Quando Giorgia Meloni esclude un provvedimento di clemenza perché “uno Stato giusto adegua la capienza alle necessità, non i reati al numero di posti disponibili”, e cioè dice che, se le carceri hanno cento posti e centoventi prigionieri, non si devono liberare venti prigionieri ma costruire venti posti, sbaglia drammaticamente.
Sbaglia perché dovrebbe spiegare come mai quando lei è diventata presidente del Consiglio le carceri ospitavano 54 mila detenuti e oggi ne ospitano 62 mila. Dovrebbe spiegare come mai i reati diminuiscono ma i detenuti aumentano. Dovrebbe spiegare come mai i detenuti sono aumentati ma i posti no, e se ne progettano meno di 400 quando i detenuti in eccesso sono ormai da undicimila a quindicimila. Dovrebbe spiegare come mai lei, il suo governo, il suo ministro della Giustizia, la sua maggioranza insistono – come hanno fatto in passato le maggioranze di sinistra – nel violare la legge, costringendo i detenuti in carceri fatiscenti e insufficienti, e cioè nel violare la legge che loro stessi si sono dati per rendere dignitosa secondo Costituzione la vita di chi è stato privato della libertà dopo avere violato la legge. Dovrebbe dunque spiegare perché lo Stato fuorilegge è clemente con sé per essere spietato con i cittadini fuorilegge. Meloni dovrebbe spiegare con quale autorità uno Stato fuorilegge e anticostituzionale crede di essere in diritto di stabilire chi debba andare o non andare in carcere. E infine spiegare perché non sarebbe non dico giusto ma minimamente decoroso liberare chi ha violato la legge finché lo Stato non sarà in grado di imprigionarlo senza violarla a sua volta. Leggi l’Huffington Post