Abu Dhabi reclama
un lampo di chiarezza

Manlio Messina, meglio conosciuto come il Balilla del Turismo, si era spinto fino a Cannes per spendere in allegria i milioni della Regione. Elvira Amata – messa lì a guardia di tutto ciò che il Balilla ha inventato e costruito – è andata oltre. Incurante dei conflitti che affliggono la penisola arabica, è volata nientemeno che ad Abu Dhabi per promuovere due importanti manifestazioni ippiche in programma a Palermo per il prossimo settembre: la “Coppa degli Assi” e gli “Internazionali di Sicilia”. Tutto legittimo, per carità. Ma – visti i precedenti ai quali il Balilla ci ha abituati – sarebbe forse opportuno, da parte del nuovo assessore, un atto di coraggio e trasparenza. Quanto è costato il viaggio? Quante persone hanno fatto parte della missione? Un lampo di chiarezza sarebbe..

“Retequattristi”
contro Bianca

Da un lato ci sono gli irriducibili retequattristi, i pasdaran del centrodestra, i guardiani della rivoluzione meloniana, pronti a difendere, perinde ac cadaver, tutte le cause e tutti i personaggi riconducibili a Giorgia e al suo partito: da Del Mastro a Sgarbi, da Crosetto a Lollobrigida. Dall’altro lato c’è lei, Bianca Berlinguer, con il suo cerchio magico di opinionisti “de sinistra”: alcuni carismatici, altri molto folkloristici e rissaioli. E’ una partita all’ultimo punto di share e all’ultimo fuori onda, per non dire all’ultimo sangue. Che si gioca dentro le mura di Mediaset, esattamente nello spazio che precede la prima serata. Fino a ora non ci sono vincitori e vinti. Stava sotto il quattro per cento il tremulo Nicola Porro, sta sotto il quattro anche la callida Bianchina. Il primo era..

La pecora nera
è tornata all’ovile

Gianluca Inzerillo, il capogruppo di Forza Italia che voleva la verità, tutta la verità sul concerto di Elodie, è già rientrato all’ovile: mansueto come un agnellino, allineato e ubbidiente come uno sguattero del Guatemala (cit.). Lo ricorderete: si era vestito da pecora nera e pretendeva – addirittura – di aprire i cassetti di Giampiero Cannella, potente assessore della giunta Lagalla. Ma i pettoruti gerarchi del centrodestra, sparsi tra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans, gli hanno subito segato le dita. E per non rischiare che gli mozzassero pure la mano, l’intrepido Inzerillo ha fatto autodafé e si è ritirato in buon ordine. Tuttavia ha la possibilità di rifarsi. Visto che il 2024 sarà consacrato a Santa Rosalia, chieda gli atti dell’ultimo Festino. Lo faccia non solo per un dovere di..

Tra tante macchiette
una persona seria

Sa che cosa significa governare: ha promesso che avrebbe approvato la Finanziaria entro i termini di legge e c’è riuscito, esorcizzando persino una maledizione che si trascinava da ventun anni. Sa che cosa significa trattare con le forze di maggioranza e anche con quelle dell’opposizione. Non solo. Sa maneggiare i conti della Regione, senza le fanfaronate e le sbracature del suo predecessore. E sa pure che la fortuna di un uomo politico non dipende dai pagnottisti che gli grufolano attorno ma dai collaboratori che lo affiancano con competenza e serietà. Marco Falcone – si parla di lui, ovviamente – ha una qualità molto rara dalle parti di Palazzo d’Orleans: non è rancoroso. E lo dimostra il fatto che ha tollerato, con cristiana e ferrigna rassegnazione, tutte le mortificazioni che Schifani..

Un impresentabile
e venerato maestro

Renato Schifani ha creduto bene di appuntarsi la medaglietta della Finanziaria approvata quest’anno entro i termini di legge e senza il malefico ricorso all’esercizio provvisorio. Ma il comune senso del pudore avrebbe dovuto forse consigliare al presidente della Regione la via del silenzio. Lui, per questa Finanziaria, non ha fatto nulla. Non ha partecipato ai lavori d’aula, non ha dialogato con le opposizioni, non ha conosciuto la fatica delle notti bianche a Sala d’Ercole. Il merito va a Marco Falcone, l’assessore al Bilancio. Al quale Schifani ha inflitto invece ogni sorta di umiliazione. Non ultima quella di avere scelto, come fraternissimo consigliere e come modello per il proprio governo, un impresentabile Gaetano Armao, predecessore di Falcone al Bilancio e noto alla Corte dei Conti per avere combinato negli ultimi cinque..

