Sull’attuale Ragusa-Catania, una Statale a due corsie molto pericolosa, muoiono sette persone l’anno. A evidenziarlo, con un post sui social, è il sindaco di Ragusa, Giuseppe Cassì, che nelle ultime ore ha perso la pazienza e ha tuonato contro l’atteggiamento del governo gialloverde, reo di negare ai sindaci del comprensorio l’accesso agli atti per capire cosa sta succedendo attorno a questa dannata infrastruttura: “Una situazione che si protrae da decenni e che è semplicemente inaccettabile, perfino ridicola agli occhi di qualunque investitore pronto a puntare su un territorio che resta ancora sconnesso dal resto del Paese” ha detto Cassì. L’autostrada senza uscita – nel senso che ne parla da vent’anni e non s’è mai piantato un chiodo – è l’emblema di una Sicilia che non si sblocca. Figlia delle sue contraddizioni, ma che nessuno aiuta.

Davide Faraone, segretario regionale del Pd (in attesa del verdetto del Nazareno), ha deciso di percorrerla a piedi. Assieme al suo compagno di partito, il deputato regionale Nello Dipasquale (quando era sindaco di Ragusa partì il project financing per aggiudicare il progetto dell’opera alla Sarc di Vito Bonsignore, un privato), si farà 90 km a piedi. “Abbiamo individuato le aree percorribili e avvertito la Digos. Saranno le questure di Ragusa e Catania a occuparsi della nostra sicurezza”. Dopo l’avventura della Sea Watch, il senatore “dem” si rimette in viaggio. Sarà una marcia lunga e assolata, con l’obiettivo di dimostrare che questa terra è stanca degli abusi, di “dieci miliardi di opere bloccate, di cantieri finanziati e mai partiti, di infrastrutture strategiche che non partono per colpa di un governo nordista che pensa solo alla Padania e con i Cinque Stelle che, nonostante qui abbiano fatto il pieno di voti, stanno zitti e mosca”.

Non crede, dopo la Sea Watch, di attirarsi altri insulti? Di essere troppo esibizionista?

“Non me ne frega nulla. Mi rendo conto, purtroppo, che di questi tempi per far passare un messaggio, delle idee o delle proposte occorrono gesti clamorosi. Come percorrere 90 chilometri a piedi”.

Per l’ultima uscita sulla Sea Watch, ma anche per l’inchiesta sulle discariche e sui siti archeologici, persino i suoi compagni di partito hanno avuto da ridire.

“Questa è una cosa che mi ha dato fastidio, ma non mi blocca. Anzi, mi carica ulteriormente. Mi spiace che di fronte a un rischio così forte rappresentato dal governo Lega-Cinque Stelle, alcuni miei compagni di partito si occupino soltanto di Faraone. E’ accaduto anche nei momenti successivi alla Sea Watch, quando abbiamo ricevuto un mare di minacce. Momenti in cui, francamente, non mi sono sentito parte di una comunità. C’era un chiacchiericcio continuo, si parlava di commissioni di garanzia, di Faraone che deve andare via. Non mi pare il tema del momento. Ci sono questioni pesanti che rischiano di influenzare la nostra democrazia, il “nemico” è alle porte: l’altro giorno la presidente del Senato Casellati, in aula, non ci ha fatto parlare delle questioni che riguardano Salvini e la Russia”.

Torniamo alla Ragusa-Catania. Ad aprile, dopo mesi di rinvii, il governo ha deciso di far fuori i privati. E che per completare l’autostrada si vuole attingere alle finanze pubbliche. Lei è d’accordo?

“A me importa solo che si faccia l’autostrada. All’epoca, per accorciare i tempi e visto che mancavano risorse pubbliche, si accolse il progetto di un privato. Se loro sono nelle condizioni di creare un’alternativa utilizzando soldi pubblici lo facessero. Il problema è che hanno detto no al progetto esistente e non hanno creato un’alternativa. La cosa ridicola è che c’è una continua discriminazione del privato, salvo poi utilizzarlo quando fa comodo. Il ponte di Genova, ad esempio: prima revocano la concessione ad Autostrade Italiane, ma poi si decide che lo stesso gruppo può comprarsi Alitalia e gestire gli aerei. L’Italia è in mano a persone che non hanno idea di come si governa un Paese”.

In una recente inchiesta de “L’Espresso”, l’autostrada Ragusa-Catania è stata definita “inutile”. Uno schiaffo per un’intera popolazione che fatica a spostarsi.

