Il ‘no’ di Vito Crimi è durato lo spazio di poche ore. Poi, anche il Movimento 5 Stelle ha aderito all’invito di Mattarella e alla proposta di Draghi, dicendosi disponibile a fare ingresso nel “governo dei migliori” (purché politico). Ha vinto la linea di Giorgio Trizzino, il deputato palermitano che nei giorni del grande freddo con Renzi, aveva richiamato la politica al suo ruolo di responsabilità (guadagnandosi, sui social, la condivisione di Beppe Grillo). L’ex direttore sanitario dell’ospedale Civico di Palermo è diventato per molti un totem da consultare. E al tramonto del Conte-due qualcuno lo aveva indicato come papabile premier per ricucire la maggioranza: “Quando l’ho letto mi sono fatto quattro risate – esordisce Trizzino – Per ricorrere a me il Paese doveva essere messo davvero male”, sorride.

Tra la sua posizione e quella evidenziata sul nascere dal reggente Vito Crimi ci sono molte sfumature di differenza.

“Io non leggerei le prime dichiarazioni di Crimi in maniera così spinta. Non si è trattato di un netto rifiuto, bensì di una indisponibilità a forme di governo estremamente “tecniche”. Tra me e Crimi non c’è dissonanza. Io sono stato un po’ più diretto, chiedendo ai colleghi di ascoltare l’appello accorato del presidente Mattarella e di aprire un confronto su un governo istituzionale. Da parte del Movimento c’è stata un po’ più di prudenza. Ma d’altronde siamo scottati per gli ultimi due tradimenti…”.

Prima Salvini e poi Renzi. Ma non è che il Movimento 5 Stelle abbia brillato al governo del Paese.

“Credo, invece, che il nostro intervento sui temi della giustizia e dell’equità sociale abbia apportato dei cambiamenti che, altrimenti, sarebbero stati impensabili. Senza di noi, alcune misure come il reddito di cittadinanza non si sarebbero fatte”.

Perché questa diffidenza nei confronti di Draghi?

“C’è grande attenzione. Tutti i partiti sono su questa linea, nessuno compra a scatola chiusa. La prudenza impone che prima si ascolta e poi si parla. Lo dico ai miei colleghi del Movimento e anche agli altri”.

L’ingresso del governo Draghi comporterà una scissione, più o meno contenuta, del Movimento 5 Stelle. E’ giusto sacrificare il partito sull’altare di un governo a tempo?

“Io osservo la questione da un altro punto di vista. I governi di unità nazionale, o di emergenza, laddove esistono hanno funzionato benissimo. Guardi cosa accade in Germania… Per cui: quale miglior momento per non testarlo, se non adesso che stiamo attraversando il momento più buio della storia repubblicana? Lo dissi pure in quell’appello che fu raccolto da Beppe Grillo: di fronte a un periodo così drammatico, non può esistere un’opposizione che agisca in maniera dissennata e una maggioranza che finge di non ascoltare le sue richieste. Al contrario: bisogna dialogare al massimo livello e portare a casa i risultati più importanti”.

Vi troverete nello stesso governo di Forza Italia. Di cosa dovreste dialogare voi e Berlusconi? E ancora: c’è Renzi che non tollera nessuno dei vostri programmi.

“Infatti le questioni che ci dividono, ma che non sono esiziali e non ci riguardano nell’immediato, vanno rinviate a momenti successivi. Ora bisogna affrontare l’emergenza: quindi piano vaccinale, crisi dell’economia, riforma immediata del sistema sanitario. Su questi temi, mi perdoni, ma è impossibile non avere una visione unitaria. Di Flat Tax e prescrizione parleremo al momento opportuno, quando sarà terminata l’emergenza”.

Avevano pensato a lei come premier. Ma se Draghi la chiamasse per un ruolo di governo o sottogoverno non ci sarebbe più tanto da ridere…

“Secondo me, al fine di superare le difficoltà politiche, bisognerebbe fare riferimento a politici con competenze specifiche nei vari settori. Un medico non può gestire la giustizia, così come un avvocato non può occuparsi di sanità. Il Paese non è un malato terminale, ma ha bisogno di cure importanti che in passato sono state sottovalutate. E io da medico sono sempre stato pronto a intervenire”.

