Due città del Ragusano, distanti dieci chilometri l’una dall’altra, vorrebbero diventare Capitale della Cultura 2021. Assieme ad altre 44 città in tutta Italia. Non sarà un percorso facile, ma di certo è reso già molto accidentato da una candidatura “spacchettata”, che vede Scicli e Modica ai nastri di partenza con due proposte separate. La prima, la Vigata di Montalbano, patrimonio dell’Unesco, ha coinvolto nel dossier inviato al Ministero dei Beni Culturali, altri due siti Unesco come la Val di Noto e Siracusa-Pantalica. E propone iniziative condivise con tutto il distretto turistico del Sud-Est siciliano. Oltre ad essersi accaparrata l’appoggio di Catania, che si è ritirata in anticipo dalla competizione (non ci si può candidare per due anni di fila e il sindaco Pogliese, magari, avrà voglia di riprovarci l’anno prossimo). La seconda, Modica, corre da sola. Il perché l’ha spiegato il sindaco Ignazio Abate, entrato da qualche mese nel mirino dei renziani: “Non si tratta solo di cultura – ha detto a “Repubblica” – Essere capitale italiana è anche un modo di presentare la città, il contesto, poi starà ai giudici stabilire qual è la scelta migliore. Se partecipare come singola città o in un contesto più allargato”.

Insomma: non c’è nessun problema di comunicazione, come aveva provato a giustificarsi, sul fronte opposto, il comune di Scicli. Anche se “sicuramente dispiace – ha detto il vicesindaco Caterina Ricotta, che è anche assessore alla Cultura -. Il nostro programma intende promuovere l’intero territorio. Siamo un sito Unesco, quindi paradossalmente racconteremo anche Modica”. Fra le due città, più che un derby della cultura sembra un derby fra campanili. Perché i palazzi del barocco tolgono il fiato alla stessa maniera, come il pregio delle vie del centro: dalla via Mormino Penna di Scicli (dove ha sede l’ex Municipio, il palcoscenico del commissariato più noto d’Italia), a Corso Umberto I, dove il tour del cioccolato ha tutto un altro fascino.

Abbate ha provato anche a pungere, tirando fuori la questione del decoro: “Scicli è al 20 per cento di differenziata e noi siamo al 65 per cento, abbiamo le strade pulite, i turisti ci ricordano per due cose: pulizia e ordine. Chi vince deve essere una sorta di cartolina dell’Italia”. Un modo per dire che siamo meglio di quegli altri. La baraonda diplomatica culminerà nella scelta della giuria, in programma nel prossimo giugno. La Sicilia, ai nastri di partenza, presenta altre due realtà interessanti: Trapani e Palma di Montechiaro. In mezzo ci sono circa duecento chilometri. Coalizzarsi sarebbe stato decisamente più difficile.