Anche l’ultimo argine dell’assistenza territoriale sta cedendo. I medici e le strutture convenzionate, da sempre spina dorsale del sistema sanitario regionale, hanno proclamato lo stato di agitazione. L’Intersindacale della Specialistica Ambulatoriale Territoriale parla di una situazione “al limite del collasso, che mina le fondamenta stesse della sanità siciliana”.

Le strutture pubbliche e private accreditate lavorano da mesi in condizioni economiche e organizzative disastrose, a causa di una gestione confusa, tardiva e priva di programmazione. Il budget 2025, che doveva essere approvato entro il 28 febbraio, è ancora fermo. “Le strutture sono costrette a operare nell’incertezza più totale”, denunciano i rappresentanti di categoria. Intanto le tariffe restano “ferme da anni, sottocosto e incostituzionali”, incapaci di coprire i costi di produzione e ormai incompatibili con la qualità delle prestazioni.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: liste d’attesa interminabili, visite rinviate, prestazioni bloccate. “Non è il frutto del caso – spiegano i sindacati – ma della mancanza di una programmazione seria, di risorse adeguate e del mancato coinvolgimento delle strutture accreditate.” Se queste ultime fossero pienamente integrate nella rete pubblica, si ridurrebbero drasticamente i tempi e si garantirebbe un accesso tempestivo e appropriato alle cure.

L’emergenza organizzativa si intreccia con un’altra piaga: la Sicilia resta l’ultima regione d’Italia per la prevenzione sanitaria. Screening oncologici, campagne vaccinali e programmi di prevenzione cardiovascolare sono ai minimi storici, con un impatto grave sulla salute pubblica e sui costi sociali futuri.

Ma la crisi, avvertono i convenzionati, non è solo tecnica: è politica. “La sanità siciliana è ostaggio di un assessore inadeguato, privo di visione e di rispetto per le categorie che garantiscono ogni giorno l’assistenza territoriale. Assistiamo a una guerra per le poltrone mentre la sanità affonda.” A peggiorare il quadro, aggiungono, c’è “l’assurda concorrenza sleale delle farmacie”, autorizzate dalla Finanziaria 2025 ad aprire ambulatori “senza alcuna autorizzazione sanitaria né requisiti di accreditamento”.

L’Intersindacale chiede l’uscita immediata della Sicilia dal Piano di Rientro, un contratto equo e una programmazione vera, oltre a un nuovo indirizzo politico fondato su competenza e responsabilità. “Basta scelte inique e logiche di potere – concludono –. La salute dei siciliani non può essere oggetto di baratto.” La protesta entrerà nel vivo venerdì 8 novembre, con un’assemblea dei convenzionati al Palace Hotel Astoria di Palermo.