Nella storiaccia brutta di questi giorni abbiamo visto di tutto: persino uno Schifani che, per salvare se stesso, maramaldeggia su Totò Cuffaro, suo amico e sodale, e trasforma la DC in un partito di appestati. Ma non avevamo ancora ascoltato il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, che ieri ha voluto pubblicamente lodare la “scelta di discontinuità” compiuta dal presidente della Regione e al tempo stesso apprezzare il licenziamento, “nel segno della legalità”, dei due assessori cuffariani. Ormai siamo al di là del bene e del male. Siamo al punto che un inquisito salvato per il rotto della cuffia da un surreale dibattito parlamentare – Galvagno è sotto inchiesta per corruzione, peculato e truffa – si compiace del fatto che due persone, senza alcuna macchia giudiziaria, siano state segnate a dito, marchiate a fuoco e cacciate a pedate. Abbiamo toccato il fondo.


