Negli anni torvi e limacciosi di Salvo Lima e Vito Ciancimino la politica arruffona dava colori sguaiati a ogni cosa. Anche ai soldi facili, quelli che arrivavano dalla pubblica amministrazione. Erano i tempi, pacchiani e goduriosi, della “moneta mansa”. Cioè del denaro mansueto, docile, morbido e voluttuoso come il velluto. Veniva chiamato così perché finiva nelle tasche di picciotti, clienti e galoppini senza la fatica selvaggia del lavoro. Bene. La “moneta mansa” è tornata di moda. Non bastava Cannes dove il Balilla si compiaceva di pagare il doppio una passerella che il sultano dell’Oman ha pagato poi la metà. Ogni giorno la Regione celebra un suo baccanale. I deputati si aumentano lo stipendio di 900 euro al mese, per le Celebrazioni Belliniane non si bada a spese, i Consorzi di Bonifica promuovono senza problemi ogni funzionario in dirigente. Allegria.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Da Cannes al festival della “moneta mansa”
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