Ci può andar bene la Lega, purché il prossimo candidato alla presidenza della Regione sia Nello Musumeci. E’ questo il sunto di una lunga chiacchierata con Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima all’Ars. Il movimento nato alla vigilia della Regionali del 2017, che vanta 10 mila iscritti “spontanei” (lo sottolinea Aricò, per segnare una demarcazione rispetto ai partiti tradizionali), deve scegliere cosa fare da grande. La riflessione inizierà sabato prossimo, giorno 4 luglio, in occasione dell’assemblea promossa dal gruppo parlamentare a Cefalù: “Vede, la mia priorità non è mai stata federarci con qualcuno. Il movimento è nato per essere indipendente rispetto ai partiti e per far sì che la Sicilia potesse avere una guida forte come quella del presidente Musumeci. Raggiunto questo primo obiettivo, dobbiamo porci la questione di cosa vogliamo diventare. Serve un’alleanza più organica o un patto federativo. Avere a fianco un partito nazionale, è cosa un pochino diversa dall’allearsi con i partiti presenti sul territorio, che sono comunque espressione di quelli nazionali”. Sul piatto, fin qui, c’è solo l’invito della Lega, che da qualche giorno ha cominciato a ragionare sulla possibilità di federarsi con i movimenti di stampo “sicilianista” che orbitano nell’area del centrodestra.

Cosa avverrà il 4 luglio?

“La proposta della Lega verrà valutata con estrema attenzione. Prima sarà la classe dirigente a decidere, poi toccherà alla base”.

Molti del suo movimento non sono convinti di concedersi all’abbraccio leghista. Sul partito di Salvini, almeno in Sicilia, ci sono ancora dei giudizi poco lusinghieri.

“Il fatto che abbiano tolto la parola Nord dal simbolo è positivo. Ma la cosa più importante è che alle ultime Europee sono stati il primo partito del centrodestra e il secondo in generale, dopo il Movimento 5 Stelle. Avevamo rispetto per chi votava Grillo, figuratevi per chi sceglie un nostro alleato…”.

Cosa le piace della Lega?

“Pone dei problemi di carattere generale in gran parte condivisibili: la sicurezza, il controllo dei porti e delle frontiere, la protezione del Made in Italy. Queste tematiche sono molto apprezzate da parte degli italiani e, ultimamente, anche dai siciliani”.

Vi federate a patto che…

“A patto che il Mezzogiorno e la Sicilia diventino una priorità per il nuovo assetto nazionale. Invece, fin qui, sono stati tenuti ai margini. C’è un enorme gap infrastrutturale, dato – ad esempio – dal mancato rispetto del 34% degli investimenti al Sud. Questo significa decine di milioni sottratti soprattutto per la Sicilia, visto che non si tiene conto di un’equa distribuzione nemmeno all’interno della stessa area. Mentre il governo nazionale investe nell’alta velocità fino a Reggio Calabria, noi siamo rimasti fanalino di coda. E non si hanno più notizie del famoso impegno sul corridoio Berlino-Palermo, che avrebbe permesso anche alle imprese di sentirsi meno distanti dal resto d’Europa. La Sicilia non deve tornare al centro del dibattito politico, poiché non c’è mai stata; ma deve incominciare ad esserlo”.

Altre condizioni?

“Riteniamo che in questi due anni e mezzo Musumeci abbia dato prova di essere il presidente di tutti i siciliani e abbia gestito bene soprattutto i momenti emergenziali, come quello che abbiamo appena affrontato. Consideriamo imprescindibile la sua ricandidatura a presidente della Regione”.

Ribaltiamo la questione: perché Diventerà Bellissima dovrebbe essere attrattiva per la Lega e determinante nel quadro di politica nazionale?

“Stiamo tornando verso un sistema bipolare e le distanze fra partiti si accorceranno. Alle prossime Politiche, potremmo ritrovare nella stessa coalizione Calenda e il Movimento 5 Stelle, Renzi e Rifondazione Comunista. Secondo gli ultimi sondaggi, la somma della coalizione di centrosinistra, che comprende anche i grillini, è più o meno equivalente a quella dei partiti di centrodestra. Da cui, però, risultano esclusi Diventerà Bellissima, Cambiamo! di Toti e il Partito sardo d’azione, per citarne alcuni…”.

Quindi potreste essere determinanti per vincere le elezioni?

“Io sono convinto che i movimenti regionali possano diventare un grosso valore aggiunto per i tre partiti tradizionali. Noi in Sicilia pensiamo di avere ben oltre il 10%, che significa l’1% in chiave nazionale. E, atteso che il prossimo sistema elettorale subirà modifiche se gli italiani a settembre approveranno il taglio dei parlamentari, potremmo risultare decisivi per riappropriarci, ad esempio, dei ventotto collegi che alle ultime elezioni sono stati appannaggio dei Cinque Stelle. E non dimentichiamoci di un’altra cosa: Diventerà Bellissima è un movimento fresco, spontaneo, che nel 2017 ha invertito il trend, permettendo al centrodestra di conquistare una regione importante dopo tanto tempo. Potrebbe essere un modello da esportare anche altrove: e il presidente Musumeci, ci tengo a sottolinearlo, sarebbe il leader perfetto per scaldare molti cuori al Sud”.

