Come i No Vax ti affondano il ristorante

RIAPERTURA DELLE SALE INTERNE DEI RISTORANTI SALA INTERNA RISTORANTE PRANZO IN FAMIGLIA

Alcuni ristoratori, complice il galoppare della variante Delta del Coronavirus, hanno deciso di portarsi avanti per tutelare se stessi e la salute dei clienti. Imponendo l’utilizzo del Green Pass – ancora prima dell’adozione di un decreto da parte del governo – per sedersi al tavolo. Succede ovunque: dagli Usa all’Italia. E anche in Sicilia, dove Cinzia Orabona, titolare dell’Enoteca letteraria Prospero, è stata subissata di insulti per ver affisso un cartello all’ingresso del locale. Che recita: “Siamo da sempre aperti a tutti i generi, a tutte le età, ai cani, agli unicorni e agli hobbit. Da oggi no vax, no drink. Vi chiederemo la certificazione che attesta l’avvenuta vaccinazione (anche la prima dose va bene)”.

Ma non è tutto. I No Vax si scagliano sui ristoratori in maniera alternativa e mirata: cioè, facendo crollare le recensioni dei locali sul web. Delle vere e proprie campagne denigratorie, con menzogne costruite ad arte, che hanno una refluenza sui motori di ricerca. L’ennesima azione eclatante l’ha raccontata l’Huffington Post. Andrea Franco, 29 anni, e il fratello Mirko, di 27, titolari del ristorante ‘La Rotta’ di Agrigento, hanno deciso di imporre l’utilizzo del ‘certificato’ di vaccinazione ai clienti per consentire l’accesso. Tantissimi utenti, però, hanno riempito il web di recensioni negative a tal punto da scivolare nel punteggio Google da 4.2 a 3. Tanto che i proprietari hanno fatto la segnalazione all’app, che ha cancellato i messaggi incriminati. E ripristinato le stelline.

La campagna d’odio intasa internet e non risparmia nessuno. “Io non sono contro nessuno, sono per la libertà assoluta – afferma Andrea Franco -. Ma la situazione è delicata. Siamo ancora nel pieno di un’emergenza sanitaria e i vaccini, numeri alla mano, hanno acceso la luce fuori dal tunnel. Ci è sembrata una decisione logica, per tutelare la nostra salute e quella dei clienti”. Soprattutto perché il locale che dà sulla spiaggia, un vero e proprio stabilimento balneare, nel weekend diventa ingestibile. Talvolta le intimidazioni sfociano nella paura: “Temo per la mia incolumità e anche per quella dei clienti – ammette Cinzia Orabona – per qualche giorno ho voluto proteggermi. Ho ricevuto tantissime minacce, anche di morte, ma non faccio un passo indietro. Sono qui a fare il mio lavoro come sempre e sono grata del fatto che in tanti mi hanno manifestato la loro vicinanza e il loro affetto”.

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