Così la Sicilia perde gli aerei

Il "Pio la Torre" di Comiso, assieme a Birgi, è fra gli scali in difficoltà. La continuità territoriale non ha mai ingranato

Il 28 luglio dello scorso anno doveva essere il turning point: “Superare gli svantaggi derivanti dall’insularità diventa, da oggi, un impegno preciso per lo Stato, consacrato nella Costituzione. È una vittoria per tutti gli isolani d’Italia”. Lo diceva il presidente della Regione, Nello Musumeci, dopo il voto che alla Camera aveva definito la lunga procedura per la modifica dell’articolo 119 della Costituzione. Dove, per l’appunto, la Repubblica italiana si impegna a riconoscere “le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”. Un risultato ambizioso, in un certo senso, costato una lode anche a Gaetano Armao, ex assessore all’Economia, “per avere sempre creduto a questo obiettivo e per averlo perseguito, per conto del governo regionale, con passione e tenacia”.

Oggi, però, a distanza di pochi mesi, non solo l’articolo 119 della Costituzione è rimasto lettera morta, ma l’Isola sta rischiando di perdere il treno – oltre che della continuità territoriale – anche del turismo. Col passaggio di testimone da Musumeci a Schifani, infatti, la Regione ha sperimentato fatti nuovi e si è trovata a combattere nuove battaglie, fra cui quella del governatore contro le due compagnie aeree che operano i collegamenti più importanti per Roma e Milano: cioè Ita Airways, che sta per essere risucchiata dalla tedesca Lufthansa, e Ryanair.

Per dirla con un pizzico di fatalismo: se il riconoscimento degli “svantaggi derivanti dall’insularità” avrebbe dovuto innescare un meccanismo di solidarietà nei confronti della Sicilia (e della Sardegna), l’avvento della stagione dei muscoli tesi (e degli annunci inutili, spesso frutto di intuizioni ad personam) ha provocato uno smottamento senza precedenti. Non solo la continuità territoriale – si parla di traffico aereo – è rimasto un argomento da bar (tranne in pochissimi casi: vedi Lampedusa e Pantelleria), ma anche i voli ‘ordinari’ ci sono stati portati via: Comiso, ad esempio, è uno scalo pressoché vuoto in attesi che si palesi Aeroitalia; e anche Catania, nella prossima stagione invernale, rischia di dover sopperire a un buco enorme, dato che i rapporti fra Sac e Ryanair sono ai minimi termini, e nessuna tratta da Fontanarossa è prenotabile. La politica della schiena dritta, disposta a pochi compromessi (tranne per gli amici degli amici), ha allontanato Schifani dai principi della diplomazia. E oggi, contro la compagnia irlandese, è un muro contro muro che potrebbe costarci carissimo.

Eddie Wilson, che qualche settimana fa è venuto in Sicilia per celebrare i nuovi accordi con gli aeroporti di Trapani e Palermo (gli unici ad aver beneficiato di questo marasma), ha usato parole durissime contro il presidente: “Non c’era mai capitato di non riuscire a parlare con un governo regionale. Abbiamo un piano di investimenti da 3 milioni di passeggeri in più. Senza risposte potremo dirottarli in Sardegna o alle Baleari. Schifani, che aveva aizzato una polemica contro gli irlandesi (per aver fatto cartello con Ita, e aver aumentato a dismisura le tariffe aeree), oggi si è accorto che l’oscillazione dei prezzi è dettata dal mercato: “Questo fine settimana – ha confessato a Repubblica – mia moglie mi raggiungerà a Roma da Palermo. Nella stessa fascia oraria, Ryanair propone una tariffa da 72 euro, Ita da 260. Considerando che Ryanair ha riparametrato le tariffe su quelle di una low cost, sono pronto a rivedere la mia posizione”.

Il presidente si era accanito contro le due compagnie aeree, denunciando il cartello all’Antitrust, per non aver trovato posto sotto Natale (fu costretto a tornare a Palermo in nave). Nuovi e subentrati motivi di famiglia, invece, lo hanno convinto a riprendere le trattative. Della serie: bisognerà ringraziare la signora Schifani se i rapporti col primo vettore europeo – che fin qui garantisce 10 milioni di passeggeri per l’Isola – non andranno a rotoli. C’è ancora qualche piccolo dettaglio da limare perché si torni a parlare in serenità: ad esempio la tassa municipale che Ryanair ha chiesto di cancellare, in nome e per conto dell’autonomia statutaria della Sicilia, e che Schifani non considera all’ordine del giorno. Anche se i danni maggiori sono già fatti. Dal ‘Pio La Torre’ di Comiso l’ultimo volo direzione Fiumicino è decollato venerdì pomeriggio, colmo di passeggeri. Gli slot spettanti allo scalo ragusano sono stati immediatamente trasferiti a Trapani e Palermo. Queste vicende rischiano di generare una guerra (assurda) fra campanili.

E Schifani come ha in mente di riappropriarsi di quella fetta, sebbene esigua, di turisti che atterravano a Comiso? Basterà l’arma spuntata di Aeroitalia? Ovviamente no. E non basterà nemmeno la reintroduzione delle tariffe sociali, senza una compagnia disposta ad applicarle (ne usufruirebbero, comunque, solo i residenti). Insomma, i voli che abbiamo perso, nessuno li recupererà mai. A meno che…

“Sto lavorando in silenzio con l’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, a delle misure di sostegno per l’insularità, per ottenere tariffe contenute per i residenti al di là del reddito – ha confermato Schifani a Repubblica -. A questo scopo stiamo cercando di reperire fondi italiani ed europei. Ci interessa che i prezzi si abbassino, ma non che la Sicilia sia ricattata. Ci sono scali in mano a un unico vettore che pretende contributi per venire e può decidere da un momento all’altro di andarsene, gettando nello scompiglio una comunità. Il nostro obiettivo è che ci sia una competizione tra compagnie per evitare questa schiavitù”. Peccato che con Ita Airways abbia ribadito lui stesso di non voler più parlare (“Mantiene imperterrita un atteggiamento di strozzatura verso i siciliani”), che il dialogo con Ryanair sia da ricostruire, e che nessun altro vettore a parte Aeroitalia, al momento sembra intenzionato a collegare gli aeroporti rimasti sprovvisti. O, semplicemente, a garantire il diritto alla mobilità di cinque milioni di siciliani.

Peccato, soprattutto, che nessuno abbia chiesto al governo nazionale di onorare e applicare pedissequamente l’articolo 119 della Costituzione, ottenuto anche grazie al battagliero Armao. Che sia l’ex forzista, oggi terzopolista e nuovo ‘esperto’ del presidente della Regione, a rimuovere questo po’ di gramigna? Che sia il nuovo osservatorio del trasporto aereo, così come promesso alcune settimane fa, a “portare avanti il percorso di riconoscimento della condizione di insularità e della continuità territoriale per assicurare i giusti benefici ai residenti nel sistema dei trasporti”?. Che sia il presidente a uscire, una volta per tutte, da questa logica di scontro e di rancori, iniziando a fare il lavoro per cui i siciliani l’hanno eletto?

Costantino Muscarà :

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