Tra i fuoriprogrammi del Festino, ritenendo la pioggia un semplice incidente di percorso, c’è senz’altro la storia di Alessandro Cannizzo, il detenuto dell’Ucciardone che sabato sera, anziché rientrare in carcere dopo una giornata di permesso, ha deciso di evadere. Componente della compagnia teatrale di Lollo Franco, era stato scelto per l’allestimento del carro trionfale della Santuzza e domenica, durante la processione, avrebbe dovuto essere in prima fila, assieme ai suoi compagni, per trainarlo. Invece no: Cannizzo, in prigione per reati contro il patrimonio (condannato a 5 anni), ha deciso di tagliare la corda. Non è la solita fuga da film. Chi conosce Cannizzo, lo descrive come un detenuto modello. Ligio al dovere, sempre disponibile a dare una mano. Faceva il volontario nella biblioteca dell’Ucciardone e da qualche mese lavorava nella nuova sartoria del penitenziario. Aveva scontato due anni e gliene mancavano tre per riabbracciare i suoi figli. I più piccoli, da quando era entrato in carcere, non aveva più voluto vederli per evitare sofferenze. Alla figlia maggiore, come racconta oggi Repubblica, raccontava invece di essere in missione in Alaska: “Mia figlia ha 9 anni, non sa che sono in galera e non voglio che lo sappia” diceva Alessandro Cannizzo, qualche mese fa, durante un servizio sui detenuti lettori pubblicato dal quotidiano. “Le dico che sono fuori come quando era piccola e partivamo insieme per il mio lavoro, a Zurigo, nel Nord Italia, ma stavolta più lontano”. Alle domande insistenti della bambina su quando sarebbe tornato a casa, Cannizzo rispondeva: “Quando si scioglierà la neve”. A Palermo, però, non c’è la nave. Non di questi tempi. C’era solo un Festino da onorare. Ma Alessandro, alla vigilia, ha scelto di far perdere le due tracce. Si è defilato dal gruppo dei compagni con la scusa di andare in bagno ed è sparito. Adesso è caccia all’uomo. La neve non basterà più per giustificare l’assenza da casa.