Chi si era venduto il fondo del mare?

Volevano costruire un’isola artificiale di 60 ettari, a Montecarlo, con sabbia made in Sicily. Ma abbiano detto no. E così la Arenaria Srl, che dal 2010 detiene in concessione una porzione di fondali a 3 miglia da Termini Imerese, che s’è vista bloccare il “progetto” sul nascere, presenterà ricorso. E soprattutto lancia strali sul governo della Regione: “Invece di rilanciare il ruolo e l’immagine della Sicilia a livello internazionale, conferma le direttrici del suo declino economico e morale”. Commento un po’ rancoroso, vero in parte, ma del tutto fuori contesto. Come se cedere 700 mila tonnellate di sabbia al Principato (lo 0,4% della superficie disponibile, secondo il project manager della società) ci avesse cambiato la vita. Almeno l’avessero chiamata “Pointe de la Sicile”. Invece no. L’avevano già ribattezzata Portier Cove, che ha poco o nulla di nostro. Una sorta di prolungamento sul mare – dato che nel Principato non c’è più spazio edificabile – dove allestire 120 appartamenti di lusso, un lungomare et similia. Non avremmo potuto trascorrerci nemmeno le vacanze, dati i costi (presunti).

La Regione ha negato l’autorizzazione per questioni ambientali. Un dragaggio di così ampia portata avrebbe generato scombussolamenti nell’habitat marino. Ma forse avrebbe fatto bene a ribadire anche un altro aspetto: che i nostri tesori – stante l’innata incapacità a valorizzarli – non sono in vendita. Nemmeno se si tratta di fondali. Ne facciamo – noi – una questione di principio. Sarebbe stato bello inoltre che i proclami di Musumeci (“Se riusciremo a prelevare un po’ di sabbia da quel fondale, non potrà che servire per gli interventi contro l’erosione”) avessero già un piccolo riscontro nella vita reale. Quella in cui la politica diventa capacità di visione e buona amministrazione. Dato che in questi giorni Legambiente ha certificato come spariscano ogni anno 5 chilometri quadrati di spiaggia dalle coste siciliane, sarebbe stato bello che il governatore – progetti alla mano – avesse detto: “Altro che Montecarlo. Useremo quelle 700 mila tonnellate di sabbia per riparare i danni dell’erosione: da San Vito ad Avola, da Eraclea a Taormina. Così ripartirà il turismo. Perché di turismo vogliamo campare per i prossimi cinquant’anni”. Lo avrebbe capito, forse, anche il principe Alberto di Monaco, cui, nei mesi scorsi, proprio a Palermo è stata conferita una laurea honoris causa in Biologia Marina. E non avrebbe avuto da ridire

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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