Dallo spettro di Hiroshima al salotto di viale Mazzini, dall’occupazione dell’Ucraina a quella della Rai. Se tutto il mondo è paese, Giuseppe Conte potrebbe fregiarsi della fascia tricolore nell’eterno gioco di chi con la mano destra lancia accuse incendiarie al potere di turno e con la sinistra tratta per uno strapuntino. Sull’Ucraina “rischiamo l’atomica”, sulla Rai “fuori i partiti”, tuona l’avvocato del Movimento 5 stelle sulle colonne della Stampa, proponendo “gli stati generali della tv per riformarla”.

Insomma fuori ma dentro, il governo sarà pure bellicista ma i 5 stelle sul servizio pubblico non lo sono affatto, gli strali e le urla sugli appetiti insaziabili della politica si diluiscono nella necessità di avere qualcosa purchessia, perché è la televisione bellezza, ed è meglio tenerci un piede dentro.

Quanto sono lontani i tempi dei dinieghi dei salotti dei talk, delle intemerate contro i poltronifici e i tentacoli del potere. Arrivati al dunque, nel Cda che ha nominato Roberto Sergio nuovo amministratore delegato e Giampaolo Rossi direttore generale in attesa di succedergli, l’esponente dei 5 stelle si è astenuto, aprendo di fatto un’autostrada al nuovo assetto voluto da Giorgia Meloni. Continua su Huffington Post