Dopo cinquant’anni di mestiere ho deciso – un po’ per noia, un po’ per nausea, un po’ per alterigia e amor proprio – di non seguire più riti e notizie che la cronaca, spesso con sguaiataggine, sottopone alla mia attenzione. Non seguirò più le previsioni del tempo: le cassandre del meteo ci costringevano a piangere sul cataclisma che stava per abbattersi su Catania ma senza dirci che il ciclone del Mediterraneo aveva già cambiato strada e faceva rotta verso la Libia. Non seguirò più gli scoop a rate; quelli che, come Netflix, annunciano la fine del mondo ma rinviano sempre il colpo di scena alla prossima puntata: l’ultimo che mi è capitato sotto gli occhi era fumo senza arrosto. Anzi, fumo negli occhi. Anzi, un attrezzo di scena dello squallido teatrino della politica. A una certa età, per dirla con Byron, posso concedermi una pausa, “the suspension of disgust”.