Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo, due ex governatori cresciuti politicamente all’ombra di Calogero Mannino, non smettono di competere. E di rivaleggiare. Alle Regionali del 2022 si sono presentati in liste separate, pur sostenendo entrambi Schifani. Il risultato è stato simile, ma il sistema di ripartizione dei seggi – come ricorda l’edizione palermitana di Repubblica – ha favorito la DC: cinque deputati contro i quattro degli autonomisti di Lombardo, con due assessori cuffariani in giunta regionale, contro uno solo del MPA.
Il recente esito delle elezioni Provinciali ha riacceso lo scontro. Lombardo reclama un riequilibrio in giunta alla luce del nuovo contesto, ma la DC ribatte mettendo sul tavolo il rafforzamento ottenuto a Palermo, dove ha guadagnato un consigliere comunale (Natale Puma) e raggiunto Forza Italia e Fratelli d’Italia come primo gruppo a Sala delle Lapidi. Da qui la controffensiva del segretario regionale della Dc, Cirillo: se Lombardo invoca un rimpasto a livello regionale, allora inizi lui da Palermo, dove il sindaco Lagalla è espressione del suo asse politico.
Dietro la disputa attuale si cela una rivalità ventennale: la prima rottura risale al 2008, quando Lombardo da governatore negò un assessorato a un uomo di Cuffaro. Il divorzio definitivo arrivò nel 2010, con la nascita del Pid. Dopo la condanna e il carcere, Cuffaro è tornato in campo fondando la “nuova” DC, che Lombardo ha pubblicamente delegittimato nel 2023, negando che possa rappresentare l’eredità dello Scudocrociato. Lo scontro sembra destinato a proseguire fino alle prossime Regionali.