Ammettiamolo: la politica ha meccanismi che noi umani non comprenderemo mai. Gaetano Galvagno, il presidente dell’Ars ricoperto dai liquami di una pesante inchiesta per corruzione, sfida le leggi del pudore e nel giorno in cui la Sicilia commemora Paolo Borsellino, il giudice assassinato in via D’Amelio, si fa fotografare – ridanciano e con un cappellino alla Jovanotti – tra le gaiezze di una festa colossal apparecchiata da Totò Cuffaro per le nozze del figlio. Altro che rispetto e dignità delle istituzioni. Allo sputtanamento che gli arriva dalle intercettazioni della Guardia di Finanza consegnate alla procura di Palermo e pubblicate dai giornali, il golden boy di Fratelli d’Italia ci aggiunge il carico di queste stramberie da scavezzacollo di borgata. Qualcuno lo aiuti. Accecato dal potere, non si accorge che la sua tracotanza degrada purtroppo nel ridicolo.