Questa è la cronaca di un dolore. Conosco Davide Faraone da molti anni. Conosco la sua onestà, la sua affidabilità, la sua intelligenza, le sue battaglie per i diritti civili, la sua straripante voglia di aiutare gli umili e i disabili. Tutto potevo immaginare tranne che il “compagno Davide”, dirigente tra i più illuminati della debole sinistra siciliana, finisse per caricarsi sulle spalle un bullo della destra più arrogante e spregiudicata, un avventuriero, un funambolo che passa la vita a saltellare da un partito all’altro, che ha servito i peggiori padroni, che da vent’anni rastrella affari e consulenze. “Precipitiamo verso il fondo senza mai toccare il fondo”, scriveva Leonardo Sciascia. Carlo Calenda e Matteo Renzi il fondo l’hanno toccato. Per un minuto ho sperato che Faraone non li seguisse. Ma il cinismo della ragion di stato ha travolto pure lui. Peccato.