Entra nel vivo la battaglia per il Quirinale. All’inizio del prossimo mese il presidente della Camera, Roberto Fico, ufficializzerà il super collegio di 1008 delegati che, qualche settimana dopo – ma non più tardi della fine del mese – eleggerà il nuovo presidente della Repubblica. Oltre a deputati e senatori, ogni regione esprimerà tre delegati: a rappresentare la Sicilia, per prassi, saranno il governatore Nello Musumeci, il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché e un membro dell’opposizione, scelto dall’Assemblea. Se lo contendono Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Un’indicazione di voto è giunta dal presidente dell’Antimafia, Claudio Fava: “Una delegazione non tutta al maschile. Penso sarebbe un bel segnale da parte del Parlamento regionale”.

Anche la campagna elettorale siciliana si intreccia con le vicende del Colle. Dopo aver ricevuto i complimenti da Berlusconi per il buon operato del suo governo, Musumeci s’è schierato apertamente a favore del Cav., uno dei papabili candidati alla presidenza della Repubblica. Lo ha fatto intervenendo questa mattina a Omnibus: “Non è questo il momento di fare i nomi – ha detto Musumeci – anche perché ogni nome fatto è un nome bruciato. Mi sembra una anomalia”, però, “che da due mesi si parli solo di Draghi. Già è un’anomalia che faccia il presidente del Consiglio, perché è un governo di emergenza. Se Draghi va al Quirinale vuol dire che in Italia è finita l’emergenza? Chi l’ha detto che deve essere un presidente eletto con larga maggioranza? Se da due mesi si parla solo di questo nome siamo alla frutta”.

Da qui l’assist a Berlusconi, che ha qualche chance in più di conquistare la maggioranza a partire dal quarto scrutinio: “L’esempio storico del Quirinale dimostra come presidenti eletti senza avere ampia maggioranza hanno dimostrato di avere doti di equilibrio e saggezza – ha ribadito Musumeci -. Allora perché Berlusconi, faccio un esempio, non deve essere un possibile candidato del centrodestra con una maggioranza anche non ampia?”. Un endorsement che potrebbe contenere, in cambio, il via libera alla ricandidatura a palazzo d’Orleans. La speranza di Musumeci è che il Cav., per riconoscenza, scavalchi le posizioni (rigide) di Miccichè e gli dia una mano a ottenere l’agognato bis. Sempre che gli altri alleati storici – Salvini e la Meloni – siano d’accordo. Ma in questa campagna elettorale dove nessuno azzarda, tutto fa brodo. Anche una dichiarazione di voto anticipata per il prossimo inquilino del Quirinale.