La discussione con Paolo Arata non fu l’unica a rivelare pressioni nei confronti dell’assessore Toto Cordaro. Dopo il primo “niet”, infatti, il faccendiere tornò alla carica. E così “il 26 e 27 novembre 2018 Arata mi mandò ancora due messaggi insistenti per ottenere una interlocuzione con me, uno dei quali particolarmente piccato”. Dopo di che mise in moto i suoi contatti. “L’assessore all’energia Alberto Pierobon, a iniziare dall’autunno del 2018, iniziò a invitarmi e più volte a sollecitare gli uffici competenti ed evadere la pratica di Arata – si legge nel verbale svelato da Live Sicilia -. L’impressione che ebbi è che Pierobon desse per scontato che la commissione si esprimesse nei termini evoluti da Arata”. Una volta “Pierobon, insieme a Paolo Arata, mi venne a trovare all’inizio di una seduta parlamentare chiedendomi ancora una volta della pratica pendente e sollecitandomene ancora una volta la definizione”. Ma entrambi gli impianti per cui si spendeva l’ex consulente della Lega, a Francofonte e Gallitello, non avevano le carte in regola per superare il test dell’Aia (l’autorizzazione di impatto ambientale). A tornare alla carica fu un altro politico: “Nel marzo del 2019 – spiega Cordaro – Saverio Romano mi disse che aveva ricevuto una chiamata da Gianni Letta (il braccio destro di Berlusconi) che si lamentava di un trattamento non adeguato da parte mia nei riguardi di Paolo Arata, facendo riferimento ai progetti per il biometano. Io risposi che l’argomento non era oggetto di discussione”. Poi non se ne parlò più anche se “ho compreso che alle mie spalle ci sono state interlocuzioni da me non certamente autorizzate né conosciute” ha concluso Cordaro.