Chiamateli sprazzi di normalità, o prove di fuoco, magari. Oggi è il lunedì di tutti i santi. La giornata per rimettere in moto l’economia, dare una sterzata alla campagna vaccinale, programmare il rientro a scuola. Un lunedì parecchio indaffarato, soprattutto in Sicilia, che riapre le porte degli istituti superiori, a distanza di più di tre mesi, a circa 120 mila studenti (anche se il ritorno in classe avverrà per gradi). Mentre saranno 320 mila over-80, potenzialmente, a potersi candidare alla somministrazione del vaccino, sulla piattaforma nuova di zecca a cui, negli ultimi giorni, hanno lavorato alacremente l’assessorato alla Salute e Poste Italiane (speriamo che funzioni). Sul moto sussultorio del nuovo governo che sta per nascere, a Roma, anche la politica siciliana potrebbe immaginare quello di domani come il giorno del restart: la manovra finanziaria, approvata venerdì in giunta, varcherà il portone di Palazzo dei Normanni, anche se bisognerà attendere formalmente martedì perché finisca in mano ai deputati; mentre l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha promesso la pubblicazione da parte dell’Irfis, la banca della Regione, del bando sull’editoria. Dieci milioni in palio per le testate giornalistiche in sofferenza.

IL RITORNO A SCUOLA – Oggi è il grande giorno del ritorno a scuola. Ricominciano le lezioni in presenza, anche se al 50%. Gli alunni delle superiori – da un lato i licei, dall’altro gli istituti tecnico-professionali – si alterneranno in classe e da casa. La Sicilia è l’ultima regione ad accodarsi, proprio mentre in altre parti d’Italia, come in Campania, si sente già la puzza di bruciato: il governatore De Luca, infatti, ha imputato alla scuola la risalita dei contagi (non ancora drastica, ma comunque rilevante). Meglio non prestarci ascolto, o l’assessore Lagalla con la sua task force, che hanno già rinviato di una settimana il momento topico (una decisione che ha trovato “giustificazione nel principio di cautela comportamentale adottato dal governo Musumeci”), potrebbero ripensarci. Il primo giorno, però, rischia di essere segnato dalla protesta degli studenti, che non apprezzano il piano per il trasporto pubblico elaborato dall’assessore Falcone per garantire lo spostamento dei pendolari senza creare assembramenti.

E’ un piano, come il ritorno in presenza, che andrà rodato. Prevede “oltre 600 corse aggiuntive in tutta l’Isola, più altri 300 bus messi in campo anche col contributo di licenze Ncc, taxi e bus turistici opportunamente contrattualizzati dalle aziende”. Anche se, va specificato, “la percentuale” dei servizi operativi “si aggirerà fra il 15 e il 20 per cento di quanto preventivato per le lezioni in presenza al 75 per cento”. Rispetto alle 600 corse aggiuntive (a regime), al momento ne verranno garantite un quarto (se va bene). Sebbene “qualsiasi ulteriore esigenza di trasporto – fanno sapere dall’assessorato ai Trasporti – potrà essere subito compensata dalle aziende del trasporto pubblico locale, nel quadro di un generale potenziamento dei servizi in tutte le nove Province dell’Isola”. I ragazzi si aggirano sospettosi, alcuni hanno già protestato e continueranno a farlo, restandosene a casa. Sui trasporti, che in zona arancione devono attenersi al 50% di capienza massima, si gioca la partita più importante. Perché è sui bus – specie in quelli di piccole dimensioni, con scarsi sistemi di aerazione – che si rischia di veicolare il virus.

Mentre la Regione siciliana cerca di rassicurare presidi e famiglie, predisponendo screening di massa anche all’interno degli istituti, e non soltanto nei drive-in. Una circolare dell’assessorato regionale della Salute, in accordo con l’assessorato regionale dell’Istruzione, è stata inviata ai direttori generali delle nove Aziende sanitarie provinciali, ai commissari Covid di Catania, Messina e Palermo, all’Anci Sicilia e al direttore dell’Ufficio scolastico regionale, per avviare adeguati strumenti in grado di monitorare l’evoluzione dell’epidemia e potenziare le capacità del sistema sanitario di intercettare e tracciare tempestivamente eventuali focolai.  Le Asp sono chiamate a predisporre piani di sorveglianza e di screening per il contenimento del contagio, attraverso una sorveglianza attiva sulla popolazione scolastica tramite le Unità speciali di continuità assistenziale scolastica (Uscas). Per gli studenti delle scuole superiori, che rientreranno in classe al 50 per cento da lunedì, è previsto il periodico campionamento a rotazione per identificare eventuali portatori asintomatici: attraverso test antigenici effettuati contemporaneamente e ripetuti nel tempo, potranno essere monitorati piccoli gruppi di ragazzi a cadenza regolare. Le Asp provvederanno a elaborare piani di screening territoriali, d’intesa con le istituzioni scolastiche, nei drive-in o nelle stesse scuole. Parallelamente l’offerta di screening sarà rivolta anche al personale scolastico, docente e non docente, con esecuzione di test antigenici nei drive-in (con accesso dedicato), almeno una volta al mese.