Metereologico,
solitario y final

Schifani non replica, non protesta, non grida, non strilla, non urla, non impreca. Schifani tuona. E’ un presidente metereologico quello che viene fuori dallo scontro con il ministro della Protezione civile Nello Musumeci e, più in generale, con il governo Meloni. Ma anche se gonfia i muscoli per apparire gagliardo e leonino, Renato Schifani è ormai alle corde. Aveva già litigato con Lombardo e con Salvini; aveva già rotto i ponti con Marco Falcone, astro nascente di Forza Italia; aveva già compromesso la sua amicizia con Totò Cuffaro. Nel deserto delle alleanze gli restavano solo i patrioti, tenuti a freno da Ignazio La Russa. Ma il corpo a corpo con Musumeci narra un capitolo nuovo e malinconico: il re è nudo, solitario y final. Segno che pure i palazzi romani..

Quanto pesa lo schiaffo
giunto da Palazzo Chigi

Ignazio La Russa, il patriota che gli ha fatto da padrino, lo aveva presentato come uno statista di solida e collaudata esperienza, come il presidente che avrebbe potuto chiudere la propria carriera politica con un colpo d’ala. Ma dopo un anno di permanenza a Palazzo d’Orleans, Renato Schifani è già un pugile suonato. Mediamente riceve un ceffone ogni due giorni. I malrovesci non arrivano solo dal destino cinico e baro. Arrivano soprattutto dai suoi alleati. L’ultimo – quello che nega i risarcimenti per i devastanti incendi dell’estate scorsa – glielo ha assestato, direttamente da Palazzo Chigi, il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci. “Non mi riconosco in questo Stato”, ha dichiarato Schifani. Ma forse è “questo Stato” che non riconosce più autorevolezza a un presidente della Regione sempre più attorcigliato..

Carte in regola
e carte coperte

Coincidenze. Nel giorno di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione ucciso 44 anni fa in via della Libertà, Renato Schifani – che per un gioco sfrontato del destino si ritrova a ricoprire lo stesso incarico – ha detto che “celebrare la memoria” di chi “ha combattuto la mafia attraverso scelte politiche e azioni di governo, significa onorare l’impegno per l’affermazione della trasparenza, della legalità, dell’efficienza nella pubblica amministrazione”. Parole sante. Se non fosse che nelle stesse ore Schifani e altri dichiarazionisti della sua filiera hanno isolato – linciato, stavo per dire – un consigliere che chiedeva un po’ di trasparenza su una spesa del Comune di Palermo. Mattarella aveva fatto delle “carte in regola” la sua religione di governo. Quest’altri, che pure lo commemorano, oscillano tra le “carte coperte” e..

Ma quanto è vecchia
la “gente nuova” di FdI

Carolina Varchi sta alla Meloni come Bernardette sta alla Madonnina di Lourdes: in perenne adorazione. La sua azione politica si svolge dentro questo cerchio mistico: “Ich und Thou”, avrebbe detto il teologo Martin Buber. Poi c’è Giampiero Cannella. Doveva essere il patriota colto, saggio e affidabile: nulla a che vedere con Maurizio Carta, l’assessore fru fru dai mille selfie e zero tituli, per dirla con Mourinho. Pensavamo che due personalità così bene affilate potessero allentare l’odore di muffa che si respira dentro il Comune di Palermo. Invece niente. Quella che credevamo la “gens nova” di Fratelli d’Italia si è dimostrata più vecchia della peggiore classe democristiana. “Qui comandiamo noi, il potere siamo noi”. E se qualcuno si azzarda a porre una domanda su come viene gestita la cosa pubblica loro..

L’ombra di F. J. Haydn
sull’Orchestra sinfonica

La musica è bellezza, è ispirazione, è spiritualità. Ma se messa in mano agli stregoni della politica rischia di diventare uno strumento di potere. Il concerto di Elodie ha divertito migliaia di appassionati. Ma è pure servito al sindaco Lagalla per nascondere l’indecenza di una monnezza che ammorba la città. Il concerto di Capodanno dell’Orchestra sinfonica ha allietato il pubblico e la corte di Schifani ma è servito anche per appannare la precarietà di un sovrintendente che non riesce a chiarire le contestazioni – mangia, in barba alla legge 26 del 2012, in altri quattro piatti della Regione – sollevate dall’ex presidente Cuccio. Se non si fa chiarezza prima o poi assisteremo a ciò che non vorremmo mai vedere. Nel finale della Sinfonia degli addii di Franz J. Haydn i..

Gerenza

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