Prima di accettare l’invito della Lega, non dovreste sondare anche gli altri partiti? Il deputato Assenza, in un’intervista a ‘La Sicilia’, ha detto che dovreste parlare con tutti e poi decidere.

“L’ha detto anche lei nella premessa: noi abbiamo ricevuto l’invito da parte di uno dei tre. Per una questione di garbo politico, non credo ci siano altri percorsi da seguire. Tuttavia, dovessero presentarsi altri partiti, per il bene della Sicilia siamo pronti ad aprire qualsiasi ragionamento”.

Lei riveste un ruolo complicatissimo, giacché rappresenta il principale partito di governo e deve spesso mediare rispetto alle posizioni dell’Ars e del suo presidente. Musumeci e Micciché non si prendono tanto: com’è il loro rapporto?

“Estremamente sincero (sorride). Il presidente della Regione ha molto a cuore la tenuta della coalizione di governo, mentre il presidente dell’Ars ha molta cura dell’intera assemblea. A volte questo può creare delle frizioni, che però sono assolutamente superabili. Mentre Musumeci è stato eletto da tutti i siciliani, Micciché è stato eletto dalla maggioranza dell’Assemblea, con qualche voto in più rispetto a quello della coalizione di governo, ed è tenuto a esercitare un ruolo di imparzialità. Ma ripeto: sono tra gli ultimi della generazione anni ’90, e non manca loro l’esperienza. Entrambi hanno come obiettivo il rispetto del programma di governo sottoscritto da tutti gli alleati. Micciché è il leader di Forza Italia”.

Dopo essere venuta fuori in modo brillante dall’emergenza sanitaria, la Regione si è incartata di fronte alla crisi economica. Da due mesi la Finanziaria è stata esitata dall’aula, ma la prima delibera di riprogrammazione dei fondi Poc e Fesr è stata approvata solo qualche giorno fa. Perché?

“La difficoltà è dovuta a meccanismi di nuova finanza determinati dall’emergenza. Tempi tecnici, come si suol dire. Dei provvedimenti attivati attraverso l’approvazione della Finanziaria, non c’è traccia nel passato. Anche i ritardi imputati alla Regione per la cassa integrazione, di cui Musumeci si è preso responsabilità non sue, andrebbero ponderati. E’ passato il messaggio che fosse colpa della Regione se non arrivavano i soldi del fondo salariale, quelli ai professionisti… Quando invece il dipartimento del Lavoro aveva solo il compito di imbastire le pratiche per la cassa integrazione in deroga, che erano una minima parte. Dopo l’intervento del presidente e dell’assessore Scavone, sono state smaltite in fretta. Il punto è che le Regioni non erano pronte ad affrontare una tragedia simile. Se da un lato dobbiamo compiacerci per non aver visto in Sicilia lo stesso sfacelo che altrove, dall’altro dobbiamo sempre ricordare le nostre vittime”.

Ma il punto è che numerose categorie di lavoratori sono in attesa che le misure della Legge di Stabilità vengano sbloccate.

“Per la ripresa economica è necessario che Roma e Bruxelles ci diano una forte mano d’aiuto. Con le nostre risorse, da soli, non possiamo farcela. Aver destinato 5 mila euro per i lavoratori e 15 mila per le imprese, di cui un terzo a fondo perduto, è solo un piccolo aiuto rispetto a quello che può fare lo Stato. E anche l’Europa, che ci tiene imbrigliati in vecchi trattati, non più al passo coi tempi, ha fatto davvero troppo poco”.

In settimana avete approvato una mozione sulla fiscalità di vantaggio per la Sicilia, e voi di Diventerà Bellissima avete inserito un emendamento che riguarda la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Ci credete davvero?

“Quando si parla di infrastrutture – e accogliamo con piacere il fatto che l’Assemblea abbia condiviso il tema della fiscalità di sviluppo – il Ponte è in cima alle priorità. Quei tre chilometri che ci separano dalla terra ferma sono ancora un’enormità. Le tre ore che si impiegano, soprattutto nei periodi di alta stagione, per imbarcarsi sui traghetti, permettono di arrivare con l’alta velocità da Roma a Milano. Ci piacerebbe che, una volta tanto, la Sicilia diventi simbolo di ripartenza e venga ricordate per le cose belle, magari per aver partecipato alla realizzazione di una delle opere più importanti e più discusse”.

I detrattori dicono che “prima vengono le strade”.

“Possiamo realizzare il ponte sullo Stretto e intanto occuparci di strade, linee ferrate, porti e aeroporti. Sarebbe fantastico creare due hub aeroportuali, che mettano in collegamento Catania con Comiso, e Punta Raisi con Birgi. E fare rete con le nostre bellezze paesaggistiche e culturali. Questa è l’isola che vogliamo e che chiediamo. Un altro pallino del nostro movimento, su cui a breve presenteremo una proposta di legge, è l’autosufficienza energetica. Quando una Regione può fare a meno delle altre, allora può essere considerata forte. Noi ci aspettiamo di diventarlo da qui a breve”.