La prima reazione di Giuseppe Antoci alla lunga relazione dell’Antimafia sui fatti del maggio 2016, era stata di grosso stupore: “Rimango basito di come una Commissione, che solo dopo tre anni si occupa di quanto mi è accaduto, possa arrivare a sminuire il lavoro certosino e meticoloso che per ben due anni la Dda di Messina e le forze dell’ordine hanno portato avanti senza sosta, ricostruendo gli accadimenti con tecniche avanzatissime della Polizia Scientifica di Roma e che oggi rappresentano per l’Italia un fiore all’occhiello”. “Al contrario”, sosteneva Antoci, la commissione “ha prestato il fianco, attraverso una relazione ove si evidenziano più tesi, al mascariamento e alla delegittimazione, utilizzando audizioni di soggetti che non citano mai le loro fonti bensì il sentito dire o esposti anonimi che la magistratura, dopo attenta valutazione e trattazione, ha dichiarato essere calunniosi”. Antoci, secondo la commissione antimafia, non sarebbe stato vittima di un attentato mafioso Forse di una messinscena. “Chi avrebbe costruito l’eventuale messinscena? Se rimanesse una delle ipotesi in campo, in seguito a eventuali indagini, innanzitutto si partirebbe da qualcuno dei presenti all’attentato – ha detto Fava – Se c’è simulazione, deve esserci stata la partecipazione almeno di alcuni dei presenti. Al momento ovviamente non possiamo attribuire responsabilità a qualcuno in particolare dei presenti. Antoci sarebbe stato a quel punto vittima”.