Sinfonica, la Venezi
alla prova d’appello

Beatrice Venezi – intrepida, elegante e patriottica – venerdì prossimo tornerà a dirigere la Sinfonica e, quasi certamente, salirà sul podio del Politeama con lo stesso orgoglio di due settimane fa. Un modo come un altro per dire agli orchestrali che l’hanno contestata: “Francamente me ne frego”. Andrea Peria, il traballante sovrintendente, l’accoglierà con turiboli d’incenso e la presenterà come la diva universale della musica. Un modo come un altro per non rimetterci l’ultimo pezzo di faccia dopo la figuraccia del concerto precedente. Con ogni probabilità rivedremo in teatro il presidente della Regione, Renato Schifani, in prima fila per applaudire sia la direttrice sia il sovrintendente. Un modo come un altro per non prendere atto – non sia mai – di un imperdonabile errore: quello di avere trasformato un luogo..

Ad ogni casta
il suo Cerimoniale

Una legislatura piccola piccola, abbiamo scritto l’altro ieri. Ma anche una maggioranza piccola piccola e un’opposizione ancora più piccola, inconsistente e sparpagliata della maggioranza. I due palazzi della Regione – quello d’Orleans e quello dei Normanni – sono speculari: si guardano e si assomigliano. Dentro non si coltivano idee ma privilegi; dentro non c’è una classe politica ma una casta. Pensate: per oggi è prevista una riunione dell’ufficio di presidenza dell’Assemblea. Ma i rappresentanti dei settanta deputati non andranno lì per studiare una gran bella riforma che giustifichi i loro stipendi e, all’un tempo, sia utile al risveglio della Sicilia. No, vanno lì per aumentare le direzioni e per istituire uno spagnolesco servizio del Cerimoniale. Lo ha voluto Schifani a Palazzo d’Orleans, lo richiede il presidente Galvagno anche a Palazzo..

Se l’eroe è stato
“soltanto una voce”

Partiamo da uno scrittore tedesco. Berge Meere und Giganten è meno conosciuto di Berlin, Alexander Platz ma resta un audace libro di fantascienza. Scritto da Alfred Döblin nel 1924, è una riflessione sui conflitti tra la politica, la tecnologia e le forze della natura. Ad un certo punto l’eroe, che credeva di avere costruito un mondo nuovo, abbandona la sua missione, si smarrisce nell’universo e si ritrova in un’isola abitata da giganti. Uno dei quali gli chiede perché abbia rinunciato ad altre epopee, altri onori, altra gloria. “Sono stato soltanto una voce”, risponde. “Ich bin nur eine Stimme”. Questo racconto mi è tornato in mente quando ho appreso che Carolina Varchi, punta di diamante di Fratelli d’Italia al Comune di Palermo, lascerà la carica di vicesindaco per vivere in pieno..

Un capro espiatorio
per salvare il baraccone

Beatrice Venezi è una giovane direttrice d’orchestra che forse dovrebbe prendere atto del fatto di non avere ancora raggiunto i livelli di Leonard Bernstein o di Herbert von Karajan. Lo stesso vale per Andrea Peria: il sovrintendente della Sinfonica ritiene di avere già le competenze per dirigere il Teatro Massimo dimenticando di essere un pagnottista nominato da Renato Schifani per i servizi resi durante la campagna elettorale. Dopo il concerto di sabato scorso, gli orchestrali della Sinfonica hanno detto che la Venezi non è proprio un genio della musica classica come Peria ha voluto far credere. Apriti cielo. E’ scattata la caccia al capro espiatorio. Cioè al flautista e ai violinisti che hanno raccontato la verità. Per salvare, va da sé, la faccia alla Venezi, a Peria, a Schifani e..

Palermo infelicissima
e quel verso del Talmud

No, non ci sono solo i cumuli di immondizia, che pure invadono le strade e soffocano le periferie. Palermo sprofonda giorno dopo giorno in una palude della quale non si vede il fondo. Dalla Rap al Pnrr ogni sigla è un fallimento. Se vi capita di entrare in una sinagoga date uno sguardo a questo verso del Talmud: “Dio creò la bellezza e la tagliò in dieci parti: nove parti le assegnò a Gerusalemme e una parte al resto del mondo. Poi creò il dolore e tagliò anche quello in dieci parti: nove parti le assegnò a Gerusalemme e una parte al resto del mondo”. Bene. Poi provate a sostituire Gerusalemme con Palermo. Vi scorreranno davanti agli occhi le facce tristi del sindaco Roberto Lagalla, del vice sindaco Carolina Varchi,..

