Totò Cuffaro, indagato per corruzione, associazione a delinquere e turbativa d’asta, avrebbe manifestato al suo collaboratore Vito Raso – anche lui sotto inchiesta – l’intenzione di ricandidarsi alla presidenza della Regione. È quanto emerge dagli atti dell’indagine che ha portato i pm di Palermo a chiedere i domiciliari per l’ex governatore e altre 17 persone, tra cui Saverio Romano.

Secondo i magistrati, Cuffaro adottava precauzioni per evitare intercettazioni, utilizzando talvolta l’utenza della moglie o quella di un collaboratore, Antonio Abbonato. «Nell’adozione di tali accorgimenti, assurti a vero e proprio metodo, Abbonato e Raso […] hanno sempre assunto un comportamento proattivo» per garantirgli uno «schermo protettivo».

La stretta vicinanza di Raso sarebbe confermata anche dal fatto che conosceva «quasi in via esclusiva» le «vere intenzioni» di Cuffaro, ossia l’idea di candidarsi entro tre anni alla presidenza della Regione. In un’intercettazione in auto, Raso avrebbe confidato che Cuffaro «aveva in progetto di candidarsi quale presidente della Regione, nonostante non lo avesse rivelato ad alcuno».