“Credo che Ragusa sia una delle pochissime province d’Italia senza un chilometro d’autostrada e questo è già un fatto discriminatorio nei confronti dei suoi abitanti. La cosa che mi fa davvero arrabbiare è che questa opera, di fatto, l’avevamo già realizzata. Coi nostri governi stavamo realizzando gli espropri, una cosa a cui si arriva dopo anni. Dopo di che arrivano questi scienziati e ci dicono di fermare tutto perché il project financing non va più bene. Hanno detto che avrebbero pensato a tutto loro. Lezzi e Toninelli hanno sempre detto che il mese successivo sarebbe stato quello buono, ma dopo un anno e mezzo di governo non sanno che fare. Hanno smantellato tutto quello che si era prodotto, si sono attaccati ai privati e al costo dei pedaggi, e sull’autostrada è calato il silenzio. Ma noi faremo una marcia che riguarda tutte le infrastrutture in Sicilia e nel Mezzogiorno, perché la Ragusa-Catania è solo la punta dell’iceberg. Ci sono un sacco di cantieri fermi al palo, compresi quelli finanziati dai nostri governi col Patto per il Sud e il Patto per la Sicilia”.

Il Movimento 5 Stelle, ideologicamente, è contrario alle grandi opere. Ma la Lega, che di recente ha messo il sigillo sulla norma Salva Catania, non sarebbe potuta intervenire?

“Alla Lega non frega un tubo delle infrastrutture del Sud. Ha un atteggiamento di assoluta strafottenza per tutto quello che riguarda il Mezzogiorno. Fanno casino per la Tav, per l’autonomia differenziata che prevede una serie di vantaggi per le regioni del Nord e la morte di quelli del Sud, ma sugli interessi del Meridione è completamente assente. Anzi, stanno drenando risorse verso il Nord. Salvini è riuscito a distrarre gli abitanti del Sud con la storiella dei migranti. Come ho detto in Senato, però, si tratta di una questione risibile, perché in questo Paese arrivano 1,2 migranti al giorno e se ne vanno ventimila ragazzi l’anno in cerca di un lavoro. E’ normale che il dibattito politico, mediatico, ma anche al bar, si concentri sui migranti e basta? E ai nostri ragazzi non si dedica un minuto dell’azione di governo?”.

Anche voi, qualche giorno fa, siete stati a bordo della Sea Watch.

“Ma stiamo dimostrando – lo faremo con la marcia di lunedì, lo abbiamo già fatto con la storia delle discariche non bonificate, coi lavoratori della Cmc che hanno perso il posto, coi beni culturali – che ci occupiamo di tutto. Della discriminazione razziale nei confronti di cittadini che vorrebbero stare un po’ meglio, ma anche dei disoccupati del Sud e di tutto il resto. Il benaltrismo con noi non attacca”.

A proposito di trasporti. E’ lecito chiudere in piena estate uno snodo ferroviario fondamentale come quello che collega Messina e Palermo? Più in generale, ci sono decine di cantieri, buona parte fermi.

“Qui influiscono delle scelte di governo che mi paiono scellerate. Non è immaginabile aprire dei cantieri di manutenzione nel periodo estivo, costringendo turisti e cittadini a fare file enormi in alcuni tratti di autostrada o a rimanere senza treno nel periodo di maggior afflusso. E’ la stessa incuria che ritrovo nella gestione dei beni culturali. Dopo le inchieste del sottoscritto, il governo regionale ha annunciato che il Castello di Eurialo e il tempo di Giove, ad Augusta, riapriranno a fine luglio grazie a dei volontari che sono andati a ripulirli. Ma fine luglio la stagione estiva è al suo culmine e i turisti avranno già avuto modo di vedere la vergogna in cui versavano alcuni luoghi museali ed archeologici. Questo governo regionale si sta dimostrando incapace, peggio di quello di Crocetta. E ce ne vuole…”.

Ultima curiosità, dato che passerà da Ragusa. In quel territorio c’è un aeroporto morente come quello di Comiso. 45mila passeggeri lo scorso giugno, oggi sono 30mila. Anche Birgi non scherza. Punterete il focus anche sugli aeroporti minori?

“Non è un caso che, dopo 90 chilometri di marcia, arriveremo all’aeroporto di Catania. E’ lì che segnaleremo l’assenza di scelte strategiche da parte del governo regionale. Se Comiso ha dimezzato i suoi passeggeri, a Birgi non c’è più anima viva. Due gioiellini abbandonati per l’assenza della politica. La Regione deva darsi un programma, coinvolgere i Comuni, le Camere di commercio. Individuare gli asset strategici, le collaborazioni fra scali e costruire una politica aeroportuale vera e propria. Altrimenti, senza una strategia, ognuno gestisce gli aeroporti come meglio crede e questo è il risultato: due aeroporti che andranno lentamente in deficit e rischiano di chiudere, per poi diventare delle cattedrali nel deserto. Musumeci si assuma la responsabilità di rilanciarli oppure si dimetta”.