Quei Beati Paoli
dei berluscones

Sono gli eroi della notte. Con il viso coperto dalle mascherine, i deputati di Forza Italia lasciano al tramonto le dorate stanze di Palazzo dei Normanni e, travestiti da Beati Paoli, vanno in giro a raccontare le loro frustrazioni. Contestano l’immobilismo del presidente della Regione, Renato Schifani, e i tenaci silenzi del coordinatore azzurro, Marcello Caruso. Non solo. Maneggiano con destrezza il segreto dell’urna. E, con un puntuale sabotaggio delle iniziative del governo, continuano a invocare l’intervento del segretario nazionale, Antonio Tajani, per un ripristino della democrazia interna. Ma sul far dell’alba, concluse le scorrerie della notte, si riconsegnano alla grisaglia dell’ufficialità. E stilano un documento, impettito e risentito, per condannare ciò che loro stessi hanno detto e fatto contro Schifani e Caruso. E’ la politica, bellezza!

Una caduta di stile
al Teatro Massimo

Fuoco incrociato sul Teatro Massimo. Ha aperto le danze Repubblica che ha annunciato la nomina a direttore artistico del maestro Alvise Casellati, padovano, 52 anni, figlio della ministra per le Riforme, Elisabetta Alberti Casellati, ex presidente del Senato e forzista come Renato Schifani, suo predecessore a Palazzo Madama e presidente della Regione. La nomina “sarebbe la contropartita della conferma di Marco Betta”, uomo del sindaco Lagalla, al vertice dell’ente lirico. All’un tempo è intervenuto, con un post carico di amarezza, il giornalista Gery Palazzotto, per anni braccio destro dell’ex sovrintendente Francesco Giambrone. Ha ricordato che per onorare Falcone e Borsellino il teatro ha messo su, a partire dal 2017, una trilogia di opere sui misteri delle stragi. Quest’anno, silenzio. Il Massimo s’inchina alla politica e dimentica i due eroi dell’antimafia.

Posti di vertice
solo ai pagnottisti

Dopo che il pagnottista Andrea Peria ha fatto flop, l’Orchestra Sinfonica Siciliana non ha visto più la luce né il futuro. Palazzo d’Orleans ha rinnovato per altri sei mesi l’incarico di commissario straordinario a Margherita Rizza, la super burocrate che ricopre già altre due posizioni di vertice: quello di Segretario Generale della Regione e quello di dirigente generale degli Affari Extraregionali. Ma è davvero così difficile individuare in Sicilia, in Italia, in Europa o nel globo terraqueo un musicologo o un musicista, un uomo di lettere o un semplice manager, comunque un professionista in grado di rilanciare, da sovrintendente, questa disastrata istituzione culturale? E’ così difficile sfatare la regola secondo la quale negli enti governati dalla Regione possono occupare posti di rilievo solo i pagnottisti cari al presidente Schifani e..

Le “Idi di maggio”
dentro l’antimafia

Il rito si ripete ad ogni anniversario. Con l’approssimarsi del 23 maggio Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato in via D’Amelio, ha intrecciato anche quest’anno la puntuale polemica con Maria Falcone, la sorella del giudice massacrato nell’attentato di Capaci. Il più duro tra i duri le contesta inaccettabili e cerimoniose morbidezze verso il potere e respinge ogni appello al silenzio e al raccoglimento. In sintesi: lui sostiene che il sangue delle vittime ha ancora bisogno di verità e giustizia: “Non taceremo”; mentre lei afferma che la memoria ha bisogno di riflessione e non di strumentalizzazioni: “Nessuno vuole nascondere verità scomode né spegnere voci legittime”. Ne è scaturita la solita baruffa chiassosa che le cronache più smaliziate catalogano ormai come “Le idi di maggio”. E’ l’antimafia, bellezza! Sempre più stanca, sempre..

Caro Presidente,
strigli se stesso

Il presidente della Regione, Renato Schifani, è stato categorico. Anzi, perentorio: “Non sono ammessi ritardi che possano compromettere l’efficienza della macchina amministrativa”, ha detto, strigliando ancora una volta i burocrati sonnacchiosi sparsi nei più smandrappati angoli del regno. “Il rispetto dei tempi è fondamentale per assicurare trasparenza, responsabilità e un corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Ho convocato personalmente i dirigenti generali interessati”, ha concluso. “Voglio risposte chiare e un impegno concreto affinché simili disattenzioni non si ripetano”. Tutto giusto, tutto legittimo, tutto sacrosanto. Ma i ritardi della politica, caro Presidente, dove li mettiamo? L’Asp di Palermo è senza un direttore generale da quattro mesi perché i partiti della coalizione non trovano un’intesa. Arriverà il momento in cui vi striglierete tra voi?