LA PRENOTAZIONE DEI VACCINI – L’altra grande questione è prettamente sanitaria. In queste ore di relativo ottimismo – vale per la Sicilia, dato che in altre regioni i casi sono in aumento – prevalgono le discussioni sul quando riaprire i ristoranti a cena. Ma è sul fronte della battaglia vaccinale che si gioca la sfida più impervia. La notizia di alcuni ospedali Covid free (come il Giovanni Paolo II di Ragusa, ma anche al “Cervello” di Palermo ci siamo quasi) rinfrancano fino a un certo punto. L’obiettivo è consentire agli anziani di proteggersi. E le prossime saranno giornate cruciali. La fase-1 della campagna inizierà fra un paio di settimane (il 20 febbraio), ma già da oggi gli over-80 potranno prenotare il loro turno sulla piattaforma messa a disposizione da Poste Italiane, che proprio in Sicilia verrà sperimentata per la prima volta. Sarà raggiungibile all’indirizzo ‘prenotazioni.vaccinicovid.gov.it’, ma anche dal sito siciliacoronavirus.it, da quello della Regione e di tutte le Asp siciliane. Il grosso interrogativo è se funzionerà.

Com’è accaduto spesso nell’ultimo anno, la Regione preferisce esternalizzare i servizi digitali. E’ accaduto per le istruttorie della cassa integrazione in deroga, di cui si è occupata la società ETT, che aveva già fallito all’epoca di Crocetta e di Garanzia giovani; è successo con il Bonus Sicilia, con Tim costretta ad annullare il click day per ben due volte, prima di costringere l’assessorato alle Attività produttive a ripiegare sulla formula dei contributi a pioggia. Adesso il compito è tutto sulle spalle di Poste Italiane, che si appoggia a un cloud di Microsoft ben collaudato per reggere l’urto di più accessi contemporaneamente. Gli anziani che non vorranno fare la fila di fronte al monitor di un computer, potranno prenotarsi a un call center, o (prossimamente) al Postamat, dove ci si reca solitamente per un prelievo, fornendo gli estremi della tessera sanitaria. Ovviamente, la possibilità di prenotazione è attiva solo per il target indicato: niente “furbetti”. Qualcuno ha già pagato con la mancata della somministrazione della seconda dose, facendoci sprecare dei vaccini. La lezione è ancora fresca.

IL BANDO SULL’EDITORIA – Oggi, inoltre, qualcosa dovrebbe muoversi anche nella politica regionale. E un pezzetto della Finanziaria di guerra, approvata il 2 maggio dello scorso anno, finalmente potrà vedere la luce. L’assessore Gaetano Armao, dopo l’editoriale di fuoco apparso sulla prima pagina del quotidiano “La Sicilia”, ha annunciato che l’Irfis pubblicherà il bando sull’editoria, per l’assegnazione di dieci milioni alle testate giornalistiche in crisi. Attraverso una procedura a sportello, e sulla base di alcuni criteri già determinati da un decreto di giunta – tra i quali non rientra, ad esempio, la salvaguardia dei posti di lavoro – gli organi di stampa (cartacei, online, etc…) potranno “prenotarsi” per ottenere un contributo.

Una grossa fetta della cifra, il 40%, è riservata ai quotidiani cartacei, che anche durante il lockdown, per citare un passaggio dell’editoriale del gruppo Sanfilippo, non hanno “mai fatto mancare la voce dell’informazione credibile, autorevole, certificata della mediazione giornalistica e della verifica delle fonti”. Ma che, al pari di tantissime imprese siciliane (in primis, quelle del settore turistico), sono rimaste imprigionate in “una lunghissima gestazione che fa a pugni con la logica” e nel “rimpallo delle responsabilità fra chi è titolare dell’indirizzo politico e chi dell’attuazione burocratica della norma. Uno stucchevole ping pong tra Palermo e Roma, tra bollinature che tardano ad arrivare e tavoli che devono istruire la pratica”.

“Non capisco le polemiche”, è l’unica risposta affidata dal governo regionale, per il tramite di Armao, agli editori sconfortati. Musumeci, per di più sollecitato dal quotidiano della sua città, non ha avuto nemmeno il coraggio di metterci la faccia. Ora è il momento delle risposte per tabulas: è sulla distribuzione dei pochi soldi a disposizione, e sulla trasparenza dei criteri adottati, che questa Regione sarà valutata. Mentre sulle misure messe in campo con l’ultima Finanziaria di guerra, molte delle quali rimaste inattuate (a causa di una farraginosa ed esasperante riprogrammazione di fondi europei), il giudizio non è pendente, ma passato in giudicato: è stato un vero incubo.

PARTE L’ITER DELLA FINANZIARIA – Inoltre, da martedì si tornerà a discutere di Bilancio. L’esercizio provvisorio scade il 28 febbraio. Entro quella data, la Regione dovrà provvedere all’approvazione del nuovo esercizio, pena la revoca dell’accordo con lo Stato che le consentirà di spalmare 1,7 miliardi di deficit in dieci anni. La giunta ha portato a termine l’esame del Ddl Bilancio e della Finanziaria. Ma è storia arcinota che questi strumenti, in modo particolare il secondo, subiscono numerose modifiche durante l’iter parlamentare. Che deve cominciare subito. Prima un passaggio nelle commissioni di merito, poi in commissione Bilancio. E infine in aula, dove bisognerà superare la resistenza delle opposizioni. Questa Finanziaria, che già conta un netto ridimensionamento delle risorse a disposizione – 40 milioni vanno accantonati per la razionalizzazione della spesa, 65 sono al momento congelati, altri 150 verranno utilizzati in modalità “Europa” (ergo, chissà quando saranno disponibili) – non sarà una mangiatoia. Non dovrebbe esserlo. Ma non prevede nemmeno cifre imponenti per contrastare la pandemia. Verrà garantito il rinnovo di contratto ai regionali, i contributi per la cultura e i teatri, la formazione degli agenti del Corpo forestale, un fondo di rotazione per agevolare l’utilizzo del demanio marittimo. Quisquilie. Niente di epocale. Una sorta di ritorno alla normalità, per osservare la cura dimagrante che Roma ci ha imposto.