Non ci sono elezioni all’orizzonte, ma a guardare le mosse del governo regionale sembrerebbe il contrario. Con una sequenza ormai incessante di assunzioni, stabilizzazioni, aumenti e contributi contro la povertà (5 milioni appena “celebrati” in conferenza stampa, assieme alla Comunità di Sant’Egidio), la giunta Schifani ha messo in moto una poderosa macchina di spesa pubblica, capace di distribuire benefici trasversali a burocrazie, lavoratori e fasce fragili della popolazione. Il tutto mentre la Regione arranca sulla spesa dei fondi europei e continua a rimandare le riforme strutturali.
Il caso più eclatante è quello dell’Azienda Siciliana Trasporti, risanata con 40 milioni di euro e pronta, dal primo luglio, a rinascere come società in house. All’AST verranno affidati senza gara 12,3 milioni di chilometri annui di servizio, per un valore complessivo di 235 milioni in nove anni. È previsto anche un piano di 158 nuove assunzioni, con concorsi pubblici e garanzie di tutela per i 120 interinali in servizio. Si tratta, indubbiamente, di una svolta positiva per un’azienda sull’orlo del fallimento, che a più riprese la Regione ha tirato su per i capelli, ma che oggi viene celebrata anche per ciò che rappresenta politicamente: posti di lavoro e massicce dosi di consenso.
Anche Sicilia Digitale, partecipata che gestisce l’infrastruttura informatica regionale, ha ottenuto il via libera per assumere 15 nuovi specialisti del settore ICT (Information and Communication Technology). Un’operazione utile, soprattutto in ottica di transizione digitale, ma che si inserisce in una strategia comunicativa più ampia: dare segnali positivi all’apparato, rafforzare le strutture pubbliche e mostrare una Regione presente e generosa.
Poi c’è il capitolo degli ex Pip. A maggio, la giunta ha approvato la stabilizzazione di altri 424 lavoratori all’interno della società Sas, un altro carrozzone vecchio stampo, che salirà così a 3.577 dipendenti. Un’iniziativa che segue l’inserimento, avvenuto nel 2023, di altri 1.418 precari dello stesso bacino. Il tutto viene presentato come frutto di una pianificazione aziendale, con benedizione del collegio sindacale e del cda. Ma in realtà, si continua ad assorbire precariato storico senza affrontare il nodo mai risolto: la produttività e la reale utilità di alcune figure nelle strutture amministrative e sanitarie regionali.
Nel frattempo, su proposta dell’assessore cuffariano Andrea Messina, la giunta ha firmato anche il terzo rinnovo contrattuale in poco più di due anni per oltre 11 mila dipendenti regionali, stanziando 41,8 milioni di euro per il personale e 8,4 milioni per 860 dirigenti. Gli aumenti in busta paga andranno da 90 a oltre 150 euro lordi al mese, con una percentuale del 5,78% allineata a quella nazionale. Una scelta “a pioggia”, senza valutazioni di merito, che si scontra – almeno nelle dichiarazioni – con la linea dura che il presidente Schifani rivendica nei confronti dell’alta burocrazia.
Durante la conferenza stampa convocata ieri a Palazzo d’Orléans, proprio per illustrare la misura contro la povertà, Schifani ha infatti raccontato di aver bloccato una proposta di proroga generalizzata per tutti i dirigenti generali: “Non si può essere dirigente a vita – ha detto – ho chiesto che venga riformulata con dei paletti. In sei mesi dovranno arrivare schede dettagliate sul lavoro svolto. E se non arrivano, bloccherò tutto. I dirigenti generali devono metterci la faccia. Non mi vengano a dire che sono tutti bravi”. Un messaggio chiaro, quasi minaccioso, rivolto a chi da anni occupa posizioni di vertice inamovibili. Ma che stride con la scelta, avvenuta poche ore prima, di prorogare comunque gli incarichi, in attesa di un monitoraggio tutto da costruire.
Infine, il tassello più delicato: il rifinanziamento della legge contro la povertà, con 5 milioni di euro destinati agli enti del terzo settore che si occupano di emergenza alimentare. Una misura che risponde a un bisogno reale, e che coinvolge realtà come la Comunità di Sant’Egidio (ieri era presente Emiliano Abramo). Ma anche qui il governo rilancia: «A luglio interverremo per finanziare anche accoglienza e promozione sociale», ha garantito Schifani, con fondi ancora da quantificare.
In questo mosaico, trova spazio anche un emendamento dedicato alle vittime di femminicidio: le superstiti o i loro orfani, potranno essere assunti alla Regione. La norma, approvata lo scorso anno ma rimasta di fatto inapplicata, viene ora resa operativa grazie a un emendamento proposto dallo stesso presidente Schifani, che introduce la retroattività e consente di estendere il beneficio anche a chi ha subito una perdita prima dell’entrata in vigore della legge. Secondo le stime, i potenziali beneficiari in Sicilia sarebbero almeno 64.
Il messaggio è chiaro: la Regione si muove, distribuisce, finanzia, assume. Con un tempismo che non lascia indifferenti. Mentre – soprattutto per iniziativa dello Stato – si tagliano fondi per infrastrutture, si rimodulano progetti PNRR, e si spende poco o nulla dei fondi di coesione, la priorità viene data alle misure che producono consenso immediato e misurabile. In questo conteggio non rientrano, volutamente, le numerose misure partorite dall’assessorato alle Attività produttive – da cui trae non pochi vantaggi politici l’assessore Edy Tamajo – come l’Accordo di programma con il Ministero delle Imprese e Invitalia, che mette in moto oltre 440 milioni di euro per i Contratti di sviluppo. Né si considerano i fondi della manovra di luglio, che secondo le anticipazioni distribuirà altri 25 milioni di euro in una pioggia di “mance” territoriali, utili a rinsaldare rapporti, filiere, pacche sulle spalle.
Altro che programmazione o visione strategica: questa è redistribuzione selettiva, chirurgica, calibrata su platee da fidelizzare. Il lessico è quello dell’amministrazione, ma la logica è quella del clientelismo. Non siamo ancora in campagna elettorale, forse. Ma l’apparato, in Sicilia, è già stato convocato.