroce – “A Rena’, facce Tarzan” – e recita il solito, stucchevole copione: vedrà, farà, provvederà, punirà. Ma tutto resta tale e quale. Al vertice dell’assessorato rimane Giovanna Volo, che è il fantasma di un assessore. E al governo delle Asp e degli ospedali rimangono i vecchi e callidi burosauri, da Daniela Faraoni a Walter Messina, scelti dal viceré di Sicilia non per garantire una sanità decente, ma per perpetuare uno sfascio dove i marpioni della politica trovano il brodo ideale per le loro manovre e i loro saccheggi clientelari. La smetta, presidente Schifani. Le sue strigliate non commuovono più nessuno...

Dal cartone di Patti
al “cartonato” Volo

Dal cartone al cartonato. Della vergogna di Patti si è scritto abbastanza. Si è scritto molto meno di quella figura di cartone – un cartonato, appunto – che ufficialmente ricopre la carica di assessore regionale alla Sanità ma che in realtà viene tenuto al vertice di piazza Ottavio Ziino solo per coprire le scorribande del viceré Schifani nello sterminato sottogoverno di Asp, ospedali, medici convenzionati e cliniche private. E’ sgradevole dirlo, ma Giovanna Volo non è stata in grado nemmeno di rispondere a due interrogazioni dell’Ars; figurarsi se potrà mai risolvere gli enormi problemi che gravano sul suo assessorato. Eppure il cinico Schifani si ostina a non rimuoverla. Perché il cartonato è funzionale ai suoi giochi di potere. Giochi che, evidentemente, vengono molto prima del cartone di Patti e delle..

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