In fondo era la soluzione più ovvia per non decidere nulla. Per fare contenti presidi e genitori da un lato, e non litigare con Draghi e il governo dei migliori dall’altro. Così la Regione siciliana, che da sempre è specializzata nella tecnica del rinvio, ha scelto (ancora) la strada più facile: posticipare a mercoledì – quando la situazione potrebbe essere peggiorata o, al limite, confermata – qualsiasi decisione sulla scuola. E lasciando aperto uno spazio temporale assai risicato per quelli che sono gli auspici dell’assessorato alla Salute: cioè “potenziare le attività di monitoraggio sanitario e di vaccinazione della popolazione scolastica”. Ciò che non è stato fatto nel corso delle vacanze natalizie (perché c’erano regali da scartare e cenoni da organizzare) andrebbe fatto nel lasso di tempo di tre giorni. E tutto graverebbe sulle Asp, ‘obbligate’ ad allestire drive-in su tutto il territorio regionale con un personale – ormai s’è capito ampiamente – ridotto all’osso. Ce la faranno i nostri eroi?

Restano inevase le domande di sempre. Cioè cosa si è fatto – realmente – per prevenire una situazione del genere. Non potevamo aspettarci Omicron, è questo è evidente: ma con le precedenti ondate, che avevano messo in ginocchio il mondo della scuola e costretto i ragazzi all’odiosa Dad (la didattica a distanza), si era esaminato, fino ad approntarne una bozza, un piano dei trasporti alternativo. Utile a incrementare le corse dei pendolari riducendo la capienza dei bus: sarebbe curioso capire a che punto siamo. Poi si era pensato di equipaggiare un numero maggiore di aule, addirittura ‘affittando’ i locali delle parrocchie, per andare incontro alle rinnovate esigenze del virus: gli insegnanti avrebbero così beneficiato di aule più ampie e arieggiate. Con quali risultati? A saperlo… Oggi questi ragionamenti sono passati di moda. L’unica attrazione sono le code per i tamponi e il censimento dei vaccinati, consultabile su piattaforma dedicata. Non esiste un piano-B.

L’unica è aspettare le risposte del governo nazionale. E su questo, nel suo politichese, Musumeci è stato abbastanza onesto: “Abbiamo adottato la soluzione più ragionevole, giuridicamente compatibile – ha detto il presidente della Regione -, che tiene conto della decisione di tutti: quella di utilizzare i nostri poteri di autonomia primaria sul calendario scolastico consentendo uno slittamento dell’apertura delle scuole di alcuni giorni, fino ad un massimo di cinque. Questo lasso di tempo ci permette di cogliere lo stato di andamento della pandemia e consente alle scuole e al sistema sanitario di prepararsi a realizzare gli obiettivi condivisibili posti dal governo centrale”. La mossa del governo regionale, arrivata al termine della riunione di una task force di cui si erano perse le tracce (quella diretta da Elio Adelfio Cardinale) non è bastata, però, a contenere le reazioni di alcuni sindaci. Che avevano già deciso, in nome e per conto dell’emergenza, di adottare ordinanze in senso restrittivo: nel Ragusano, ad esempio, in parecchi avevano già dato mandato di chiudere le scuole per qualche giorno, fino a una settimana, allo scopo di sanificare i locali. De Luca, a Messina, aveva pubblicato un’ordinanza di chiusura fino al 23, col contestuale ritorno in Dad.

Invece, secondo quanto previsto dalla Regione, non ci sarà nemmeno la Dad. Tutto rimarrà fermo come nei giorni di Natale. Sarà vacanza e basta. Un modo per rifocillarsi dai panettoni e dilatare l’ansia del rientro. Ma allora a cosa potrebbe servire veramente questo rinvio? Ufficialmente a spingere la campagna vaccinale (anche se i bambini immunizzati sono meno del 10 per cento e nei prossimi giorni non si prevedono miracoli), a recuperare le mascherine Ffp2 per tutti gli studenti siciliani (finto problema) ma soprattutto, come dice l’assessore Lagalla, “per monitorare l’andamento dei contagi”. Questi tre giorni, però, potrebbero avere un altro effetto: cioè il consolidamento dei dati del contagio e delle ospedalizzazioni, che già lunedì prossimo, 17 gennaio, potrebbero spingere la Sicilia in zona arancione. A quel punto Musumeci avrebbe il potere di determinare la Dad, indipendentemente dalle decisioni del governo centrale. In attesa di arrivarci, resterebbero fuori dal computo i giorni di giovedì 14 e venerdì 15: c’è ancora il jolly delle vacanze natalizie, volendo. Altri tre giorni complessivi (ma ne basterebbero un paio) per annullare del tutto le decisioni del Ministero. Che pure, nella giornata di ieri, ha ritenuto legittimi i ‘movimenti’ siciliani.

Che poi ‘movimenti’ è un parolone: trattasi di fine strategia per non decidere nulla. E rinviare. Tanto prima o poi la pandemia finirà da sola. E tutti a bearsi per aver fatto il possibile.