La Sinfonica, il Massimo
e la “questione Venezi”

Su Buttanissima scrive un giornalista, Giuseppe Maria Del Basto, che mal si intona al venticello caldo che avvolge buona parte della stampa siciliana. Ultimamente il giovane collega – col suo stile dissacrante, a tratti persino rasposo – è andato oltre la banalità delle apparenze e ha raccontato i retroscena dell’intensa storia d’amore esplosa quest’anno tra la Sinfonica e Beatrice Venezi, la direttrice d’orchestra che siede alla destra del ministro Sangiuliano. Una ricostruzione eccellente. Mancava – Del Basto ci perdonerà – un’annotazione. Come mai il talento della Venezi viene tanto apprezzato e corteggiato dalla Sinfonica e non dal Teatro Massimo? Forse la risposta sta nella diversa statura e struttura dei due sovrintendenti: quello del Massimo pensa alla musica, mentre quello della Sinfonica – che è un impasto di sottogoverno – pensa..

Ci sono due Schifani
Uno smentisce l’altro

Ahimè. Di Schifani ne abbiamo due. Il primo è l’uomo di governo: indossa il doppiopetto dello statista e il laticlavio di ex presidente del Senato. Il secondo è lo Schifani del sottoscala, quello che traccheggia coi poteri opachi. Ieri, in conferenza stampa la doppiezza è venuta fuori in maniera lampante. Lo Schifani di governo ha elogiato l’assessore Falcone per avere approvato la Finanziaria nei termini di legge e ha lodato il direttore Falgares per avere recuperato gran parte dei fondi europei destinati al macello. Dimenticando che lo Schifani del sottoscala, a maggio, aveva umiliato e spogliato sia Falcone che Falgares. Li aveva rinchiusi in un recinto e aveva assegnato la guardianìa dei Fondi europei a Gaetano Armao, l’avvocato d’affari che nei cinque anni di Musumeci – stando alla Corte dei..

La Meloni, Schifani
e il vento di Bob Dylan

Ricordate Blowin’ In The Wind, l’indimenticato capolavoro di Bob Dylan? Il primo verso della canzone recitava così: “Quante strade deve percorrere un uomo prima che lo si possa chiamare uomo?”. Bene, proviamo a giocarci insieme. Quanti post profumati d’incenso dovrà ancora pubblicare sui social Carolina Varchi, la Santa Teresa d’Avola di Fratelli d’Italia, per convincerci che Giorgia Meloni è a capo di un governo amico della Sicilia? Quanti selfie dovrà ancora scattare Maurizio Carta, l’assessore frou frou della giunta Lagalla, per convincerci che sulla felicissima Palermo splende da un anno il sol dell’avvenire? E quante conferenze stampa dovrà convocare Renato Schifani per convincere noi poveri siciliani che lui è il Presidente della Regione più bravo, più amato e più trasparente del mondo? “Ve lo dirà un soffio di vento”, rispondeva..

Sanità, le macerie
che nessuno vede

Dove sono i moralisti che tutti i giorni lucidano la propria immagine con un roboante discorso a Sala d’Ercole o con una giaculatoria antimafia? Dove sono le forze progressiste che si battono per un’inversione di marcia ma che, alla fine della fiera, vanno a spartirsi le mance col governicchio di Renato Schifani? E’ una Sicilia disperata quella che alle elezioni regionali dell’anno scorso si è affidata a questa maggioranza e a questa opposizione. Ieri un palermitano di 86 anni, con una frattura al femore, è stato sballottato all’ospedale di Petralia Sottana, a centotrenta chilometri dalla moglie, perché nella sua città non c’era né un posto letto né una sala operatoria attrezzata per l’intervento. Ma nessuno delle sanguigne anime belle ha alzato un dito o ha gridato allo scandalo. Questa classe..

Sanità, ultime crudeltà
Vergognarsi non basta

Detto con la crudeltà di poche ma essenziali parole. Un anziano palermitano di 86 anni, al quale una caduta ha provocato la frattura del femore, non ha trovato nella sua città, che pure è una metropoli di oltre mezzo milione di abitanti, un letto di ortopedia. La famiglia ha tentato prima al Centro traumatologico di Villa Sofia, poi ha provato al Civico, quindi al Policlinico. Niente da fare. La sanità pubblica l’ha spedito nientemeno che all’ospedale di Petralia Sottana, sulle alte Madonie, lì dove ha perso la camicia Gesù. La moglie dello sventurato paziente, 77 anni, ovviamente si dispera. Come può alla sua età arrampicarsi lungo le strade – le trazzere, stavo per dire – che dall’autostrada di Tremonzelli si abbarbicano fino ai contrafforti di Petralia Sottana? Non basta un..

Gerenza

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