La difficoltà di trovare la quadra (e la squadra), la pressione di fare in fretta. E, come se non bastasse, la paura di non farcela. Sono ore difficili per Carlo Cottarelli: il premier incaricato, dopo il colloquio di ieri con Mattarella, ha saltato pure l’incontro di rito con i giornalisti. Zaino in spalla, ha evitato appositamente la sala del loggione guarnita di cronisti e si è tuffato nella Capitale alla ricerca del nome perduto. In un primo momento pareva vicino alla rinuncia, ma il Quirinale lascia filtrare cauto ottimismo: “Serve ancora un po’ di tempo”. Nuovo vertice con il Capo dello Stato questa mattina.

Anche se su Cottarelli e la sua squadra, al momento abbastanza rabberciata, pesa anche l’ombra di un nuovo governo gialloverde cui il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, è tornato a pensare con discreto interesse da ieri sera, aprendo le porte del dialogo con Mattarella. Dopo lo strappo istituzionale con il Colle, però, non sarà un gioco da ragazzi.

In mezzo rimane Cottarelli, povero, che non è ancora attrezzato per i miracoli. Compilare la lista dei ministri in poco meno di un paio di giorni sarebbe stata impresa ardua per tutti. Tanto più per l’economista, già poco popolare per questo “richiamo alle armi” senza passare dalle urne, che si scontra con l’indifferenza (talvolta la rabbia) dell’opinione pubblica e con una lista di persone che non hanno alcuna voglia di associare il proprio nome a un governo “fantasma”, che ha pochissime chance – praticamente nulle – di ottenere la fiducia del Parlamento. Perché bruciarsi così?

Si fanno i nomi di Guido Tabellini all’Economia, ma anche del giurista Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato, Paola Severino, ex ministro della Giustizia del governo Monti che mise fuori legge Berlusconi; e poi Francesco Paolo Tronca, visto all’opera come commissario straordinario del Comune di Roma dopo la fine di Marino. Chi, di questi, sarà disposto a metterci la faccia? Chi potrà accettare di finire maciullato dal Parlamento (solo il Pd ha garantito un appoggio) e dalla tempesta finanziaria che non accenna a placarsi? Con lo spread schizzato fino a 320 punti e Piazza Affari in disarmo (ieri crollo fino al -3%) anche la prospettiva di un governo tecnico, così incerto fra l’altro, non dà sollievo ai mercati. E non rassicura nemmeno i potenziali protagonisti di un’avventura destinata al fallimento. Fu così che lo zaino di Carlo Cottarelli rimase terribilmente vuoto.