Dietro l’emergenza
uno schiaffo alle donne

Negli anni nebbiosi del Covid, l’ingegnere Tuccio D’Urso, soggetto attuatore del Piano straordinario per le terapie intensive, era una sorta di Diabolik. Arrivava con la velocità del suono e con la furia del superuomo decideva quali reparti dovevano essere demoliti per fare largo alle postazioni che avrebbero dovuto fronteggiare le emergenze più acute create dall’epidemia. Successe così che, dall’oggi al domani, fu raso al suolo il sesto piano del padiglione centrale dell’ospedale “Cervello”, dove c’era un’eccellente struttura specializzata nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione psicofisica delle donne colpite da tumore al seno. Fu una devastazione gratuita, arrogante, velleitaria. Le terapie intensive non videro mai la luce. In compenso fu ridotta in macerie e mai più recuperata una Breast Unit d’avanguardia. Uno schiaffo a tutte le donne di Sicilia. --..

La stanca antimafia
che svuota i cinema

Solo gli stralunati burocrati acquartierati nel cuore della Film Commission non si sono accorti che l’antimafia militante è evaporata nel grande cielo della mercificazione e dell’inconsistenza. Solo gli uffici siciliani si ostinano a non capire che finanziare la paccottiglia cinematografara mortifica la lotta alla mafia e incoraggia solo gli sprechi. Il film col quale Ricky Tognazzi e Simona Izzo hanno voluto ricostruire la storia d’amore fra Giovanni Falcone e Francesca Morvillo ha debuttato in 194 sale ma ha raggranellato appena 7.900 euro: una cifra appesa tra il nulla e il niente. Gli autori, va da sé, ci hanno messo impegno, zelo, fatica. Neppure loro però sono stati sfiorati dal dubbio che l’antimafia degli eroi e dei buoni sentimenti possa avere fatto il suo tempo. Incassare a fine lavoro i soldi..

Il traguardo antimafia
del super pagnottista

Non chiamatelo più “super pagnottista”. Non rinfacciategli più i cinquecentomila euro che ha rastrellato dalla Regione con gli affidamenti diretti. Non cercate nel bidone della spazzatura i nomi dei suoi amici più cari annidati nel retrobottega di Palazzo d’Orleans. E soprattutto smettetela di considerarlo un faccendiere. Perché Maurizio Scaglione – boss di quattro società impegnate nella comunicazione e titolare di un giornaletto che tesse sempre e comunque le lodi degli uomini politici, in particolare di quelli che poi gli firmano un contrattino – è un editore puro. Talmente puro che ha consegnato alle stampe un libro il cui titolo fa già tremare i mobili e non solo: “Mafia & Pizzo: pagare non paga”: una straordinaria fatica letteraria con la quale l’autore si aggiudica direttamente il podio dell’impegno antimafia. Prima o..

Memoria con nostalgia
del fu Silvio Berlusconi

Pensate per un momento se Silvio Berlusconi fosse ancora qui tra noi, con la sua bandana e le sue mattane, con le sue ambizioni politiche e le sue eccellenti capacità imprenditoriali. Il suo conflitto d’interesse sarebbe apparso come una pagliuzza insignificante a fronte della sfacciataggine del presidente americano Donald Trump. In compenso lui, con la sua magia, avrebbe tamponato in un battibaleno la crisi di ascolti che serpeggia dentro Mediaset: hanno il fiato grosso Striscia la Notizia e il Grande Fratello, si è schiantata Ilary Blasi e l’Isola dei Famosi non si sente nemmeno tanto bene. E’ una crisi sapientemente ignorata da giornali e giornalisti. Soprattutto da quelli che nel tempo andato si accanivano contro il Cavaliere Nero e oggi sono quasi sempre ospiti nei talk-show di Retequattro. Alcuni addirittura..

I giornali e la politica
La scelta di Schifani

Ieri, in un tiepido pomeriggio di mezza estate, si sono confrontati a Palazzo d’Orleans due modi di fare politica. Sul tavolo c’era la norma che da due anni a questa parte, attraverso l’Irfis, dà sostegno all’editoria e offre quindi la possibilità di sopravvivere anche alle testate indipendenti: a quei pochi giornali cioè che non si sottomettono all’arroganza del potere e non si vendono in cambio di un incarico di sottogoverno o di un appaltino assegnato sottobanco. Quest’anno il parto del decreto che libera le somme è stato particolarmente travagliato. L’assessore Dagnino - un tecnico - pretendeva un passaggio legislativo, un’immersione in quella palude - chiamata Ars - dalla quale nessuno esce vivo. Ha vinto, per fortuna, la linea del presidente Schifani. Che, da politico, si è assunto le sue responsabilità..

Gerenza

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