Come Galvagno può
ridare dignità all’Ars

Nella Regione Feudale di Sicilia – quella governata da Renato Schifani e dai suoi vassalli – il Parlamento viene considerato un fastidioso orpello. Anzi, una riserva indiana dove settanta nullafacenti aspettano che di tanto in tanto arrivino dei generi di conforto, altrimenti chiamati sussidi o mance. Gaetano Galvagno, con l’autorità riconosciuta al suo alto incarico, avrebbe la possibilità di restituire, hic et nunc, dignità all’Assemblea regionale. Gli basterebbero due mosse. Con la prima dovrebbe convincere i deputati a bloccare la riffa e a dirottare i 160 milioni dalle sagre paesane alle emergenze che affliggono la Sicilia. Subito dopo dovrebbe avviare il dibattito – lo chiedono i grillini – sullo scandalo SeeSicily. Anche per dire al mondo che lui, pur appartenendo alla corrente turistica di Fratelli d’Italia, non è un presidente..

Schifani ha creato
il governo dei vassalli

L’Agricoltura se la tiene lui ma non ci mette piede: se l’è intestata per evitare che un assessorato di spesa finisca nelle mani di un politico che domani possa fargli ombra. Si tiene pure la Sanità che gli serve solo per i giochi di sottogoverno: amministra manager delle Asp e primari d’ospedale. Una pacchia. Con un atto di prepotenza nei confronti di un assessore eletto dal popolo, ha consegnato a un opaco avvocato d’affari – cioè a se stesso – anche il ricco feudo dei fondi europei. E ora che Marco Falcone vola a Bruxelles si prende l’intero assessorato al Bilancio. Che, ovviamente, assegnerà a un tecnico di sua fiducia come Giovanna Volo, assessore fantasma della Sanità. Quello che Renato Schifani ha costruito non è un governo di coalizione, rispettoso..

La quinta emergenza:
le autostrade del Cas

Ogni chilometro è un calvario. Credevamo che le emergenze di questa sventurata Sicilia fossero solo quattro: la siccità, gli incendi, la monnezza e la sanità. Invece sono cinque: avevamo dimenticato, ahinoi, quelle lunghe e pericolosissime trazzere gestite dal Consorzio per le Autostrade Siciliane, il famigerato Cas. Ogni chilometro un attentato alla vita degli automobilisti. E non parliamo solo della Catania-Messina, con code e ingorghi non più gestibili dalla pazienza umana. Ma anche della Palermo-Messina: da Buonfornello a Cefalù, per esempio, è tutta una corsia unica, con la beffa che sull’altra corsia non c’è nemmeno un operaio al lavoro. Una vergogna che diventa scandalo se si pensa che il direttore di questo gigantesco carrozzone, Calogero Franco Fazio, per incipriare le inadempienze paga un clan di pagnottisti con contratti da cinquanta mila..

Ma questo governicchio
non ha un’opposizione

Avrebbero potuto farlo per una delle tante emergenze che assediano la Sicilia: per la sanità che annaspa da due anni senza una guida; per la monnezza che non trova più pace nelle discariche e ci costa un occhio della testa; per il deserto che avanza impietoso e che prosciuga laghi, dighe, pozzi. Sì, avrebbero dovuto farlo un gesto clamoroso, quelli dell’Assemblea regionale: magari occupando l’aula, come si faceva negli anni delle rivolte studentesche; oppure marciando simbolicamente su Palazzo d’Orleans, luogo geometrico di un potere opaco e indecifrabile. Invece i deputati dell’Ars hanno rimesso e continuano a rimettere il destino di cinque milioni di siciliani nelle mani di un governo della Regione smarrito nel labirinto dei traccheggi, dei privilegi, delle spartizioni. Un governicchio. Che, non avendo opposizione, si arroga pure il..

Così Palermo difende
il prestigio del Massimo

Nel deserto di Sicilia dove, oltre al lago di Pergusa, va spegnandosi pure la cultura, si è accesa una luce di speranza: il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha annunciato che il Comune si batterà, con ogni mezzo, per la riconferma di Marco Betta alla sovrintendenza del Teatro Massimo. Un modo chiaro e trasparente per fermare l’ordalia di una politica che si ostina a considerare anche i ruoli più prestigiosi come terra di conquista per le proprie clientele: ricordate la sovrintendenza dell’Orchestra Sinfonica assegnata senza pudore dal presidente della Regione a un pagnottista del suo cerchio magico? Certo, la riconferma di Betta, compositore di fama internazionale, dovrà essere concordata con il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Ma la scelta di Lagalla ci dice che, per fortuna, non tutte le istituzioni..

Sulla metafisica
delle fattucchiere

Come diceva Gianfranco Funari, “Nun gna ‘a fà”. Gira attorno ai problemi, annuncia piani e contro piani, fa luccicare montagne di milioni e miliardi, istaura tavoli tecnici e cabine di regia, rassicura giornali e organi di stampa, ma alla fine del girotondo alza le mani e si arrende. Renato Schifani ha con le emergenze che affliggono la Sicilia – siccità, incendi, sanità, monnezza – lo stesso rapporto che la fattucchiera ha con la metafisica. Si illude di dominarle con gli scongiuri. O con la sola imposizione delle mani. In fondo trovare le soluzioni non gli interessa più di tanto. Lui – lo sanno pure le pietre – non è lì per governare le sventure di questa terra ma per amministrare il sottogoverno di una Regione che considera un feudo di..

L’antimafia
della nostalgia

Dopo anni di distrazioni, di silenzi, di ignavia e anche di indulgenze, le anime belle si sono accorte che l’antimafia si è prosciugata, come il lago di Pergusa, ed è diventata una memoria, quasi un cimelio. Che i soliti furbetti mettono comunque a frutto per ricavarci un privilegio, una candidatura o un seggio a Strasburgo con annesso vitalizio di oltre ventimila euro al mese. E’ la desertificazione, bellezza! Sulla quale si è innescato, proprio in questi giorni, il rimpianto. E allora tutti a ricordare e a celebrare i vent’anni di Addiopizzo, la meritoria associazione che agli inizi del nuovo millennio ebbe il coraggio di alimentare una coscienza civile contro le estorsioni e i taglieggiamenti dei boss. “Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, scrivevano sulle saracinesche..

Un ragazzo di bottega
sfruttato dal padrone

Guardate come brillano, sulla testa di Renato Schifani, i centoventi mila voti raccolti, col sangue e il sudore, da Edy Tamajo. Basta leggere l’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia per capire che il presidente della Regione se li è cuciti addosso come un novello Napoleone – “Dio me li ha dati, guai a chi me li toglie” – e li indossa come fossero la corona del suo nuovo impero. Era un governatoricchio rimediato dalla misericordia di Ignazio La Russa e ora parla come fosse il reuccio di Forza Italia e dei partiti che hanno contribuito al successo delle “europee”. Aveva solo tre voti – quello di Marcello Caruso, di Pietro Alongi e di Andrea Peria – e ora si impanca come un Minosse che giudica e manda con i giri..

Ma per il vincitore
non c’è incoronazione

Se il buongiorno si vede dal mattino, non ci sono troppe illusioni da fare sul futuro politico di Edy Tamajo, soprannominato dai propri elettori “Mr. Centoventimila Preferenze”. Per rastrellare quella montagna di voti ha battuto ogni angolo di Sicilia, ogni via di Palermo, ogni vicolo di Mondello. E Dio solo sa quante mani ha stretto, quanti amici ha abbracciato, quanti inchini avrà fatto. Ma – almeno fino a oggi – non sembra che tanta fatica abbia prodotto trionfi e incoronazioni. Anzi. Il presidente della Regione ha tenuto subito a precisare che il vincitore delle europee, dopo la rinuncia a Bruxelles, resterà alle Attività Produttive e che un trasferimento nel ricco feudo della Sanità non è in programma. E allora? Chi conosce umori, rancori e gelosie di Renato Schifani avanza una..

Tajani, Tamajo, Schifani
tre attori per una beffa

Un bluff, una bugia, una finzione: sono le tre scene della beffa che Forza Italia ha voluto riservare alla Sicilia. Il bluff l’ha messo in piedi il segretario Antonio Tajani: ha spacciato per una figura nuova e rigenerante della politica Caterina Chinnici che era invece una professionista dell’antimafia in cerca di un terzo mandato parlamentare. La bugia l’ha costruita Edy Tamajo: ha rastrellato 121 mila voti promettendo impegno per l’Europa ma due settimane dopo ha deciso di barattare il successo con un assessorato regionale molto più redditizio: la sanità, forse. La finzione l’ha ordita Renato Schifani: si è messo in posa con Tajani, Tamajo e la Chinnici per far credere al popolo di Forza Italia che senza la sua benedizione la transfuga del Pd non sarebbe mai tornata a Strasburgo...

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