Quindi direbbe di sì…

“Se il presidente Draghi dovesse decidere di avvalersi di competenze specifiche all’interno del parlamento, come dicono tutti, io ci sono”.

Voi sperate nella creazione di un governo politico, ma il Pd ha già “minacciato” di non mandare ministri se ci sarà la Lega. I veti rischiano di inficiare il processo, oppure no?

“Bisogna vedere cosa s’intende per governo politico: se è la presenza di parlamentari con responsabilità governative, non è questo il senso. Per me ha un’altra connotazione, cioè quella di far lavorare la politica al più alto livello e recuperarla rispetto a un ruolo che non ha più avuto negli ultimi decenni. Cioè farle assumere la responsabilità del cambiamento, e fare in modo che non sia guidata da interessi personali. Credo che Draghi abbia la capacità per riuscirci”.

Lei ha parlato di una riforma della sanità.

“E’ necessario che ne occupino degli “specialisti”. Persone che abbiano la conoscenza della materia, che sappiano cosa vuol dire programmazione e organizzazione. Che non significa azzerare quello esiste, ma nemmeno andare a creare nuovi posti d’ospedale o altre strutture, perché ce ne sono già tantissimi. Piuttosto, bisogna far dialogare gli ospedali col territorio e con la medicina di base, e dare a tutti il diritto di usufruire di quei livelli essenziali di assistenza che sono rimasti solo sulla carta”.

In Sicilia, da oggi, comincia la prenotazione dei vaccini per gli ultraottantenni. Sa che dovranno farlo rigorosamente online o chiamando un call center? Considerata la fascia d’età, non sarebbe stato più opportuno coinvolgere i medici di famiglia?

“Questo aspetto, su cui in parte ha ragione, rafforza il concetto di prima: bisogna riformare la medicina territoriale. Non deve essere il malato a chiedere, ma l’organizzazione sanitaria a prendersi cura di lui, a monitorarlo, a portargli i farmaci a casa. Con il sistema attuale, però, è molto difficile da mettere in pratica. Per cui credo che quella adottata sia l’unica soluzione possibile. Oggi quasi tutti gli anziani hanno una figura di riferimento, un cargiver, qualcuno a cui rivolgersi. Una situazione di assoluta solitudine è molto rara”.

Il presidente Musumeci ha deciso di non concedere la somministrazione dei richiami ai furbetti dei vaccini, che hanno fatto la prima dose senza averne diritto. E’ d’accordo?

“Analizzando la questione da un punto di vista etico, esistono due livelli: il primo è quello di non disperdere le dosi di vaccino, cosa che avverrebbe in caso di mancato richiamo. Il secondo è che si è sbagliato nel somministrare queste dosi a chi non ne aveva diritto. Ma dovrebbe essere la magistratura, come fra l’altro sta avvenendo, a occuparsene. Siccome le dosi di vaccino sono da considerarsi sacre, al di là di chi le utilizza, personalmente non mi sembra opportuno perderle. Rispetto le valutazioni politiche, ma io non l’avrei fatto. Piuttosto, avrei stigmatizzato l’accaduto. Fermo restando che qualcuno, magari, non aveva i parametri per stabilire se fosse corretta o meno la procedura; e qualcun altro, invece, ha fregato il sistema con pervicacia. Bisognerebbe tenere conto anche di questo”.

E’ giusto affidare al commissario Arcuri l’organizzazione della campagna di vaccinazione?

“Arcuri ha dimostrato un livello di competenza e di capacità decisionale notevole. Certamente ci sono stati dei limiti di gestione, ma siamo di fronte a un fenomeno difficile da prevedere. Come con i terremoti, anche con le pandemie bisognerebbe aggiornare i piani per tempo. Avere la mente fredda e organizzarsi. Nessuno è perfetto. Speriamo che questa lezione ci serva per il futuro”.