Il Parlamento Europeo ha adottato la sua posizione negoziale sulla proposta di un certificato per riaffermare il diritto alla libera circolazione in Europa con l’obiettivo di avere un accordo prima della stagione turistica estiva. Il nuovo “certificato Covid-19 Ue” – che dovrebbe sostituire la dicitura certificato verde digitale proposta dalla Commissione – dovrebbe facilitare la libera circolazione senza discriminazioni. I co-legislatori hanno chiesto che il documento, digitale o cartaceo, attesti se una persona è stata vaccinata contro il coronavirus, se ha effettuato un recente test con risultato negativo o se è guarita.

Tali certificati non serviranno come documento di viaggio, né diventeranno una precondizione per esercitare il diritto alla libera circolazione. La proposta legislativa che riguarda i cittadini europei è stata approvata con 540 voti a favore, 119 contrari e 31 astensioni, mentre quella sui cittadini di paesi terzi è passata con 540 sì, 80 no e 70 astensioni. Il Parlamento europeo ha affermato che i titolari di un certificato Covid-19 Ue non dovrebbero essere soggetti a ulteriori restrizioni di viaggio, come la quarantena, l’autoisolamento o i test.

“Questo certificato non obbliga a vaccinarsi – chiarisce Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega – non è un passaporto e non limita gli spostamenti di nessuno: anzi, li agevola. E’ uno strumento che servirà ad armonizzare le regole nei viaggi nell’Unione, evitando accordi bilaterali fra Stati, e accelerare la ripresa economica. Il documento è migliorato rispetto alla proposta della commissione. Abbiamo rafforzato la tutela dei dati personali e l’invito agli Stati membri a rendere i tamponi gratuiti e disponibili ovunque, a partire da aeroporti e stazioni, per evitare discriminazioni di qualsiasi tipo. Accanto alle esigenze sanitarie, inoltre, non possiamo dimenticare il settore dei trasporti e del turismo, che pesa il 10% del Pil europeo e che dà lavoro e reddito a numerose famiglie, soprattutto del Sud Europa. In questa fase d’incertezza legata alla pandemia – ha concluso l’europarlamentare – credo sia fondamentale abbandonare le posizioni ideologiche e lavorare per soluzioni concrete, nel rispetto dei diritti di tutti”.

Ma anche in Sicilia, come previsto dal nuovo “Decreto Riaperture” del governo nazionale e in attesa di una successiva regolamentazione, sono state definite le modalità per ottenere la “Certificazione verde Covid-19” da utilizzare per gli spostamenti tra regioni localizzate in zona rossa e arancione. Lo prevede una circolare dell’assessorato della Salute, firmata dal presidente della Regione e assessore per la Salute ad interim, Nello Musumeci, e inviata, assieme ai modelli predisposti, a tutti i direttori generali e ai direttori sanitarie delle Aziende sanitarie della Sicilia.

Il cosiddetto “Green Pass”, rilasciato anche in formato cartaceo, comprova lo stato di avvenuta vaccinazione contro il Covid (ciclo completo con doppia dose), oppure la guarigione dall’infezione (con cessazione dell’isolamento prescritto), o ancora l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo. Nel caso del completamento del ciclo vaccinale, la certificazione ha validità di sei mesi e, come prevede il decreto legge, è rilasciata, su richiesta dell’interessato, dalla struttura sanitaria o da chi esercita la professione sanitaria che effettua la vaccinazione. Chi è guarito dal Covid, sempre come prevede il decreto legge, può ricevere la certificazione dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero o, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. La certificazione di test con esito negativo, invece, ha una validità di 48 ore e viene rilasciata dalle strutture sanitarie pubbliche o private autorizzate e dalle farmacie che svolgono i test, ovvero dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta