Tommaso Romano è un editore, professore di filosofia, bibliografo, collezionista, scrittore e scopritore di talenti. Ed è proprio questo l’anno in cui la sua casa editrice Thule, fondata nel lontano 1971, compie 50 anni. Quando Romano ne aveva appena sedici. Un’impresa.

Ci parli di questo viaggio intrapreso 50 anni fa.

“E’ proprio di un ‘viaggio’ che bisogna parlare. Nato da un amore adolescenziale per la tipografia, per la prima esperienza di un’agenzia di stampa che dirigevo, tirata a ciclostile. Anche questo è il mio post Sessantotto, fuori dalle mode e dal coro. Come è sempre stato. Magari accettando la marginalità, ma con determinazione e dignità, oggi sono oltre mille titoli in catalogo, in libertà”.

A cosa si deve la scelta del nome?

“Thule è il simbolo dell’isola bianca dell’estremo Polo Nord, un mito iperboreo presente anche nel mondo greco, celtico, nel medioevo graalico e perfino in Francesco Guccini, autore di un CD intitolato Thule. Un’utopia positiva verso la speranza della perfezione. Che non si raggiungerà mai, ma alla quale bisogna tendere con forte tensione ideale, prima che di erudizione intellettuale”.

Quali difficoltà ha trovato?

“All’inizio e per qualche anno ho pubblicato libri ideologizzati e quindi radicali. Ciò mi ha chiuso non poche porte. Poi ho scelto di puntare su altri generi e opzioni culturali plurali e quindi, oltre la saggistica, la narrativa, la poesia, i libri d’arte, la critica. È stato un passo ulteriore che ha attirato, dopo la scoperta di Marcello Veneziani, autori quali Mario Attilio Levi, Vittorio Lettori, Santi Correnti, Giuseppe Tricoli, Giuseppe Bonaviri, Giorgio Barberi Squarotti, Corrado Calabró. Oltre che il recupero e la ristampa di autori quali Attilio Mordili, Angelina Lanza, Yulius Evola, Tomas Molnar”.

Anche a lei sembra di avere delle maschere che indossa indipendentemente da chi ha di fronte?

“Gli stati molteplici dell’essere sono lo specchio del nostro esserci. Quindi anche le maschere sono forme a volte necessarie, ma già mai sostanza”.

Immagini di essere costretto a scegliere tra fare la cosa giusta e la cosa necessaria: quale fa?

“La cosa giusta, ma sempre dubitando”.

Un pensiero pur razionale senza contaminazioni dell’ambiente, dei gusti, dell’educazione è possibile solo nel campo della matematica o si può raggiungere anche in filosofia? 

“No. Perché la filosofia è ricerca, interrogativo, inciampo, è lucido smalto della contraddizione verso una conoscenza complessa, a volte controversa”.

Un giorno un noto storico della filosofia, Giovanni Reale, disse: avere un libro di Seneca nelle mani potrebbe essere utile nella vita. Lo pensa anche lei?

“Il mio primo libretto a stampa di saggistica, è stato proprio un piccolo studio sul teatro di Seneca. Non ho mai lasciato il cordovese, le lettere a Lucilio sono una bussola, una consolazione in ogni momento di difficoltà esistenziale”.

Il suo primo lavoro è stato quello creativo dello scrittore o tecnico editore?

“Quasi in contemporanea. Anche se sono entrato a 12 anni in tipografia per stampare il manifesto di mostra collettiva da me organizzato. Mentre a 14 anni ho fatto pubblicare un libretto di poesie in tipografia. Ancora concepire e fare un libro mio o di altri autori, confezionare una rivista o un giornale anche online con il mio sito culturelite.com, mi emoziona. Si crea anche nel fare un libro”.

Si dice che il titolo è appannaggio dell’editore. È lui ad avere l’ultima parola? È sempre così?

“Quasi sempre”.

Un libro perfetto è… Finisca la frase con le sue considerazioni. 

“Un libro perfetto capita una o due volte di pubblicarlo. È un miracolo che si compie nel realizzarlo. Non solo editorialmente”.

A proposito di futuro: come vede quello dell’editoria?

“Un libro a stampa era dato come reperto archeologico dall’avvento degli e-book. Non è avvenuto. Fra 10 anni il libro continuerà a vivere. Senza per questo sottovalutare lo sviluppo, impetuoso e pur necessario, della tecnologia”.

C’è qualcuno che deve ringraziare?

“Il Padreterno. Quello magistralmente disegnato da Roberto Pazzi e dal suo splendido romanzo ultimo, edizioni La nave di Teseo, dal titolo Hotel Padreterno”.