Leoluca Orlando non ha più una maggioranza. Il clamoroso tonfo di martedì pomeriggio in Consiglio comunale, cui ha fatto seguito – ieri – la bocciatura della delibera sulle pedonalizzazioni “sperimentali”, ha sgretolato il castello di carta del sindaco di Palermo. Che su Ztl e zone blu, nonostante l’atto di indirizzo di Sala delle Lapidi, non ha però alcuna voglia di fare passi indietro: “E’ un atto adottato all’unanimità dalla giunta”. Da queste poche parole si vince l’asimmetria fra giunta e Consiglio comunale. Quest’ultimo ha approvato con 18 voti favorevoli e 3 contrari la mozione presentata da Fabrizio Ferrandelli che, di fatto, chiede il ritiro dell’ordinanza sul traffico. Al momento del voto anche il Pd è uscito dall’aula, ma la crisi s’era consumata prima, con l’abbandono polemico dei lavori da parte di Italia Viva, che costituisce l’architrave di questa (pseudo)maggioranza. Segno che qualcosa non va.

La frattura degli estremi – da un lato i renziani, dall’altro Sinistra Comune – rischia di segnare profondamente l’ultima fase di questa legislatura: “Il sindaco, non potendo aspirare a una riconferma, sta andando verso la dissolvenza – spiega Ferrandelli, leader dell’opposizione e consigliere comunale di +Europa – Per Orlando, avere o non avere una maggioranza cambia poco. Non guarda in maniera propositiva agli anni che restano della legislatura, ma solo a quelli che lo separano dalla pensione. E pare voglia goderseli vivacchiando”.

Ferrandelli, come è maturata la sconfitta del sindaco sulla Ztl?

“Martedì in Consiglio avremmo dovuto discutere di pedonalizzazioni. Con un blitz, però, siamo riusciti a inserire la mozione fra i primi punti all’ordine del giorno. Visto quello che era accaduto nelle precedenti sedute, dove molti colleghi si erano detti favorevoli a una richiesta di sospensione, ho capito che avevamo i numeri. L’uscita di Pd e Italia Viva ci ha permesso di arrivare più agevolmente al risultato. Ma è stata una vittoria silenziosa e paziente”.

Il sindaco ha detto che non intende ritirare l’ordinanza.

“Essere consequenziali sta alla base dell’attività istituzionale e del rapporto fra amministrazione attiva e organo di indirizzo. Se questo non accadesse, più che penalizzare l’opposizione – abbiamo fatto il possibile per esprimere la volontà dei cittadini – Orlando penalizzerebbe se stesso e la sua maggioranza. Se il sindaco deciderà di disattendere l’atto della mozione, se ne assumerà la responsabilità politica. Sarebbe molto grave”.

E’ ufficiale? Non esiste più una maggioranza?

“Io credo che una maggioranza non esista più dal giorno dopo le elezioni. Molti consiglieri eletti nelle liste di Orlando sono passati all’opposizione. Credo che al sindaco non interessi nemmeno così tanto… Immagino che i prossimi saranno due anni di stanca. Ma abbiamo una grande opportunità: cioè la mozione di sfiducia. Se davvero questi partiti della maggioranza pensano di costruire un’alternativa, o dare il via a un’esperienza diversa, è il momento di dimostrarlo. Da parte mia, continuerò a fare il capo dell’opposizione, tenendoli sulla corda e cercando di far emergere tutte le contraddizioni”.

L’on. Tamajo, di Italia Viva, ha spiegato che la giunta viaggia a una velocità di crociera più bassa  rispetto a quella del sindaco. Le fughe in avanti, come quelle dell’assessore alla Mobilità, Giusto Catania, stanno influenzando l’attività amministrativa?

“Poiché Orlando si occupa poco delle cose quotidiane, ci sta che qualcuno faccia una fuga in avanti, provando a occuparsi dei propri interessi. E’ il caso di Catania. Tamajo è un buon interlocutore, ma mi dispiace che rimanga intrappolato in questo schema di sostegno al sindaco. Italia Viva in giunta è rappresentata da un assessore che si chiama Leonardo Piampiano. Responsabile, fra l’altro, delle Attività produttive. Non ha mai alzato le barricate per opporsi a Catania. Se da un lato mi fa piacere che i renziani in Consiglio siano stati degli ottimi interlocutori, dall’altro mi dispiace che in giunta si comportino diversamente. Per cui dico: mi farebbe piacere intraprendere un pezzo di strada con Italia Viva, ma se si vogliono costruire altri scenari è necessario darsi una svegliata”.

Perché si è opposto anche alle pedonalizzazioni?

“Quella di ieri è stata la seconda passata di vernice. Per di più l’assessore Catania era assente, probabilmente già in ferie. Non c’era nessuno dell’Amministrazione che illustrasse o difendesse l’atto. Detto questo: io sono per le pedonalizzazioni, perché sono gratis e aumentano la qualità della vita e dell’aria.  Ma serve un piano urbano di mobilità che riguardi tutta Palermo. Non capisco perché discriminare via Strasburgo o corso Calatafimi. Il diritto alle pedonalizzazioni vale per tutti gli abitanti, non solo per alcuni. Una città che va avanti per spot e improvvisazioni è una città caotica e invivibile”.

A proposito di mozione di sfiducia. I Cinque Stelle ne hanno presentata una a Musumeci, all’Ars, finendo per rafforzare la coalizione del governatore. Non si corre lo stesso rischio a Palermo.

“No, partiamo da presupposti diversi. Il M5s ha tentato una mozione impossibile, di fronte a una maggioranza – quella di Musumeci – che non perdeva pezzi. E’ stata una dichiarazione di esistenza in vita, dopo che il gruppo parlamentare aveva perso per strada degli elementi. Sentivano di dover dire ai siciliani: ‘noi ci siamo e siamo contro Musumeci’. Ma sono andati incontro a una sconfitta certa. Al Comune la situazione è specularmente diversa. E’ la maggioranza di Orlando che perde pezzi, non le opposizioni. Noi partiamo da una posizione di forza, dato che 19 consiglieri (su 40) sono contro il sindaco. Inoltre, credo che a metà legislatura e di fronte a tanti insuccessi, sia corretto fare un’operazione verità. I cittadini debbono sapere chi ci mette la faccia. Sarebbe troppo facile smarcarsi negli ultimi mesi di legislatura, dopo aver condiviso quattro anni insieme. Da questo momento si gioca a carte scoperte”.

La giunta ha approvato una delibera in cui chiede allo Stato di finanziare uno studio di fattibilità per realizzare un tunnel sotterraneo di 12 chilometri, per il valore di 1,2 miliardi, che possa collegare il porto all’autostrada. Che gliene pare?

“Ne sento parlare da anni. Sarà una delle incompiute che erediteremo da questa Amministrazione. Chi vogliono prendere in giro? Finissero prima quello che c’è da finire. I cantieri vanno tutti a rilento, la città è paralizzata. Io sono un tifoso delle infrastrutture, anzi, le dirò di più: vorrei una rivoluzione. La pedemontana, le opere idrauliche… Lo sviluppo di una città si basa sulla capacità di essere pensata, pianificata e infrastrutturata. Ci sono milioni di euro a disposizione, soprattutto fondi europei. Ma se chi comanda non è nelle condizioni di seguire l’ordinario, figuratevi il resto. E’ già finita, sono già morti. L’unica cosa che mi sento di dire ai palermitani è che nei prossimi anni proverò a portare avanti tutte le infrastrutture di cui la città ha bisogno”.