E alla fine il tentativo di rivoluzione andò (forse) ben oltre la provocazione: Cateno De Luca ha deciso di dimettersi da sindaco di Messina. Nella lettera inviata al segretario generale del Comune ha indicato la nuova deadline in lunedì 8 ottobre. Scontri inconciliabili con il Consiglio comunale lo avrebbero portato ad assumere questa decisione (già minacciata a fine agosto). Cateno potrebbe, quindi, non tenere più il sedere su due poltrone. L’esponente dell’Udc, infatti, è anche deputato regionale. E dire che si stava così bene con due incarichi. Non solo una questione di soldi, ma di prestigio: De Luca aveva detto di rinunciare ai 5500 euro lordi, lo stipendio da sindaco, il più “basso” dei due. All’Ars, infatti, fra indennità e diaria, intasca la bellezza di quasi 9mila euro al mese. Che fanno certamente comodo. Ma non è questo il punto.

L’idea di un sindaco a Palazzo dei Normanni, capace di imporre il suo sprint a beneficio del territorio che rappresenta, sembrava un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare. E’ potere, è prestigio, è tutte due le cose insieme. De Luca, che aveva iniziato la legislatura come fedele di Musumeci, essendo stato eletto in quota Udc, non ha mai fatto mistero della sua indipendenza, del suo folclore, della sua “autonomia di pensiero”. Eppure nessuno, ma proprio nessuno, poteva scalzarlo da Palermo.

Esiste una norma in virtù della quale i due ruoli  sarebbero incompatibili l’uno con l’altro: si chiama Legge Severino. La quale, però, non è stata citata nei moduli per candidarsi alle scorse Regionali. Chi aveva voglia di sbarcare a palazzo dei Normanni avrebbe dovuto scrivere di proprio pugno un’autocertificazione in cui sosteneva di non avere profili di ineleggibilità ai sensi della sopracitata norma. Nessuno lo ha fatto. Così tutti i componenti dell’Ars – e non solo De Luca – vivono di una condizione “sospesa”.

Compresi quelli che compongono la Commissione Verifica dei poteri dell’Ars, da cui servirebbe una levata di scudi, o anche solo una segnalazione, per porre in discussione la doppia carica del sindaco di Messina. Ma nessun membro della commissione, dato il dubbio di eleggibilità, può fare rilievi o avanzare proposte di decadenza. Tutti devono limitarsi a una ordinaria amministrazione (che si traduce in un dolce far niente: nel sito dell’Ars non compare alcun report sulle attività della Commissione). Alla fine della fiera De Luca è rimasto in sella, su entrambe le postazioni del sidecar, dal 25 giugno, giorno della sua elezione a sindaco: anzi, qualche giorno fa, nelle vesti di primo cittadino, ha ottenuto da Musumeci la dichiarazione dello stato di emergenza per il risanamento delle baracche di Messina. Una questione atavica che il sindaco sta cercando di fronteggiare con la creazione di un’agenzia ad hoc.

L’inattuazione della Severino, nel frattempo, ha scatenato (per rimanere in tema col personaggio) una serie di ricorsi che terranno impegnati i tribunali amministrativi ancora per molto tempo. Quindi non sarebbe successo nulla. Se solo De Luca, con l’ennesimo colpo “gobbo” di una carriera politica effervescente, lo avrebbe consentito.